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domenica 20 agosto 2017

Vendemmia 2017. Un'annata di svolta.

Ieri si è cominciato a raccogliere qualche grappolo. Inutile ricordare che il 19 agosto nei Castelli di Jesi fino a qualche anno fa era impensabile vendemmiare. Nemmeno si facevano le campionature, per la verità. Generalmente si cominciava con le basi spumanti nella prima quindicina di settembre.
La cosa incredibile è che questa annata non verrà ricordata solo per la canicola estiva. L'intera dinamica è stata "storta", con inverno e primavera caldi; con una incredibile gelata tardiva (-2 gradi il 22/23 di aprile); con 2 grandinate il 25 giugno ed il 14 luglio; con una siccità in giugno, luglio e agosto che davvero ha pochi precedenti.
Il singolo evento "sfortunato" in campagna è sempre capitato. Sono gli eventi estremi ciclici e ripetitivi, come quelli cui stiamo assistendo, che ci fanno toccare con mano ciò che le teorie - fisiche e biologiche - già ci avevano predetto: il cambio epocale dei nostri climi, delle nostre stagioni e, dunque, in definitiva, dei nostri terroirs. Non si tratta più di stagioni strane o particolari: si tratta della normalità con cui avremo a che fare nei prossimi anni. Inutile piangere, sbagliato farsi trovare impreparati.
Da questo punto di vista l'annata 2017, a differenza della 2003, della 2007 o della coppia 2011 e 2012, che in qualche modo le sono simili, è l'occasione da una parte per mettere alla prova ciò che abbiamo imparato; dall'altra costituirà una sorta di anno zero per il lavoro che ci aspetterà nel futuro.
Due sono le considerazioni che in questa estate mi sono venute in mente:

1) Il nostro lavoro di vignaioli, di fronte a quello che sta succedendo, sarà sempre più quello di tutori del suolo e custodi della sostanza organica. Più che produrre uva da vino, saremo baluardo contro la desertificazione. Tutto il resto - di fronte a ciò che sta succedendo - mi sembra irrilevante e riduttivo.

2) Mi colpisce sempre più la sostanziale incapacità della "scienza agronomica", quella delle Università, di aiutare i viticoltori di fronte ad eventi cui si era preparati da tempo. In questo senso - ma è solo un esempio - l'effetto nefasto delle selezioni clonali degli ultimi vent'anni mostrano il disastro intellettuale, prima che economico, cui si è andato incontro. Se a ciò si aggiunge la programmazione "politica" che ha portato ad espianti di gran parte del patrimonio di vigne vecchie - le uniche che stanno rispondendo in modo positivo alla siccità ed alla calura - viene da chiedersi cosa sarà di noi fra cinquant'anni...

3) Noi viticoltori "naturali", in virtù del lavoro sul suolo fatto, di una concezione non produttivistica della pianta-vite, di una visione olistica dell'ecosistema vigneto e della fisiologia della pianta, siamo pronti alla sfida. Non sarà annata del secolo e nemmeno del decennio. Sarà un'annata dalla quale imparare, ancora una volta, qualcosa del nostro stare in un terroir.

Portiamola a casa!


mercoledì 5 settembre 2012

Sette su dieci

Sette su dieci fra le estati più calde dal 1961 a oggi nelle Marche sono negli anni 2000. La 2012 è la seconda più calda di sempre dopo la 2003 ma in termini di precipitazioni è andata anche peggio.
Così l'ASSAM:

"La prolungata permanenza sul bacino del Mediterraneo del promontorio anticiclonico nord-africano e, in seno ad esso, dell'aria calda sahariana che troppo spesso ha interessato anche il territorio regionale marchigiano, ha reso l'estate 2012 molto calda, paragonabile a quella, terribile, del 2003. Numerose sono state le ondate di calore, la più intensa e duratura può essere individuata nel periodo che dal 16 giugno si è protratta fino al 15 luglio. 
La temperatura media stagionale è stata di 24,9°C, con un incremento di 3,2°C rispetto al quarantennio di riferimento 1961-2000. Più calda fu l'estate del 2003, in cui la temperatura media regionale raggiunse i 25,4°C (+3,7 rispetto al 1961-2000). Quelle del 2003 e del 2012 sono risultate essere rispettivamente, la prima e la seconda stagione estiva più calde per le Marche dal 1961. Preoccupante osservare che, sempre dal 1961, tra le prime dieci estati più calde, ben 7 sono a partire dall'anno 2000. 
Elevate, naturalmente, anche le temperature medie mensili, ben al di sopra ai valori di norma. Se 
confrontate con il 2003, si scopre che mentre giugno e agosto 2012 sono stati più "freschi", il mese di luglio è stato addirittura più caldo (record mensile per luglio dal 1961)
Fra tutte le stazione della rete regionale di rilevamento dell'ASSAM, il valore massimo è stato di 43,1°C in località di Corinaldo il giorno 20 luglio; seguono i 41,7°C rilevati a Barbara il giorno 2 luglio quindi, il 28 luglio, i 41,6°C di Treia. La soglia dei 40°C è stata comunque superata in parecchie località. 
Pessime le notizie anche sul fronte delle precipitazioni, decisamente più scarse rispetto a quelle del 2003. Con un totale medio regionale di 74mm ed una riduzione del -59% rispetto al 1961-2000, quella del 2012 è stata la terza estate più arida dal 1961. Nell'ambito mensile, da segnalare il record negativo delle piogge di giugno, con una pioggia media caduta di circa 16mm. Dunque, mettendo insieme temperature e precipitazioni, tramite l'indice di aridità calcolato come il rapporto fra le precipitazioni e l'evapotraspirazione potenziale, si arriva alla conclusione che le sofferenze agronomiche, colturali dell'estate 2012 sono state maggiori rispetto a quelle dell'estate 2003 con un valore dell'indice pari a 0,15 (classe di aridità) contro i 0,21 del 2003 (classe di semi-aridità). 
Disastroso infine l'andamento dell'indice SPI a 12 mesi, sceso nel bimestre luglio-agosto nella classe di estrema siccità, a segnalare un'allarmante siccità idrologica, a causa anche delle poche precipitazioni dal mese di agosto dello scorso anno. Meglio, ma non troppo, l'indice stagionale SPI-3, anch'esso comunque sceso nella classe di siccità (severa)."

L'articolo completo qui: http://meteo.regione.marche.it/news/estate2012vs2003.pdf 
Il risultato di questa dinamica è che abbiamo cominciato la vendemmia del Verdicchio il 24 agosto (e non si tratta di basi spumanti). Mai successo.



venerdì 22 giugno 2012

sabato 27 agosto 2011

Vendemmia precox

Con circa tre settimane di anticipo rispetto al solito, fra uno o due giorni si inizierà a vendemmiare a La Distesa. L'altro ieri viaggiavo in macchina in zona coperta da alberi e il cruscotto segnava 41°. così, tanto per intendersi. Le campionature danno dati strani, con zuccheri alti ma anche acidità notevoli. E con grosse variabilità fra zone in sofferenza da caldo e siccità e zone più a loro agio.
Vedremo. Certo, non ero granché pronto mentalmente.

lunedì 4 luglio 2011

Metti una sera a cena

In un ristorante con uno chef sulla bocca di tutti. Con una ristorazione di alto livello. In compagnia di una prestigiosa firma del panorama enogastronomico.
Adocchiamo la lista vini e cosa ordiniamo? Lo sfuso della casa. Ecco la rivoluzione prossima ventura, per me. Convincere i consumatori, privati o ristoranti che siano, che c'è ancora la possibilità di fare vini buoni a prezzi accessibilissimi per un consumo quotidiano. Avete presente frizzantini in fusto, tavernelli e bottiglioni da poco? Ecco, per forza, poi, cala il consumo del vino in Italia...
Il vino in questione, tra l'altro, era straordinario: il Trebbiano d'Abruzzo di Valentini 2009, imbottigliato dal ristoratore medesimo. Croccante, gustoso, rinfrescante. (Per quanto anche il cerasuolo...)

giovedì 26 agosto 2010

L'estate sta finendo...

...Un anno se ne va... Nel senso che il ciclo annuale della vite inizia la sua fase finale. Fatto già qualche campionamento. Apparentemente siamo un pò più indietro con le maturazioni rispetto agli ultimi 3 anni, complice una prima metà di agosto piuttosto fredda. In compenso ora fa molto molto caldo e non piove seriamente dal 21 di giugno. Il che non è mai una bella cosa, specie per l'aromaticità dei vini bianchi. Intanto si lava e si prepara la cantina. Incredibile come ogni anno questo momento arrivi così in fretta.

domenica 15 agosto 2010

Coincidenze

Adoro le coincidenze. Strani percorsi destinali che si intrecciano senza alcuna logica apparente.
Ieri è arrivata in agriturismo una famiglia di Milano per una settimana di ferie a La Distesa. Si parla per un pò. Scoprono che uno dei miei cani si chiama Bruce. "Come il cantante preferito del papà!" dice la mamma ai due piccoli più o meno dell'età di Giacomo e Giulia.
Si finisce a parlare col padre, allora. Classe 1972, come me. Primo Concerto: Torino, Stadio Comunale 11 giugno 1988, Bruce Springsteen&ESB. Come me. Ovviamente eravamo assieme, senza saperlo, ad una caterva di concerti di Bruce (fra cui un Nizza 1997). Ma anche al Palalido, 1994, per i Black Crowes. O al Castello di Villafranca, 1997, per un indimenticabile Bob Dylan.
Alla fine dopo tutte queste compresenze ci siamo incontrati davvero, dopo più di vent'anni, a parlare di Steve Earle. Davanti a una bottiglia di vino.
Il vino in questione era lo Stragaio 2006, Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Riserva di Fattoria Coroncino. Un vino davvero Stra. Stramaturo, Stralegnoso, Stramorbido, Straalcolico. Un Verdicchione possente alla Lucio Canestrari. Da una grande annata. Forse non è più il mio stile, davvero buono però... E la bottiglia è rimasta vuota.
Per la cronaca: appena tornati dalla Tunisia per una breve - troppo - vacanza abbiamo trovato pioggia e 18 gradi. Bene così.

lunedì 19 luglio 2010

Pietre colorate

E' da poco uscito il nuovo numero di Pietre Colorate . Si tratta di una nuova pubblicazione che parla di vino. Anzi: di terra, radici e mani. Io ve lo consiglio. Non perché mi sia stato chiesto di scrivere l'editoriale di questo numero. Ma perché è una bella rivista. Bella la carta, belle le foto, bella la grafica. C'è bisogno, con tutta la grettezza e la bruttezza che ci circonda, di tornare alle cose belle. Belle nel senso lato che c'è nella purezza, nell'idealismo, nella diversità. Nella competenza. Ecco, in questa rivista c'è l'approccio all'agricoltura che più mi piace, quello che fa rima con cultura, quello che lascia parlare i sentimenti più che i duecentosettansei descrittori organolettici di un vecchio Borgogna.  

mercoledì 7 luglio 2010

Voglia di vini beverini e rock'n'roll

Finalmente l'estate. Ci voleva proprio. Lino sulla pelle e vini freschi nei bicchieri. Gli ultimi: André Vatan Sancerre Rosé 2008, Domaine Labet Jura Savagnin 2002, Ettore Sammarco Ravello costa d'Amalfi rosso 2004, Jean Foillard Morgon Cote du Py 2007. Ovviamente uso i termini "beverino" e "fresco" in senso molto allargato e positivo: si tratta infatti di vini eccellenti, accomunati da una impressionante facilità di beva e di abbinamento.
Estate: sete di vini freschi, magari di qualche buona birra. E rock'n'roll. Nel senso più antico del termine: festival, sudori mischiati, caldo, batterie feroci, danze e salti. Come ieri sera a Mestre al Parco San Giuliano per l'ultima sera dell'Heineken Jammin' Festival: Gomez, Gossip, Skunk Anansie, Ben Harper e Pearl Jam il menù della serata, assieme a sole feroce ed una spruzzata di pioggia per non farsi mancare nulla. Sui Pearl Jam non dico altro se non quello che sostengo oramai da molti anni: sono il Live Act Rock migliore in circolazione in questo momento. Fantastici anche ieri sera con un set veramente duro e compattissimo. Mi ha però veramente impressionato il concerto di Ben Harper con la nuova band. Meraviglioso. Con Heartbreaker di ledzeppelinana memoria e Red House ad omaggiare Hendrix. Minchia, ci voleva!
E poi...

venerdì 2 luglio 2010

Diamante pazzo

Ieri notte si tornava in auto da Ancona verso casa. A un certo punto dall'autoradio, sintonizzata su Virgin Radio, si diffondono le inconfondibili note della chitarra di David Gilmour.
C'era un locale nell'isola di Ios dove Massi, Paolo ed io iniziavamo la serata. Era gestito da un pazzo inglese capellone e rockettaro che apriva il suo locale verso le 22.30 ed attaccava la programmazione musicale tutte le sante sere con Shine on you crazy diamond ad un volume sconsiderato. E noi tutte le sere ce ne stavamo al bancone a spararci qualche ciupito di tequila, così tanto per iniziare la serata. Era il 1995, cazzo.
Allora ieri notte ho alzato l'autoradio a palla, ho pigiato sull'acceleratore e mi son goduto l'aria finalmente estiva che entrava dal finestrino.

mercoledì 26 agosto 2009

Il caldo e l'impossibilità di fare grandi vini bianchi.

Dai primi di luglio ad oggi, cioè per circa 50 giorni consecutivi, abbiamo avuto una sola pioggia, un temporale estivo che ha scaricato qualche millimetro d'acqua. Per il resto solo giornate di sole, calde, caldissime, con temperature medie diurne stabilmente sopra i 30° e spesso sopra i 35°, con punte assolute fra i 38 ed i 40°. 
La siccità non è un problema, nel senso che abbiamo avuto un inverno ed una primavera molto piovosi: le riserve, in profondità, ci sono. I vigneti stanno rispondendo bene dal punto di vista agronomico. Ci sono ingiallimenti e, dove c'è più creta, qualche sofferenza, ma nulla di paragonabile al 2003 o al 2007. Il problema è che con temperature così elevate per molti giorni consecutivi, con una così prolungata esposizione dei grappoli al sole ed al caldo, con l'esposizione a sud dei miei vigneti, queste stagioni rendono pressoché impossibile produrre dei grandi vini bianchi, così come li intendo io: acidi, verticali, dal profilo aromatico nitido e fresco, con una bella dose di acido malico residuo.
E' un problema che ho già trattato (per esempio in questo post qui) e che mi sta molto a cuore poiché mette in discussione l'intero paradigma agronomico che si è cristallizzato in questi anni nell'area dei Castelli di Jesi: esposizione ed altitudine dei vigneti, densità di impianto, tipo di conduzione, rese per ettaro, stili di vinificazione. L'idea stessa, cioé, del tipo di vino che si vuole andare a produrre. Basti pensare che negli anni '50 e '60 la zona produceva grosse quantità di spumanti e le migliori basi-spumante venivano anche esportate fuori zona; oppure che, secondo i dati dell'Università di Ancona presentati al Convegno per il 40° anniversario della DOC, in quarant'anni si è passati da acidità totali medie sul Verdicchio superiori al 7% a valori medi sotto al 6%.
Questa noiosa introduzione per dire che i primi campionamenti sul Verdicchio nel vigneto San Michele danno valori di pH e acidità davvero inquietanti per fine agosto, più consoni ad un periodo come fine settembre. A questo bisogna aggiungere uno squilibrato rapporto fra polpa e buccia/vinaccioli ed una maturazione zuccherina che dipende più da processi di appassimento che da un reale lavoro della pianta. Tutto ciò rende molto complicate le scelte vendemmiali, soprattutto per quei produttori, come il sottoscritto, che per scelta non ricorrono a correzioni dei mosti. 
Una bella pioggia non guasterebbe, anche se la sensazione è che il danno, ormai, sia fatto. Ciò non significa che non si potranno avere vini dal grande carattere ma semplicemente che si dovrà lavorare, come nel 2007 e, in parte, nel 2008, per puntare su un profilo più evolutivo/ossidativo dei vini, su struttura e morbidezza, sul bilanciamento fra sapidità ed alcool. Con buona pace di chi ama i Riesling renani.   

sabato 22 agosto 2009

Degustazioni d'agosto

Capita, con chi viene a trovarci d'estate, in quella sorta di Comunità Rurale Internazionale in cui si trasforma La Distesa grazie ad ospiti stranieri, famiglie, bimbi, amici e amici di amici, di stappare qualche bottiglia. 
Ad esempio la classica bolla di Ferrari, linea base da supermercato. Si parte un pò sospettosi, un pò per il numero di bottiglie prodotte un pò perché noi piccoli vignaioli siamo schifosamente prevenuti nei confronti delle grandi industrie del vino. E si arriva ad ammettere che si tratta di un metodo classico molto buono, dal prezzo eccezionale, e dalla beva facile, molto meglio di tanti Franciacorta.
Decisamente un gran vino è la Cuvée Obermairl di Haderburg 2006, vino biodinamico da vitigni bianchi coltivati in Val d'Isarco, macerati sulle bucce. Il carattere bucciato è appena accennato, il vino ha un colore dorato bellissimo; al naso è pulito, dominato da sentori di frutta fresca come l'albicocca e la mela, in bocca è lunghissimo, sapido, nervoso, giovane ed irruente. 
Una fantastica beva contraddistingue il Montepulciano d'Abruzzo Cerasuolo 2008 di Emidio Pepe, altro vino biodinamico. Naso vinoso, gioviale. Beva comunarda, fresca, contagiosa per un vino abbinabile pressoché ad ogni pietanza. Sempre di Emidio Pepe, di cui ricordo una verticale clamorosa in quel di Roma a Gennaio, il Montepulciano d'Abruzzo 2000 si presenta con la riduzione che è ad un tempo classica del produttore, del vitigno e del metodo di vinificazione. Sentori sulfurei ed animaleschi si aprono dopo un pò verso una complessità aromatica fatta di frutta rossa molto matura, selvaggina, pietra focaia, cenere, goudron. In bocca è verticale, ancora fresco, con tannini davvero piacevolissimi, morbidi e setosi. Un vino con ancora una lunga, lunga strada innanzi. 
Chiudo con un grande Sangiovese, dedicato a tutti coloro che non credono nelle virtù di questo gran vitigno. Il Chianti dei Colli Senesi Riserva 2000 Terra d'Arcoiris. Sostanzialmente un vino da meditazione, coi suoi 14,5 gradi di alcool, frutto di un lavoro in vigna condotto secondo i dettami biologici estremi dell'amico Walter Loetsch. Uvaggio di Sangiovese, Canaiolo e Malvasia nera, si presenta con un colore rosso rubino con note granate, un naso stupendo di amarena, anzi visciola, leggermente spiritata. In bocca è concentrato ma bevibilissimo, ancora perfettamente dritto, con tannini ben presenti ma fini, insistenti richiami gusto-olfattivi al tabacco, al cuoio, alla marmellata di ciliegie. Un gran piacere, a fine serata, quando il caldo molla e la frescura classica delle notti agostane di Cupramontana allieta i discorsi, le battute, le discussioni aporetiche di un rilassato fine cena.   
  

sabato 15 agosto 2009

Il Mediterraneo com'era una volta

Da qualche anno è lo slogan scelto dalla Croazia per il proprio marketing turistico. Bello, non c'è che dire. Vero? Forse non in pieno agosto quando masse di turisti ormai da tutta Europa hanno come meta le coste e le isole croate. Eppure un fondo di verità c'è. Il mare croato, quell'Adriatico che sul nostro lato marchigiano è tutt'altra cosa, è veramente in Dalmazia ancora un ambiente selvaggio e da scoprire, paradiso per velisti e appassionati di barche ma anche per famiglie e vacanzieri di ogni sorta. Poche grandi strutture alberghiere o villaggi e, invece, migliaia di appartamenti privati, piccole pensioni e bed&breakfast famigliari. Una offerta che non manca di nulla ma resta ad un livello sopportabile a chi non ama le grandi masse. Una natura ancora quasi incontaminata. Una varietà di paesaggi e un susseguirsi di cale, spiagge, isole, isolette, rocce e strapiombi da far innamorare chiunque. Una enogastronomia molto interessante. Una generale sensazione di tranquillità e rilassatezza, tipicamente mediterranee. Tutto questo rende la Dalmazia, e le coste croate più in generale, davvero una meta sempre più conosciuta ed apprezzata. 
Dopo Dugi Otok, Isola Lunga, che ci aveva molto affascinato tre anni fa, stavolta siamo stati a Korčula - Curzola una settimana, giusto il tempo di rifiatare e farsi qualche bella nuotata. Più turistica eppure davvero bella anch'essa, col suo mare ed  suoi vigneti. Nella penisola di Pelješac - Sabbioncello e a Korcula, poi, ho visto il futuro della enologia europea. Vigneti abbarbicati su montagne bianche di calcare assolato, ancestrali, con fittezze altissime e condotte ad alberello o, come in Grecia, striscianti sulla pietra, vitigni autoctoni che si specchiano nel mare, profumi e sapori salmastri, minerali, sassosi. Il Posip, il Grk, il Rukatac a Korcula sono vitigni bianchi di assoluto valore,e,  così come il rinomato vitigno rosso Plavac Mali a Peljiesac (da alcuni geneticamente simile allo Zinfandel californiano e, dunque, al Primitivo pugliese), sono un patrimonio su cui lavorare e da cui partire per fare vini affascinanti, diversi, non omologati. Come quella Malvasia Istriana che, qualche centinaio di chilometri più a nord, oramai è in grado di dare vini bianchi fra i migliori d'Europa. Speriamo che qualche enologo-stregone dalle nostre cantine non arrivi a rovinare tutto quanto.
Intanto oggi è il 40° anniversario di Woodstock. Non dico nulla, se non di acquistare il DVD da poco uscito con lo storico documentario nella versione "director's cut". Imperdibile per gli amanti della musica rock.

sabato 1 agosto 2009

La bella estate

Quel pomeriggio salimmo a San Grato, sul dorso della collina dietro il paese, dove il padre, che dall'ora della siesta era sui beni, ci accolse. I suoi contadini stavano spruzzando di solfato i filari; s'aggiravano sotto la canicola curvi, con bluse e calzoni induriti e inzaccherati d'azzurro, pompando dallo zaino di ferro l'acqua cilestrina. Ci fermammo sopra la grande tinozza, piena d'acqua innocente, fonda e opaca, come un occhio celeste, come un cielo capovolto. Io dissi al padre ch'era strano dover piovere sui grappoli quella rugiada velenosa: i cappellacci che i contadini portavano eran tutti mangiati. "Una volta", gli dissi "facevano l'uva senza tanti bagni." "Và a sapere" disse lui, e gridò qualcosa a un ragazzo che posava una bottiglia nell'erba "và a sapere come facevano una volta. Adesso è pieno di malattie." Guardò il cielo, dubbioso. "Purché non venga il temporale" brontolò. "Lava la vigna e bisogna ripassare il solfato." (Cesare Pavese - La bella estate).
Dopo piogge e temporali ed umidità è stato un luglio di sole e di caldo. Un caldo bello, per lo più asciutto. Il solito gran lavoro, nei vigneti ed in agriturismo. Concludiamo l'annata dei trattamenti con circa 3 Kg. di rame ad ettaro che per l'andamento stagionale è un mezzo miracolo. Anche la stagione turistica sta andando: c'è un calo ma non possiamo affatto lamentarci, di questi tempi.
Ho già ripetutamente parlato del San Severino Blues Festival. Sono andato ad un altro concerto: Matt Schofield è un giovane talento del blues inglese. Un pò Robben Ford, un pò Johnny Lang, ha sparato un gran bel concerto nella cornice sempre splendida del Giardino San Michele a Treia. Per la prima volta, invece, sono stato al Fanojazzbythesea, altro festival estivo delle Marche. Anche qui splendido ambiente, la corte malatestiana di Fano, ed altro bel concerto: Enrico Rava quintet. Pubblico un pò freddino, per la verità. E fredda è apparsa la band a Valeria. A me la serata è piaciuta, e specialmente ho gradito il pianista, Giovanni Guidi, giovane e talentuoso, ed il trombonista Gianluca Petrella. Sebbene non ci fosse quel trasporto emotivo che contraddistingue un certo jazz dal vivo. 
Sto ascoltando il disco di Paolo Nutini, Sunny side up. E' talmente retrò da suonare piacevole, talmente "anni sessanta" da risultare moderno. La voce è intrigante ed i suoni centratissimi. 
Ho bevuto il Bandol rosé Chateau St. Anne 2007. Veramente un vino estivo, aspro, salmastro, pulito. Profumi di agrumi che rincorrono erbe selvatiche ed accenni di acciuga, sono i vini che mi piace bere freddi, sotto il sole cocente, con i piedi nudi a calpestare l'erba. 
Allora buona estate a tutti...
 

venerdì 10 luglio 2009

Temporali estivi e musica dal vivo

Da quando l'estate è ufficialmente iniziata si sono alternati temporali pressoché quotidiani ed umidità equatoriale. Veramente un tempo di merda, che sta creando alcuni problemi a noi vignaioli biologici (vedi alla voce "frequenza dei trattamenti") così come agli organizzatori di feste, sagre e festival musicali. Questa estate, inoltre, segue una primavera più calda della media storica. Cliccando qui è possibile trovare una approfondita analisi del meteo primaverile che conferma quanto stiamo vivendo: un clima del tutto fuori norma.
E' andata bene, invece, ieri sera alla prima del San Severino Blues Festival. E' un festival che seguo oramai da molti anni sia perché la qualità dei concerti è davvero molto alta, sia per i luoghi scelti per i concerti, sempre molto suggestivi. Una bella serata davvero estiva (tanto per non smentirci stasera invece ri-piove), una splendida atmosfera, pure una lunghissima stella cadente ad inizio concerto. 
In realtà, però, mi aspettavo di più da Joan as police woman. Amo i suoi dischi, davvero perfetti nel loro genere, e quella voce così rarefatta e suggestiva. E pure ieri sera mancava qualcosa. Capisco la tendenza di certa musica recente a semplificare, togliere, levigare. Ma dal vivo bisogna avere una forza enorme per poter reggere certe scelte, un carisma ed un talento fuori dal comune. Joan Wasser è certamente talentuosa, ha una voce intrigante che a volte ricorda PJ Harvey, altre volte Patti Smith, altre volte Bjork ma in realtà è solo se stessa. Con Patti Smith condivide gli inizi punk, la vitalità di New York, la condivisione di percorsi artistici e musicali con personaggi di grande spessore. Le analogie, però, si fermano qui. Dal vivo c'è un abisso di personalità fra le due. Il concerto è stato piacevole, a tratti intenso, ma piuttosto monocorde, con una dinamica debole ed una voce che resta suggestiva ma perde di spessore e di presenza. Molto belle, invece, le armonie vocali create con i due musicisti che l'accompagnano, a confermare come certe cose di fine anni sessanta (es. CS&N) siano ancora fondamentale ispirazione per i musicisti di oggi.

sabato 6 settembre 2008

Caldo africano

Da due giorni il cielo è diventato bianco e pare di vivere in una pentola a pressione per il caldo umido. Se fino a qualche giorno fa le notti erano state molto fresche, ora anche la sera la temperatura resta elevata. Non piove dal 20 di luglio. In vigna le foglie cominciano ad ingiallire. Gli indici di maturazione stanno schizzando. Sul Sangiovese siamo già oltre i 20° babo e sul Verdicchio oltre i 18°. Ciò significa che la prossima settimana inizieremo la vendemmia, anche quest'anno con un certo anticipo rispetto al solito.
Ieri è nata Giulia Naima Dottori. In meno di un mese è successo di tutto. La morte, la nascita. Il mistero della vita. Il dolore più acuto, la gioia più grande. La vita. La vita che ti batte nel petto e che ti strozza la gola. E dentro questa vita, il ciclo instancabile della natura. Ancora la nascita, la crescita, la maturazione, la raccolta, la fine. Ed il mistero della vita nel mistero della fermentazione. Dell'energia che si trasforma. Del vino che ci racconta le sue storie. Come su un palcoscenico. Ancora una volta. Come fosse l'ultima.

domenica 17 agosto 2008

Mio padre

Mio padre se n'è andato
una notte d'estate
s'una strada che non posso seguire
ancora.
Se n'è andato all'improvviso
senza disturbare nessuno
senza quasi parlare
com'era suo solito
come avrebbe voluto.
Mi restano addosso
incancellabili attese
il freddo sereno della sua mano
il viso disteso
il caldo assoluto dell'urna di porcellana
un tempo che viaggia al contrario
verso memorie indifese.
Mio padre se n'è andato
fra i dolcissimi canti festosi
degli spiriti neri che amava
nel sole abbagliante di colline fedeli
navigando sui fiumi maestosi
che aveva studiato.
Ora mi sento una piccola barca
assaltata dai ricordi
invasa dall'assenza
allagata dall'acqua irrisolta
di un antico naufragio.

venerdì 1 agosto 2008

Grandine e letture estive

Avevo avuto la sensazione netta che il nubifragio che si è scatenato in Vallesina Lunedì 21 luglio potesse avere avuto qualche strascico. Avevo subito visto che insieme alle secchiate d'acqua era scesa anche un pò di grandine. Ma solo ora ho potuto fare una stima dei danni. Non è un bel vedere. La grandine ha picchiato duro, peggio di quel che pensassi. Tutti i grappoli sul lato destro guardando i filari dei vigneti San Michele e Colonara sono belli segnati. Fortunatamente la grandine era piccola e la vigorosa vegetazione di quest'anno ha impedito che venissero colpiti i grappoli sul lato sinistro. Nulla da segnalare invece alla Spescia e a San Paolo. Peccato perché sino adesso l'annata prometteva molto bene con un'ottima fioritura, molta acqua in primavera e inizio estate, il giusto caldo ora. Per quanto riguarda le malattie fungine, la peronospera ha dato un bella botta fra l'inizio e la metà di luglio ma con danni molto limitati e l'oidio è sotto controllo, salvo qualche zona dove ormai è recidivo. Dovrei concludere i trattamenti a circa 3,5 chili di rame a ettaro che in una stagione come questa sono davvero pochi.
Tra una cimatura e l'altra ho letto L'illusione del bene di Cristina Comencini, buon libro che non scatena grandi entusiasmi ma ha una buona costruzione e personaggi credibili. Medio, anche politicamente. Veltroniano, aggiungerei. Se consideri le colpe di Andrea Bajani, invece, è un gran libro. Storia di ferro e scrittura molto personale, moderna e intensa. Ne esce una immagine molto veritiera dell'Italia di oggi attraverso il racconto di una storia molto intima, triste e delicata, senza alcun cedimento retorico o politichese. Meno valido, secondo me, è l'altro libro di Bajani, molto incensato, ovvero Cordiali saluti. L'idea, tutto sommato, mi ricorda un pò certe grandi intuizioni del Paolo Villaggio di Fantozzi ma senza la straordinaria ironia del comico genovese. E la scrittura, in questo caso, risulta un pò monotòna. Ora sto leggendo Volevo la luna di Pietro Ingrao.

domenica 13 luglio 2008

Il nuovo nato (un altro)

L'altra sera mi sono concesso un bicchiere di un vino da me fatto. Era una sera straordinaria, fresca, ventilata, dominata da una luce cristallina e dal suono dei grilli. Quelle sere d'estate in cui a me verrebbe semplicemente da sdraiarmi su un prato a guardare il cielo fino ad addormentarmi. Mentre sorseggiavo il mio vino mi è venuto da pensare che non ne avevo mai parlato.
E' un vino strano, un vino che avevo in mente da molto tempo e solo da qualche mese sono riuscito a concretizzare. Le uve provengono da differenti vigneti e sono raccolte a perfetta maturazione. Vengono messe in piccole cassette e fatte appassire sino all’inverno. Vengono utilizzati un po’ tutti i vitigni presenti nei miei vigneti: Trebbiano, Malvasia, Verdicchio, Sangiovese, Montepulciano. In gennaio procedo alla pressatura ed il mosto ottenuto inizia spontaneamente la fermentazione. Questo mosto viene poi aggiunto alle botticelle scolme contenenti i vini delle annate precedenti, seguendo una sorta di metodo solera.
La botte “madre” originaria contiene il vino risultante dalla mia prima vendemmia, cioè il 1999, anche essa ogni anno rinfrescata con annate più recenti. Le botti vengono mantenute scolme per favorire l’attività ossidativa e la formazione di uno strato di lieviti spontanei. Prima dell'imbottigliamento ho operato un taglio fra le differenti botti ed annate in modo da regolare il residuo zuccherino. Il risultato di questo procedimento, che mischia tecniche dello Jerez, dello Jura e del Vinsanto tradizionale, è un vino leggermente dolce, complesso e misterioso, dominato da sentori mielati, di frutta secca e soprattutto terziari.
Si tratta di un vino particolare, da meditazione. Va servito fresco, meglio se dopo una adeguata ossigenazione. Volendo trovare degli abbinamenti sconsiglio decisamente l’accoppiamento con i dolci (il residuo zuccherino non è elevato) ed è preferibile un accompagnamento a formaggi erborinati o stagionati. Per chi volesse osare davvero, consiglio di servirlo freddo, come aperitivo, in abbinamento con gamberi o scampi.

martedì 1 luglio 2008

Summer's here and the time is right...

Ecco l'estate. Tempo di mietitura del grano, sfalci di erba medica, potature verdi nei vigneti. Tempo di zolfo in polvere e sieste pomeridiane. Zanzare, grigliate, birre ghiacciate. Canti di grilli alla notte, raccolta di prugne asprigne e dolcissimi fichi. Tempo di salsa di pomodoro.
Intanto Zapatero continua a vincere, anche nel calcio. Oggi guardavo Lippi e pensavo: e se in Germania nel 2006 non ci regalavano il rigore con l'Australia? E se in finale avessimo giocato senza Gattuso e Pirlo? E se De Rossi avesse sbagliato il rigore come quest'anno con la Spagna? Negli ultimi europei non abbiamo certamente giocato un gran calcio. Ma siamo stati gli unici a impedire alla Spagna di dare spettacolo, peraltro producendo due occasionissime con Camoranesi e Di Natale. Vinto un mondiale ai rigori, perso un europeo nello stesso modo. Contro la squadra dominatrice del torneo e reduci da quello che era, a detta di tutti, il "girone di ferro". Eppure Lippi è il salvatore della patria e Donadoni, grandissimo signore, un allenatore deludente. Mah... Chi ci capisce qualcosa nel pallone di oggi è davvero bravo...
La prossima settimana mi aspetta il taglio del Nocenzio 2006, che si prospetta grande, e la preparazione di un nuovo e ultimo lotto di Terre Silvate 2007 (i primi due sono andati esauriti in due mesi). La stagione turistica sta andando abbastanza bene. Tutto a posto quindi... Sì, a parte quella stramaledetta "canzonetta". Summer's here and the time is right for goin' racing in the streets... Il bastardo l'ha fatta e non riesco proprio a digerirlo. Dopo vent'anni e ventidue concerti di attesa. Proprio quando mancavo. La cura disintossicante non ha funzionato e la voglia di inseguire quel sogno non smette mai. E poi dicono che il rock è morto...
Per consolarmi ho stappato un Franciacorta realatomi dall'amico Roldano. Cavalleri Collezione 2002, sboccatura 2008. Un classicone, lievitoso, morbido il giusto, perlage un pò grosso all'inizio ma persistente. Sentori fini di crosta di pane, nocciola ed erbe, manca, come quasi tutti i Franciacorta, di quella vena sapida e tagliente che rende grandi le bolle.