La siccità non è un problema, nel senso che abbiamo avuto un inverno ed una primavera molto piovosi: le riserve, in profondità, ci sono. I vigneti stanno rispondendo bene dal punto di vista agronomico. Ci sono ingiallimenti e, dove c'è più creta, qualche sofferenza, ma nulla di paragonabile al 2003 o al 2007. Il problema è che con temperature così elevate per molti giorni consecutivi, con una così prolungata esposizione dei grappoli al sole ed al caldo, con l'esposizione a sud dei miei vigneti, queste stagioni rendono pressoché impossibile produrre dei grandi vini bianchi, così come li intendo io: acidi, verticali, dal profilo aromatico nitido e fresco, con una bella dose di acido malico residuo.
E' un problema che ho già trattato (per esempio in questo post qui) e che mi sta molto a cuore poiché mette in discussione l'intero paradigma agronomico che si è cristallizzato in questi anni nell'area dei Castelli di Jesi: esposizione ed altitudine dei vigneti, densità di impianto, tipo di conduzione, rese per ettaro, stili di vinificazione. L'idea stessa, cioé, del tipo di vino che si vuole andare a produrre. Basti pensare che negli anni '50 e '60 la zona produceva grosse quantità di spumanti e le migliori basi-spumante venivano anche esportate fuori zona; oppure che, secondo i dati dell'Università di Ancona presentati al Convegno per il 40° anniversario della DOC, in quarant'anni si è passati da acidità totali medie sul Verdicchio superiori al 7% a valori medi sotto al 6%.
Questa noiosa introduzione per dire che i primi campionamenti sul Verdicchio nel vigneto San Michele danno valori di pH e acidità davvero inquietanti per fine agosto, più consoni ad un periodo come fine settembre. A questo bisogna aggiungere uno squilibrato rapporto fra polpa e buccia/vinaccioli ed una maturazione zuccherina che dipende più da processi di appassimento che da un reale lavoro della pianta. Tutto ciò rende molto complicate le scelte vendemmiali, soprattutto per quei produttori, come il sottoscritto, che per scelta non ricorrono a correzioni dei mosti.
Una bella pioggia non guasterebbe, anche se la sensazione è che il danno, ormai, sia fatto. Ciò non significa che non si potranno avere vini dal grande carattere ma semplicemente che si dovrà lavorare, come nel 2007 e, in parte, nel 2008, per puntare su un profilo più evolutivo/ossidativo dei vini, su struttura e morbidezza, sul bilanciamento fra sapidità ed alcool. Con buona pace di chi ama i Riesling renani.
6 commenti:
Ciao Corrado, grazie per il post, a dir poco interessante.
La soluzione potrebbe essere piantare verdicchio esposto a nord?
Lasciare andare la pianta di più?
Che dici?
Fammi sapere anche per la bevuta...'cause tramps like us...
Ciao Francesco. E' già da qualche anno che le aziende in zona stanno rivalutando i vigneti con esposizione a Nord. Non credo, però, che la sola esposizione sia risolutiva. Credo che si dovrà fare sempre più attenzione alle altitudini (comuni più montani come Apiro, Serra San Quirico e, ovviamente, Matelica danno splendidi vini ultimamente) ma soprattutto alla gestione dei suoli, ai portainnesti/cloni, ed alla conduzione dei vigneti, privilegiando nelle zone più secche forme di allevamento risparmiatrici d'acqua e più adatte alle alte temperature (alberello???).
secondo me l'unica cosa importante è muovere il collo con agilità
Il collo, in realtà, non è proprio agilissimo...
Ti capisco, pero' sono altrettanto sicuro che quello che avremo nel bicchiere sara' un vino vero(come sempre da parte tua)che risente,giustamente,dell'annata.
molto intiresno, grazie
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