Visualizzazione post con etichetta musica. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta musica. Mostra tutti i post

sabato 27 gennaio 2024

The Docks: rock a Milano trent'anni fa

I Docks nascono al Liceo Classico Manzoni di Milano più o meno tra la fine del 1988 e l'inizio del 1989. C'è questa rassegna di giovani rock-bands nella palestra del liceo - che è in autogestione - e mi viene da pensare che i ragazzi che stanno suonando (per lo più cover dei Clash, degli U2, dei Police) sono davvero davvero molto fighi. E così la pensano pure quasi tutte le ragazze. Quindi perché non provare a mettere su una band? 

Mio fratello Giuliano è piccolissimo, dodici anni, ma già studia chitarra classica. Ed io, che di anni ne ho sedici, da poco ho una piccola tastiera Casio con cui provo a strimpellare qualcosa. L'immaginario ovviamente è quello del pop anni ottanta.

I fratelli Dottori nel 1988

Ma per mettere su un gruppo serve una voce: io sono davvero stonato e Giuli ha ancora una voce bianca. Il mio compagno di classe e grande amico Paolo Ricotti è abbastanza intonato. Lo sento cantare in gita scolastica, quando a un certo punto salta fuori una chitarra. Così gli propongo di fare una prova. L'idea è quella di un repertorio di rock-blues classico, con qualche incursione nel cantautorato italiano. Fatico a ricordare chi partecipa alle prime prove ma nell'autunno del 1989 la prima line-up dei Docs (senza la k) è certamente questa: Paolo Ricotti (voce), Corrado Dottori (tastiere), Giuliano Dottori (chitarra), Carlo Ferrari (basso), Paolo Peroni (batteria), Paola Maraone (cori). In questa formazione esordiamo live il 2 dicembre 1989. Affittiamo una sala in via dei Missaglia (zona Grattosoglio) e vendiamo i biglietti ad amici, compagni di classe e conoscenti vari. (Diciassette anni e la mia prima giacca di pelle, un chiodo prestatomi dalla mia amica Paola La Rosa).

Siamo scarsi. Ma in quei primi momenti siamo veramente scarsi. Eppure la sola idea di far parte di una rock-band ci pare la cosa più importante e figa del mondo. Una questione di identità personale, di visione delle cose. La musica per noi è questa roba qui: poca tecnica e grande passione. E poi ore e ore passate ad ascoltare i pezzi da suonare per trovare gli accordi giusti e le note degli assoli. Tutto ad orecchio, spesso suonando sui dischi. Ma i dischi che puoi permetterti sono pochi e spesso ti devi arrangiare "scaricando" i pezzi sulle musicassette direttamente dalla radio, sperando che lo speaker non parli troppo e nel momento sbagliato.

Paolo, Corrado, Giuliano (con la sua prima chitarra elettrica)

Fin dall'inizio alterniamo cover e pezzi nostri. Rock delle origini, Dire Straits, Police, Beatles, Jimi Hendrix, Zeppelin e Floyd; ma anche Zucchero e Vasco: tutto parecchio mainstream ma in un calderone in cui i primi pezzi originali provano a mettere insieme blues e funky con testi spesso venati di satira. Tra le "influenze" di questa fase ci sono gli ancora inediti Elio e Le Storie Tese - che ascoltiamo grazie a mitologiche cassette piratate che girano nei licei milanesi - e poi lo ska dei primissimi Casino Royale (qui ospiti nella mitica trasmissione "Doc") e il soul emiliano dei Ladri di Biciclette. In un certo senso siamo totalmente fuori moda: il 90% delle band di adolescenti in quel periodo suona metal: Megadeth e Manowar a manetta! 

La seconda line-up della band vede l'ingresso di Matteo Maraone al basso e, per un breve periodo, di Filippo Casoni come chitarrista ritmico. Il gruppo cambia il nome in The Docks (a volte con l'articolo a volte senza). Si suona in diversi contesti: in feste private più o meno assurde, al Teatro Gnomo - dietro il Liceo Manzoni - in una rassegna di gruppi giovanili, e poi in oratori, in spazi appositamente affittati,  in circoli ACLI e in locali come lo storico Magia Music Meeting di via Salutati 2 (qui qualche info). La "base operativa" è la sala prove "Malibù" che poi diventa anche studio di registrazione.

Magia Music Meeting 22/05/1992 - scaletta

Nel frattempo esplode il grunge e su Videomusic inizia a circolare quella che sarà la musica degli anni novanta: oltre a tutte le band di Seattle ecco Red Hot Chili Peppers, The Black Crowes, Spin Doctors, Countin' Crowes, Radiohead ma anche Litfiba, il primo Ligabue, Timoria, Frankie Hi-Nrg Mc, Rats, Negrita, Almamegretta, Ritmo Tribale, Africa Unite, ecc. Per noi sono anni di ascolti e di grande fermento musicale. E non solo per noi: sembra che finalmente il rock, in tutte le sue varie sfaccettature, riesca a far breccia in un paese da sempre legato musicalmente solo alle canzoni sanremesi. Ecco le chitarre e le batterie! Ecco testi differenti dal solito. Il fermento che si respira è quello che di lì a poco genererà la prima "vera" scena alternativa italiana (CSI, Marlene Kuntz, La Crus, Afterhours, Massimo Volume, Bluvertigo, Subsonica, Estra, Scisma, ecc.) che vede in Milano uno dei centri nevralgici.

In quel periodo il Malibù Studio è la casa dei Quartiere Latino di Paolo Martella che usciranno di lì a poco per Wea con l'album "Prima di subito" ottenendo un certo riscontro (apriranno anche alcune date del tour di Vasco Rossi Gli Spari Sopra): si tratta di progetto molto anni novanta, un crossover piuttosto chitarristico di funky, rock, rap e simil grunge. Niente di che, ma con loro inevitabilmente si cazzeggia e ci si confronta. 

I Docks respirano tutta quest'aria che li circonda e la scrittura cambia prendendo la direzione di un rock italiano con radici americane, psichedeliche, folk, sporcato da ovvie influenze grunge, specie nelle lunghe code strumentali. Le canzoni sono tutte scritte da noi fratelli Dottori: io mi occupo dei testi e Giuliano della musica. Nel 1993 la band trova la line-up definitiva: Paolo "Probus" Ricotti (voce), Giuliano Dottori (chitarre) Corrado Dottori (tastiere), Matteo Maraone (basso) e Paolo Fabrizio (Batteria). 

The Docks nella formazione definitiva

Siamo ancora davvero scarsi ma crediamo nei pezzi che abbiamo. E con questa formazione iniziamo le registrazioni della demo "Cadere nell'asfalto". Undici pezzi di cui due cover: un rock tirato del disco solista di Mick Jagger ("Wandering spirit" uscito nel 1993 e prodotto da Rick Rubin) e una rivisitazione di "Shelter from the storm" di Bob Dylan. Le canzoni originali sono un mix di pezzi con qualche anno sulle spalle e composizioni più recenti. I testi descrivono una città dura, decadente e competitiva, ci sono riferimenti alla droga e alla depressione e c'è ben poco sentimentalismo. D'altronde la "Milano da bere" è diventata Tangentopoli e la Lega Nord di Umberto Bossi ha appena vinto le elezioni.

E correre più forte
la città ti taglia fuori
correre più forte 
la città non ha pietà 
(Le mille luci dei navigli)

Questa città ci oscura la mente
è figlia di una nebbia volgare
sentiamo il suo velenoso respiro
non credere all'oro lucente che vedi
(Cadere nell'asfalto

E poi resti lì
senza parole
per sopravvivere
oppure ridere
e troppe stelle
in un cielo nero
rincorrono il sole
senza toccarsi
(E se perdo)

Gli arrangiamenti lasciano spazi sempre più importanti alla Stratocaster distorta di Giuliano e al basso aggressivo di Matteo Maraone, pienamente in stile anni novanta. Accanto a episodi naïf e piuttosto banali alcuni pezzi sono comunque degni di nota: la psichedelica e scarna "Notte Nera", il funkettone hard-rock "Nuoce alla salute", la classica ballad "E se perdo" e il mid-tempo grunge "La strada che ci porta in fondo", forse il pezzo migliore scritto dai fratelli Dottori, specie per il suo essere assolutamente "anni novanta".

Nasci s'una sera che non hai scelto
lastricata di mattoni dorati
fiancheggiata da alti alberi in fiore
costruiscono muri lungo la strada
scuri e possenti, pieni di mistero
e ti senti forte, bello e sicuro
Ma quella strada poi 
non ti basta più 
senti voci e rumori intorno a te
Dobbiamo andare in fondo
sulla strada che ci porta in fondo

Le registrazioni coprono l'arco di un anno, più o meno tutto il 1994, e avvengono sia al Malibù Studio che al New Hammil Recording Studio, su bobine analogiche. I costi sono elevati e si registra in gran parte in presa diretta, poche take e pochissime sovra-incisioni. Un altro mondo rispetto alle possibilità offerte dalla tecnologia digitale che verrà. Da notare che i pezzi incisi al Malibù vengono registrati e mixati da un giovane Marco Trentacoste che suona nei V.M.18 e diventerà poi un importante producer, oltre che il chitarrista dei Deasonika.

La demo viene distribuita in musicassetta in poche centinaia di esemplari. La band farà un'ultima apparizione al mitico Rock Planet di Milano il 13/01/1995 per poi sciogliersi definitivamente. 

In occasione dei trent'anni da quelle registrazioni è divertente riascoltare su cassetta alcune di quelle canzoni. E devo ammettere che è ancora più divertente sfruttare i progressi della tecnologia per provare a giocare un po': portandole in digitale e ri-lavorandole grazie all'Intelligenza Artificiale e ai moderni software audio. Per sorridere su chi eravamo e su quanto, alla fine, ci siamo divertiti.             

domenica 3 febbraio 2019

25 anni dopo

Se c'è un disco che ha segnato per me gli anni novanta, questo è August and everything after dei Counting Crows. Più ancora del grunge, più ancora del southern rock, molto più del brit pop. Nel suo assoluto conservatorismo musicale, nel suo rifarsi molto semplicemente alla grande tradizione del folk-rock americano, quel disco di Adam Duritz e compagni ha accompagnato i vent'anni di un'intera generazione "solo" per il fatto di essere fatto di grandissime canzoni: testi meravigliosi e melodie gigantesche. Non serve molto altro, no?
Quello che non si sapeva era che il titolo dell'album veniva da una canzone, la tittle track, che sull'album non finì mai perché Adam non terminò il testo. 
Dopo circa venticinque anni, e dopo che il pezzo era circolato in bootlegs come nella migliore tradizione del rock del secolo scorso, i Countin' Crows si sono decisi a farne una versione definitiva, con arrangiamento orchestrale. La loro New York City Serenade, la loro chiusura del cerchio, un altro tassello del grande romanzo americano (per chi volesse approfondire il testo che è un piccolo gioiello). 
Nove minuti di poesia per ricordarci da dove veniamo.


giovedì 24 maggio 2018

Il senso di Musica Distesa, se c'è

Mia madre aveva sperato che passati i quaranta mi sarei dato una sistemata.
Ed anche io.
Ora vado per i quarantasei e sono ancora qui a organizzare una specie di festival post-hippy. Complici   una famiglia che è più rock di me ed un gruppo di ragazzi giovani e meno giovani che - uniti in associazione - sta prendendo il testimone.
Ma quando la tensione per la nuova edizione inizia a salire, quando sei alle prese con piani di sicurezza, permessi sanitari, presidi antincendio, siae, rooming per gli artisti, budgets che non quadrano mai, gestione dei volontari, logistica varia, cazzi e mannelli... inevitabile come la morte arriva la domanda fondamentale: chi cazzo ce lo fa fare?
E non c'è in realtà una risposta.
Se non che abbiamo bisogno sempre più, dentro questo mondo impazzito, di spazi autentici di poesia e di libertà.



Eccoci ancora quindi!
Come sempre l'ultimo weekend di giugno (29, 30 giugno e 1 luglio 2018) e come sempre nella dolce campagna di Cupramontana, nei Castelli di Jesi. Con alcune novità: la prima è l’aggiunta di una data di anteprima giovedì 28 giugno presso il MIG – Musei In Grotta di Cupramontana, con una performance live nel cuore del centro storico della Capitale del Verdicchio.
La seconda è la riflessione tematica che vestirà ogni giornata con un abito differente: dalle donne in musica del venerdì al ritmo meticcio del sabato fino al relax e al buon bere della domenica.
Terza e ultima novità è la presenza di un secondo palco, più piccolo ma più immerso nella natura. Come sempre sarà possibile campeggiare presso l’Agriturismo (www.musicadistesa.org/faq), prenotare una stanza in una delle strutture convenzionate col Festival (www.musicadistesa.org/alloggi-convenzionati), accedere con l’abbonamento per i tre giorni o acquistare i biglietti per le singole giornate, tutto sempre in prevendita attraverso il circuito Ciaotickets (www.ciaotickets.com/organizzatore/festivalmusicadistesa).


Giovedì 28 giugno presso il MIG – Musei In Grotta di Cupramontana si esibirà il giovane cantautore cremasco Nicola Savi Ferrari, che proporrà il suo originale mix di canzoni in italiano, francese e inglese. A seguire una selezione musicale animerà la prima serata de La Distesa, il tutto a ingresso gratuito.

Venerdì 29 giugno sarà la giornata dedicata all'universo femminile, con Cristina Donà, cantautrice che non ha bisogno di presentazioni per il ruolo che ha ricoperto nella storia della musica indipendente degli anni '90 e 2000; Mèsa, giovanissima artista romana entrata a far parte del magico roster di Bomba Dischi; Eleviole?, progetto solista di debutto di Eleonora Tosca degli Ariadineve; il duo electro I'm Not a blonde, che sta avendo incredibili riscontri anche fuori dall'Italia.

Sabato 30 giugno Musica Distesa sarà animata dal tema del ritmo e del meticciato. Sul palco ci sarà Balera Favela, trio di elettronica composto dai tre fuoriclasse Go Dugong, Ckrono e prp che incendierà il Festival con il suo mix di cumbia, kuduro, baile funk; poi i belgi Phoenician Drive, capaci di mescolare suoni del Maghreb con la classica psichedelia della West Coast americana; i milanesi Les Enfants, dal suono rock compatto ed epico; gli Hit-Kunle, capitanati dall'italo-nigeriana Folake Oladun che propongono un esplosivo mix di afro funk e tropical rock; Franco e La Repubblica dei Mostri, una band dalle sonorità new acoustic e post rock; in chiusura il duo di elettronica Deux Alpes ci farà rivivere la celebre quindicesima tappa del Tour de France 1998 con protagonista Marco Pantani. Nel pomeriggio invece ci sarà il filosofo del gusto Gaetano Saccoccio con “John Coltrane e l’arte della fermentazione: a love supreme”, una chiacchierata alcolica e informale fra vino, birra, sake e qualche buon disco. L’intera giornata di sabato sarà infine animata da Mitoka Samba, orchestra di percussioni e prima scuola di samba in Italia, che farà risuonare l’aia di Musica Distesa di ritmi brasiliani.

Domenica 1 luglio infine, La Distesa diventerà il tempio del relax, del buon cibo e del bere naturale. Tre sono i laboratori previsti (per i quali è necessario prenotarsi scrivendo una mail a lab@musicadistesa.org): “VinYoga – Un viaggio per scoprire l’essenza del vino”, un percorso di Yoga e meditazione creato dalla yogini e sommelier Amy Wadman per aprire i Chakra e i sensi a essi collegati. Poi, che Festival sarebbe senza la birra? Il laboratorio “Acid Trips – Dal Lambic alle Italian grape ales”, tenuto dal titolare del Jack Rabbit di Jesi Marco Tombini e dal giudice BJCP Cristiano Spadoni, sarà un viaggio nel poliedrico mondo delle birre acide, dalla tradizione belga al movimento “sour” italiano. Infine “Just Like a Woman – Quando il vino parla al femminile” chiuderà idealmente la nona edizione del Festival Musica Distesa, unendo in un’unica grande degustazione Bob Dylan, le donne e il vino naturale: quattro storie di vignaiole, la Sicilia di Arianna Occhipinti, il Piemonte di Bruna Ferro e di Nadia Verrua, l’Emilia di Elena Pantaleoni, quattro storie di vigne e vini raccontate dal toscanaccio Stefano Amerighi.

www.musicadistesa.org
www.facebook.com/festivalmusicadistesa
Info generiche: info@musicadistesa.org
Contatti stampa: stampa@musicadistesa.org
Laboratori: lab@musicadistesa.org

Direzione Artistica: Giuliano Dottori: cantautore, chitarrista e produttore, ha al suo attivo tre dischi solisti e svariate collaborazioni con alcuni dei nomi più interessanti della scena musicale italiana, come gli Amor Fou, Raphael Gualazzi, Niccolò Agliardi, Andrea Biagioni, David Ragghianti e moltissimi altri.
www.giulianodottori.it
direzioneartistica@musicadistesa.org

Artwork: Fortuna Todisco www.fortunatodisco.it

Foto e Video: Claudio Del Monte www.frammentisimili.it

Progetto Grafico: Daniela De Santis https://danieladesantis.portfoliobox.net

lunedì 19 febbraio 2018

La Musica Vuota on tour

Qualche presentazione del mio romanzo è in cantiere.
Macerata, Ancona e Bologna con format differenziati e in luoghi del cuore.


Nel frattempo grazie a "LaFeltrinelli" per la bella sinossi/recensione.

"Edoardo Alessi è un broker o “private banker”, come recita la targhetta nel suo ufficio, diviso tra carriera e affetti (la compagna Raffaella e l’amante Maria). Una passione sfrenata per la musica – ascoltata e suonata – ormai messa da parte da una carriera nel settore finanziario, il rifiuto della sua provenienza contadina, la vita vuota milanese, domande che a tratti lo attanagliano del tipo “Chi sei diventato?”. Se lo chiede spesso e non sa darsi risposta. Forse la può trovare tra gli appunti, i ritagli di giornale e gli scritti di una vita, suoi e del padre, che di tanto in tanto rilegge e che sono dispersi per tutto il romanzo. Una digressione continua (o forse, meglio, un flusso di coscienza), alternando ricordi e presente, tra viaggi per lavoro – anche in California e Messico – sempre a cavallo e in bilico tra la presenza di Maria e Raffaella, l’amico Ceska e, nel finale, lo zio di Edoardo. Corrado Dottori, qui alla sua prima prova narrativa, ci racconta una storia di vita, come tante, ma sicuramente con il pregio, e non è poco, di evitare facili rassicurazioni e autoindulgenze, in una ricerca di senso che tenta, questo sì, di evitare, o magari soltanto dimenticare, che a un certo punto (di non ritorno), se non si accettano compromessi, la nostra “musica” diventa vuota, quasi sempre. (forse)".


martedì 21 novembre 2017

La Musica Vuota, dal 7 dicembre in libreria

Edoardo Alessi, consulente finanziario di successo in crisi di identità, ritrova sette scatoloni pieni di diari, fotografie e lettere, conservati nella casa di montagna dei nonni paterni. I suoi scritti di gioventù si mescolano con le memorie del padre adolescente e rivoluzionario a formare una strana commistione di storie mai raccontate, sensi di colpa e recriminazioni. Il racconto di una storia familiare complessa. L’assenza dei genitori, militanti di estrema sinistra negli anni di piombo, tormenta Edoardo spingendolo a ricostruire il proprio passato e quello di un padre poco conosciuto, a cui lo lega una passione sfrenata per la musica rock. Un album in particolare, Exile On Main Street dei Rolling Stones, ritorna in maniera circolare a scandire i momenti salienti del romanzo, potentissimo catalizzatore in grado di innescare una continuità culturale e politica tra due mondi. Perché Edoardo, dopo un’adolescenza da militante nei movimenti studenteschi, spesa tra contestazione nei centri sociali, feste e concerti rock, è diventato ciò che non avrebbe mai voluto essere, un private banker? Tra viaggi in California, Marocco e Messico, tra affetti del presente (il vecchio amore mai dimenticato Maria e l’attuale bellissima compagna Raffaella, l’amico di infanzia Ceska) e di un passato che a volte incombe (il padre morto, la madre latitante, i nonni che lo hanno cresciuto e infine Joe, suo zio), La Musica Vuota è una sorta di memoir di un’intera generazione a cavallo e in bilico tra due secoli.

Guarda qui il booktrailer:


mercoledì 26 luglio 2017

La musica, il mio prossimo libro e Thegiornalisti

Nel 2012, in "Non è il vino dell'enologo", scrivevo questo:

"Se vendi vali. E per vendere devi costruire un prodotto rassicurante, facile, smussato, meglio se divertente, commovente solo a comando. 
Siamo all’estrema rappresentazione della cultura pop, nata come ribellione all’Arte parruccona ed istituzionale e divenuta, in soli quarant’anni di cultura consumistica, nuovo paradigma. 
Così, non c’è alcuna differenza fra il disco costruito dal produttore hip-hop di Los Angeles, grazie a veri e propri algoritmi del successo pop, ed il film Blockbuster pieno di effetti speciali e dalla sceneggiatura puntellata di espedienti. O fra il libro best seller appositamente commissionato allo scrittore top di turno ed il vino costruito da agronomi ed enologi consulenti, già a partire dalla concimazione del vigneto e perfezionato passaggio dopo passaggio fino all’assemblaggio finale.
E allora tutto deve essere non troppo acido, molto profumato, con una morbidezza suadente ed appagante. Senza sbavature, senza punture. Perchè nel nulla dei wine bars metropolitani colmi di ipocrisie e conformismi niente deve disturbare o suonare dissonante rispetto all’happyhour ben confezionato con prodotti del discount a basso costo. Figuriamoci il vino. Figuriamoci la musica. Nulla deve apparire troppo profondo, magari perché proveniente da una tradizione o da una ricerca. Che nella vita dell’uomo economico, scissa fra lavoro e tempo libero, il secondo non può essere faticoso e complesso. Deve solo scivolare. Scivolare via"

Parlavo di "Gusto" e, nelle quasi quaranta presentazioni in giro per tutta l'Italia, è stato forse il passaggio che più ho letto. Mi è tornato in mente questo passo mentre lavoravo alle bozze del mio prossimo libro e ascoltavo un pezzo dei Thegiornalisti, ovvero la band dell'anno.



Ora, essendo cresciuto negli anni ottanta, pensavo di aver visto tutto. Tutto il peggio del consumismo applicato alla musica. Sia chiaro: amo certa leggerezza. Cantavo Vamos à la playa e ho ascoltato, e ascolto, musica considerata "commerciale". Ma qui siamo davvero oltre. E non mi stupisce il successo di questi ragazzi. Rappresentano esattamente la nostra società attuale, la nostra gioventù, il nostro mondo occidentale.
Il mio nuovo libro, in uscita in autunno per Pequod, parlerà di queste cose. Di musica. Di scelte. Di autenticità. Dopo un saggio economico ed un libro sul vino, un romanzo puro. La fase è quella dell'ultima revisione, forse la più difficoltosa. Stay tuned!

giovedì 18 settembre 2014

Il mondo dalla nostra parte

E alla fine Giuliano Dottori ci fece anche ballare e cantare. Enjoy it! Colonna sonora qui a La Distesa per rendere la vendemmia 2014 un po' meno #vendemmiadimmerda. :-)

mercoledì 3 luglio 2013

Musica Distesa 2013: modalità OFF

Riflessioni postfestival. Grazie a te Max Demian from Recanati.

Il 16 febbraio Corrado scrive una mail che dice più o meno questo
"Ho deciso, a fine giugno scateniamo la 5° e ultima edizione di Musica Distesa e poi ovviamente muoriamo in piscina. chi ci sta?". Suo fratello da milano risponde disilluso "ho paura", la sua compagna di vita manda soltanto due parole, private e dolcissime. Il sottoscritto (tirato dentro senza motivo apparente) scrive "Questa è una giusta battaglia contro l'ignavia che impera, orsù dunque, armiamoci e partite..".
Siamo a metà febbraio, passano due mesi e nessuno produce più una riga sull'argomento, siamo lontani e in fondo ci conosciamo poco, magari è stata una boutade - pensa chi scrive. E invece a metà aprile i fratelli Dottori (che sono autentici folli, come può essere folle uno che lascia una vita agiata per fare il contadino o quell'altro che di mestiere fa il cantautore intimista) se ne escono con la storia del crowdfundig.
L'idea che qualcuno regali quattrini per un misconosciuto festival nella campagna marchigiana sembra improponibile (di questi tempi poi) e i primi giorni c'è già chi pensa di mollare il colpo. Ma la verità è che gli appassionati ci credono e piano piano si fanno vedere, le quote aumentano fino a sfondare il budget previsto (3500 sudatissimi euro) due giorni prima della scadenza del progetto in rete. 100 ragazze e ragazzi, che a volte non conosciamo minimamente, finanziano un evento culturale, scelgono di non restare immobili a guardare e dicono "facciamolo".
E'la prima volta che accade in questo paese (almeno per quanto ne sappiamo) che un evento di 3 giorni si faccia senza l'aiuto di un'amministrazione comunale, o di un imprenditore locale, o chissà chi altro. Pagare prima per avere dopo, sulla fiducia, senza paura. C'è qualcosa di altamente umano in tutto questo, energia pura per chi ha tutto in testa ma niente in mano. E' la svolta.
Le band ci sono, lo staff pure, spunta un cartellone credibile e variegato, l'obbligo morale verso i 100 raisers tira fuori il meglio. La Distesa è in ballo, la voce gira, le Marche hanno un festival nuovo, una rassegna di musica (band tra le migliori in Italia oggi, sfido chiunque a dire il contrario) cultura e cibi spirituali, come recitano i flyer di Stra. C'è l'artwork, arriva il nuovo logo, le t-shirt con la Distesa stilizzata, Casamedusa fornisce un impianto della madonna (e quell'X32 spettacolare), il CSA Sisma ci mette la cucina, Riccardo la perizia dell'enologo, Giovanni Gaggia gli arazzi e la sua arte, i campeggiatori le tende, Nicolas rompe i coglioni ma quello è un gatto adorabile e gli si perdona tutto.
Alla vigilia del festival (è un giovedì) c'è Italia Spagna. La guardiamo sul pc perché Corrado non possiede una tv, Bonucci sbaglia il rigore decisivo e una bottiglia di grappa fatta in casa mette tutti ko (non distesi, stroncati), il meteo dice pioggia su pioggia. E venerdì piove, governo ladro, e Gio finisce fuori strada sfasciando il pick-up con l'adesivo del Green Leaves appiccicato lì da chissà quale altro proprietario, e fa freddo, la gente scarseggia e non si sa che fare.
Ma (lo dice il corvo, non lo dico io) non può piovere per sempre e il giorno dopo, e quello dopo ancora, arriva il sole e tante belle e nuove facce, variegate e splendide nel loro incedere cuoriose. Più di 600 pasti forniti, 250 litri di birra e non si sa quanti di verdicchio, più di 25 tende accampate in giardino, gli ostelli di Cupramontana con le camere occupate dai "distesi".
Il Festival finalmente nasce, o rinasce. E tutto quello che è stato lo potete capire da soli guardando questa immagine qui sotto.
Una cosa troppo bella, un abbraccio al mondo. Un tuffo nel vuoto si, ma in costume da bagno...
La Musica si è distesa, e noi con lei.


Ringraziamenti:
Le band (Atterraggio Alieno Rhò C+c=Maxigross Blue Willa Persian Pelican Lava Lava Love Honeybird & the Birdies), Claudia Ciccarelli e il bellissimo Circolo Revers di Sarnano, Angelica Bellabarba e Nermina Delic, Paolo Perego e Francesco Campanozzi di Casamedusa, i ragazzi del CSA Sisma di Macerata, Michele STRA Marchetti, Nicolò Zaganelli e Artevox per l'aiuto e "Time to pretend" (è stato il segnale, lui sa perché), la sfasata che pensava fossimo satanisti ("sul programma c'è scritto cibi spirituali, non potete mica rubare le ostie sapete?"). Grazie a Maddalena e Giacomo per l'ospitalità, alle ragazze del bar (Giulia Angela Giorgia Arianna Irene), i piccoli Jack Giulia Lapo Zeno e la loro splendida nonna, il bimbo Spiderman e pure Gea che si è persa e ritrovata. Tania di Musicraiser e tutte le persone che fanno girare la ruota (come ha scritto qualcuno di recente). Grazie ai perfomer, ai ragazzi del reading Vogliamo Tutto, ad Andrea Tantucci del Maiale Volante, ai dj di Bloody Sound Fucktory e a Fanta (ribattezzato fantabasta), e agli amici di sempre che hanno fatto la strada per non perdersi la festa. Un enorme grazie a te ignoto ragazzo sui vent'anni che hai lasciato 2 euro al banchetto perché te lo sentivi, perché (parole sue) voleva contribuire pure lui. Siete stati tutti fantastici, anche e soprattutto quelli che ho dimenticato di ringraziare. 

Grazie infine a Valeria Corrado e Giuliano, per chi scrive queste righe siete stati la parte più bella. 
Max



giovedì 20 giugno 2013

sabato 4 maggio 2013

Proviamoci!



Cari amici
dopo due anni di pausa abbiamo deciso di far ripartire il festival Musica Distesa. Il 28,29,30 giugno ci ritroveremo per ascoltare buona musica, bere del buon vino e provare a rinnovare gesti culturali indipendenti. Per fare questo abbiamo bisogno anche del vostro aiuto: abbiamo deciso di non ricorrere a sponsorizzazioni o contributi pubblici ma per far vivere il festival abbiamo iniziato una campagna di auto-finanziamento qui:https://www.musicraiser.com/projects/962-festival-musica-distesa-2013 Basta un login e una carta di credito e potrete scegliere fra molte diverse ricompense (libri, CD, magliette, ecc.)
Abbiamo un mese di tempo per raccogliere i fondi necessari al cachet degli artisti e alle spese di organizzazione (service audio, Siae, ecc.).
Grazie!

Dear friends
after a two year break we decided to restart the festival Musica Distesa. The 28,29,30 June, we will get to listen to good music, drink good wine and try to renew independent cultural ideas. To do this we need your help: we decided not to use any sponsorship or grants but to make the festival we began a campaign of crowfunding here: https://www.musicraiser.com/projects/962-festival-musica-distesa-2013  You login and with a credit card you can choose between many different rewards (books, CDs, T-shirts, etc.).
We have a month to raise the necessary funds for the cachet of the artists and the costs of organization (audio service, SIAE, etc..).
Thank you!

https://www.facebook.com/MusicaDistesa

giovedì 26 gennaio 2012

Cinquant'anni di Amnesty International

Nel 1962 veniva fondata Amnesty International, nel 1962 usciva il primo disco di Dylan. Chimes of freedom è il disco che li festeggia entrambi.

venerdì 13 gennaio 2012

Keef

Il libro definitivo. L'autobiografia di Keith Richards, Life. Una vita di rock'n'roll. Una vita oltre. Un libro fantastico, che racconta un'epopea, una cultura. Un mondo che non c'è più, di cui lui è stato l'autentico simbolo. Riff incredibili, avventure da cineteca, storie di donne e stupefacenti e ribellioni, il blues di un'anima scatenata. E poi le accordature aperte, le canzoni scritte con Jagger, le fughe in Marocco ed in Francia. Poi non resta che metter su Exile on main street e cantare a squarciagola.



...Ma che fine ha fatto l'auto? Noi l'abbiamo lasciata in quel garage, piena di droga. Mi piacerebbe sapere che fine ha fatto la roba. Forse nessuno ha mai rimosso i pannelli. Forse qualcuno la guida ancora, imbottita di stupefacenti...

...Il mondo non suscitava in noi altri interessi all'infuori degli stratagemmi per non perdere la fornitura dell'energia e sgraffignare qualcosa da mangiare al supermercato. Le donne erano solo al terzo posto della lista. Luce, cibo e poi, ehi, sei stato fortunato...

...La scrissi nel sonno Satisfaction. Non avevo la minima idea di averla scritta, ma grazie al cielo avevo un piccolo registratore a cassette Philips. Quella mattina lo guardai, per miracolo, ricordando di aver inserito una cassetta nuova di zecca la sera prima, e vidi che era alla fine. Premetti il tasto di riavvolgimento e trovai Satisfaction. Solo un'idea sommaria... Poi, quaranta minuti di me che russavo...

...Un'epopea di quel periodo fu il viaggio in auto a base di acidi che feci con John Lennon - un episodio di tale sregolatezza che riesco a malapena a evocarne un frammento... Io e Johnny eravamo talmente fusi che perfino anni dopo a New York alle volte lui mi chiedeva: "Cosa è successo in quel viaggio?"... Con noi c'era una ragazza molto dolce... Di recente l'ho consultata per questo libro, e la sua rievocazione differisce non poco dalla mia...

...La levitazione è probabilmente ciò che più s'avvicina, per analogia, a quel che provo - che si tratti di Jumpin' Jack, di Satisfaction o di All down the line - quando mi accorgo di aver centrato il tempo giusto, e tutta la band è dietro di me. E' come decollare... La gente mi dice: "Perché non smetti?". Ma io non posso andare in pensione finché non tiro le cuoia. Non credo che la gente capisca cosa sento. Non lo faccio per i soldi, o per voi. Lo faccio per me...

...Di fronte a Mick non mostrai alcuna reazione riguarda ad Anita. Decisi di vedere come le cose si sarebbero concluse. Non era la prima volta che entravamo in competizione per una bambola... Ma, sai, mentre tu ti divertivi, bello, io mi scopavo Marianne. L'avevi lasciata sola, toccava a me consolarla. Anzi dovetti sgattaiolare via di fretta, quando l'amico tornò a casa... Udimmo la sua auto parcheggiare di sotto, ci fu un gran trambusto, io mi sporsi dalla finestra, recuperai le scarpe e me la svignai attraverso il cortile, accorgendomi di aver dimenticato le calze. Bé, Mick non era il tipo da mettersi a cercare le calze. Io e Marianne ci scambiamo ancora questa battuta. Lei mi manda dei messaggi: - Non ho ancora trovato le tue calze...In ogni caso Anita non si divertì con quel pisellino striminzito. So che Mick ha un paio di coglioni enormi, ma non compensa il resto, giusto?...

venerdì 2 dicembre 2011

Padri e figli

Oggi è una di quelle giornate in cui mio padre mi manca di brutto.
Così, per caso, ho messo su l'ultimo CD del cofanetto live 75-85 del boss ed ecco che parte l'ormai leggendaria introduzione.

... Quando stavo crescendo io e mio padre litigavamo sempre, quasi su tutti gli argomenti. Ma... io avevo dei capelli davvero lunghi, scendevano oltre le spalle. Quando avevo 17 o 18 anni il mio vecchio li odiava veramente; quando ci mettevamo, litigavamo tanto che io finivo per passare molto tempo fuori di casa. E d'estate non era tanto male, perche' faceva caldo, e gli amici erano tutti fuori; ma d'inverno, mi ricordo quando stavo giu' in paese e prendevo un sacco di freddo ... e quando il vento soffiava avevo una cabina telefonica nella quale mi riparavo. E chiamavo la mia ragazza, qualsiasi ora fosse, solo per parlarle, anche tutta la notte... fin quando, finalmente, trovavo il coraggio di tornare in casa ... mi fermavo un momento nel viale, e lui era la' ad aspettarmi, in cucina. Io mi mettevo i capelli dentro il collo della camicia ,entravo... lui mi chiamava perche' tornassi a seder con lui. La prima cosa che mi chiedeva era cosa pensavo di fare di me stesso. E la peggiore cosa e' che non riuscivo mai a spiegarglielo. Mi ricordo che una volta ebbi un incidente in moto; mi ritrovai disteso nel letto, e lui fece entrare un barbiere che mi taglio' i capelli, e, ragazzi... mi ricordo che gli dissi che lo odiavo,e che non me ne sarei mai dimenticato. Lui mi diceva:"ragazzo, non vedo l'ora che ti prendano nell'esercito. Quando ti prenderanno nell'esercito faranno di te un uomo. Ti taglieranno i tuoi lunghi capelli e faranno di te un uomo". Questo successe, credo, nel '69. E c'erano molti ragazzi del vicinato che partivano per il Vietnam... Mi ricordo il batterista della mia prima band che veniva verso casa mia con indosso l'uniforme da marine dicendo che andava, e non sapeva dove... molti ragazzi partirono, e molti non tornarono; e molti di quelli che tornavano non erano piu' gli stessi. Mi ricordo, il giorno in cui arrivo' la cartolina di leva, la nascosi ai miei, e tre giorni prima della chiamata militare io e i miei amici uscimmo, restammo svegli tutta la notte.... e la mattina della partenza, tutti sull'autobus, eravamo cosi' spaventati... E andai... e mi scartarono! Tornai a casa... Non c'era niente che desiderassi tanto... mi ricordo il ritorno a casa dopo essere stato via tre giorni... entrai in cucina, mio padre e mia madre erano seduti li' dentro. lui mi dissa:"dove sei stato", io risposi che ero andato alla visita militare Mi chiese:" cosa ti hanno detto?" io risposi:"non mi hanno preso", e lui disse:" questa e' un'ottima cosa". 

Che poi parte quell'armonica che ti squarcia il petto e pensi che quella roba lì è la cosa più vicina all'idea di rock che ci sia mai stata. Lacrimuccia inclusa.

sabato 20 agosto 2011

Bon Iver ed altre cose

Si fa un gran parlare di questo ragazzo barbuto. Ha appena pubblicato il secondo disco, dopo che il suo primo era stato il classico "caso editoriale". Non riesco a capire se mi piace o no.


C'è chi dice sia un genio, chi dice sia fra le migliori robe degli ultimi anni. Non so. Sarà la voce, che è sì straordinaria ma non proprio nelle mie corde. Boh. Aspettiamo. Come una boccia di vino che si apre oggi e non dice un gran che, ma poi lasciata lì qualche giorno all'aria poi ci rimetti il naso e comincia a parlare.
A proposito. Ho le prime bottiglie di Metodo Classico La Distesa. Sboccatura fatta da quindici giorni. Annata 2004, circa sette anni sui lieviti, cento per cento Verdicchio. A parte una bolla spessa che se la vede un produttore di Champagne ride per un mese di seguito, son contento. Ancora non ci sono nome ed etichetta, ma il tutto verrà definito a breve. Il fatto è che non facendo più fiere a chi lo faccio assaggiare?

domenica 10 luglio 2011

Ho visto il passato ed il futuro del rock e sono felice

Quando si disperdono le ultime note di Remedy non sai se è più la gioia per un'ora e trenta di musica stellare, proveniente da un altro pianeta, quello del grande rock and roll, oppure la tristezza per un tour che segna la fine, almeno per ora, dell'avventura dei Black Crowes.
Qualcuno lo ha già definito "uno dei concerti dell'anno", altri hanno scritto robe d'altri tempi; e per me hanno ragione. Bel festival, il 10 giorni suonati di Vigevano: grande location, acustica e volumi da vero concerto rock, birre artigianali, vini e carni bio, una bella atmosfera. Fatto sta che i corvi si confermano per quello che sono, e cioé una straordinaria macchina del tempo capace di farti salire su un ottovolante che viaggia a cento all'ora fra Allman Brothers, Lynyrd Skynyrd, Grateful dead, Rolling Stones, Otis Redding e Led Zeppelin. Derivativi? Indubbiamente. Poco originali? Sicuro. Echissenefrega. E' come il classico Barolo, non vuoi aspettarti altro ed invecchia alla grande! La realtà è che suonano in modo pazzesco e ti conducono là dove pochi riescono.


Più contrasto non poteva proprio esserci con gli Arcade Fire del Summer festival di Lucca: dagli anni settanta, dalle improvvisazioni di venti minuti con assoli dilatati, dal sud della Georgia piena di soul e funky, al nord del Canada, agli anni ottanta, ad un muro di suono senza assoli o divagazioni.
La band che sta ridefinendo il suono e la scrittura del rock di questi anni ha proposto un gran concerto, pieno di idee e creatività, un circo musicale dove tutti suonano tutto e dove le canzoni arrivano potenti e dirette, senza intermediazioni. Punk ante litteram, a cominciare dalla mise militaresca di Win Butler che pare Joe Strummer. Peccato non abbiano fatto Suburban War, che è il pezzo migliore dell'ultimo disco, ma quel che è certo è che tra vent'anni vedremo canzoni come Wake Up o Ready to start come il meglio della musica di questi anni.
Insomma, in due giorni ho visto il passato ed il futuro del rock e sono felice.

sabato 23 aprile 2011

Felicità è...

...Sapere che finalmente The Black Crowes torneranno in Italia. A vigevano il 7 Luglio 2011. Non vedo l'ora. Nella formazione con Steve Gorman e Marc Ford una delle più grandi rock band di sempre...

mercoledì 9 marzo 2011

Un vino, un libro, un disco

A smentire che in fatto di vino si debba ragionare secondo categorie preconcette l'assaggio di qualche giorno fa: The hess collection Napa Valley Cabernet Sauvignon 1997. Sì, avete capito bene, un gran vino della California. Bene: nessuna nota di legno, alcool limitato a 13 gradi alcolici, nessun sentore di sovramaturazione, nessun tannino sovra-estratto. Invece un naso rappresentativo del vitigno, con note speziate evidenti, solo leggermente virate verso le pirazine, delicato, fine, dove una nota balsamica intrigante fa da contrappunto ai frutti rossi, ciliegia matura sopra tutti. Ed è in bocca a sorprendere. Tannini setosi, facilità di beva, grande freschezza, il tutto a sostegno di un frutto scorrevole e pieno. Grande boccia, affascinante, e un grazie a Luciano che me l'ha regalata.
Ho letto, e consiglio vivamente, Stati Uniti d'Italia, antologia di scritti di Carlo Cattaneo a cura di Norberto Bobbio. Libro pensato nel 1946 per un'Italia appena uscita dalla guerra e che ripensava se stessa. Scritti sul federalismo democratico per capire cosa davvero si debba intendere per federalismo, al di là degli slogan facili e delle convenienze politiche.
Non riesco a togliere dal lettore Cd Sigh no more dei Mumford&Sons: folk rock esaltante, canzoni magnifiche, ritornelli portentosi, ritmi da ballare. Suonato e cantato benissimo, è un discone veramente straordinario di una band che mi piacerebbe proprio vedere dal vivo.    

sabato 19 febbraio 2011

Per chi non c'era...

...E per chi c'era ed ha un pò di nostalgia...


mercoledì 1 dicembre 2010

Il cofanetto definitivo


The promise: the making of Darkness on the edge of town è il feticcio definitivo. Per un fan di Springsteen è come un viaggio in Borgogna per un appassionato di vino. Come un trip per un tossico. Un intero film, un intero doppio album di perle nascoste (sebbene conosciutissime dagli estremisti), un intero concerto del 1978, l'intero album risuonato live nel 2009, il disco originario rimasterizzato. E poi foto magnifiche, il notebook originario - su cui lavorava Bruce per scrivere i testi - riprodotto come solo dei geni del marketing potevano fare.
L'unico limite alla perversione: due piccole, innocenti, creature bionde con gli occhi azzurri, che mi impediscono di arrivare ai lettori CD e BluRay...

giovedì 22 luglio 2010

Crosby,Stills&Nash

Ci sono band che davvero hanno fatto la Storia della musica. CS&N è sicuramente una di queste, a maggior ragione con l'aggiunta di Young. Il primo "supergruppo" della storia del rock con elementi provenienti dai Byrds (Crosby), Buffalo Springfield (Stills) e Hollies (Nash), per fare una summa degli anni sessanta e dirigersi verso il decennio post Woodstock.
Lunedì scorso mi son fatto lo sbattone per andare a Roma, nello splendido Auditorium Parco della Musica, per ascoltarli. Un concerto davvero strano, contraddittorio. Eppure bisognava esserci. Assolutamente.
Crosby Stills Nash in Italia a luglio: Milano, Roma, LuccaPerché strano? Perché non siamo più abituati ad un certo modo di suonare e di porsi sul palcoscenico. Ho avuto davvero in certi momenti la sensazione netta, davvero paradossale per chi ha sentito dal vivo quasi tutti i mostri sacri del rock, di essere catapultato in un'altra epoca. Mi spiego: non è che Dylan o Springsteen o i Rolling Stones suonino così "moderni". Ma certamente il loro sound, il loro modo di stare sul palco, il timing di certi pezzi, il repertorio, l'immagine complessiva che viene dal palco, hanno avuto un'evoluzione nel tempo. Nel concerto dell'altra sera, invece, è stato come se ci avessero fatto viaggiare con la macchina del tempo per arrivare lì, negli anni sessanta. Con l'unica differenza di uno Stills in pessime condizioni fisiche e di un Crosby totalmente immobile, pareva davvero d'essere nella west coast in quegli anni, nel bene e nel male.
Un batterista che suona costantemente dopo il beat (a differenza di oggi dove suonano tutti ben prima); suoni analogici bellissimi e nitidi ma un un modo di suonare tremendamente sporco; una sezione ritmica appena presente e sempre in appoggio; armonie vocali davvero extra-terrestri e psichedeliche; un approccio sul palco easy e lontanissimo da ogni divismo del rock anni '70 e '80 o dalle pose di qualunque ragazzetto indie di oggi; un volume della chitarra solista davvero spaventoso. 
Tutto quanto lontano anni luce da un live odierno.

Bene. Il fatto è che dopo essersi abituati, e dopo qualche minuto di riscaldamento, ma l'età è quella che è, è arrivata anche la magia. Gemme come Long time gone, Marrakesh Express, Long may you run, Deja vù. E poi, soprattutto, il set acustico con le rivisitazioni di Norwegian Wood (Beatles), Girl from the North country (Dylan) e Ruby Tuesday (Stones in versione da brividi). Giusto, così, a ribadire il tono della serata.
Stills fa davvero fatica e qua e là piazza qualche sbavatura, però il suono delle sue chitarre è magnifico ed è il vero collante del gruppo. Nash è in forma smagliante, a piedi nudi su tappeti freak, è l'unico a parlare ed a muoversi sul palco. Crosby è sostanzialmente immobile, in postura da grande saggio, ma ha una voce pazzesca che il tempo non ha né scalfito né indebolito.
Così quando arrivano Behind blue eyes (Who) e Almost cut my hair (capolavoro totale di Deja vù) capisco definitivamente cosa cazzo sono stati quegli anni per la cultura pop.