La settimana prossima via col Sangiovese. E poi si vedrà.
Vino e territorio. Musica e cultura. Pensieri, sogni e visioni di un Homo Sapiens di campagna
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venerdì 17 settembre 2010
2010
Qualcosa si è già cominciato a raccogliere. Siamo indietro, come previsto. Acidità alte, zuccheri ancora bassini, sul Verdicchio la media è intorno ai 17,5° babo. Una annata più stile 2005 che 2004. Per ora. Ma c'è ancora tempo. Ondate di sole e pioggia previste da qui fino ai primi di ottobre. Sono le annate che mi piacciono di più, basta non innervosirsi e fare le scelte giuste.
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giovedì 2 settembre 2010
Aspettando la vendemmia 2010
Qualche millimetro di pioggia lo scorso fine settimana. Poi crollo delle temperature: ora di notte fa molto fresco (intorno ai 12 gradi) con escursioni giorno/notte molto interessanti per il profilo aromatico dei vini. Si sta delineando, insomma, il profilo di una bella annata.
In questo video è possibile avere un'idea dei vigneti in questo preciso momento:
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domenica 15 febbraio 2009
Follie d'inverno

Cosa succede quando due vecchi compagni di arrampicata si ritrovano, dopo alcuni anni d'inattività, in montagna, d'inverno, con al seguito le famiglie? Succede che, messi a nanna i bimbi, i due escano in una notte stellatissima, con una temperatura di -11 gradi per raggiungere un passo, parcheggiare l'auto, mettersi in marcia alla luce delle lampade frontali, camminare per un lungo tratto in salita sulla neve ghiacciata di una ripida pista. Succede che, malati di adrenalina come sono, si sdraino sui bob rubati ai propri bimbi e si gettino con la sola luce delle frontali in una folle discesa lungo la pista in questione, uno dei due lasciando a perenne memoria il calco della propria faccia sul ghiaccio. Succede che, non contenti, i due attendano il sorgere di una luna splendida per spegnere le frontali e ripetere l'impresa sostanzialmente al buio, eseguendo le curve a memoria e urlando nella notte per il mix oramai dimenticato di terrore e di divertimento. Dopodiché i due risalgono in macchina, si riscaldano con un vin brulé e vanno a dormire con l'idea che gli anni passano ma la pirlaggine no.
A parte questo simpatico aneddoto, due riflessioni enoiche: ottimo il Marzemino 2006 Bongiovanni bevuto insieme alla classica carne salada trentina. Mi sono sempre piaciuti i marzemino, i teroldego, i vini da uva schiava dell'Alto Adige, i lagrein. Diversi fra loro ma tutti accomunati da una caratteristica importante: la straordinaria bevibilità. Sono rossi che si bevono agilmente, senza impegno, ma con grande piacere, a tavola, con formaggioni e salumi grassi. Sulla stessa linea, ed illuminato da alcune pagine di Mario Soldati in Vino al Vino, Valeria ed io, sulla strada del ritorno dal trentino, abbiamo ordinato in una trattoriaccia romagnola mezzo litro sfuso di Sangiovese di Romagna. Che uno pensa: "chissà che ciofeca" ed invece siamo di nuovo lì, a mettere il naso in un vino semplice ma straordinariamente perfetto coi salumi e coi garganelli al classico ragù. Ignoriamo produttore, annata, vigna. Ma era un ottimo Sangiovese romagnolo, la cui beva mi ha ricordato certi vini francesi a base gamay. Solo che là, oltralpe, questi vini sono ben considerati, soprattutto dalla ristorazione. Mentre da noi per parlare bene di un Sangiovese di Romagna bisogna che sia Superiore, Riserva, Barriccato, Invecchiato, Arricchito... Allora forse viene considerato. Invece aveva ragione Soldati, quarant'anni fa, quando parlava di quei "piccoli vini" che spesso danno soddisfazioni più grandi dei vinoni rinomati.
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mercoledì 3 dicembre 2008
Un vino, un disco, un libro
Piccole emozioni che rendono la vita un poco più accettabile.
Il mio amico Walter, che insieme alla compagna Paola ha costruito negli anni la splendida azienda Terra d'Arcoiris, ha portato al Leoncavallo un vino "nuovo". Un Chianti dei colli senesi del 1997. Il vino sa meravigliosamente di Sangiovese. Di quel Sangiovese che il cav. Rivella ha recentemente dichiarato essere inadatto ai grandi vini. Questo 1997 ha ancora acidità da vendere e offre sensazioni petrose, cigliegia sotto spirito, lampi animaleschi, cenere di sigaro e tutto quel corredo di intriganti asperità che solo il Sangiovese sa donare.
A chi piace il sound di certa musica americana da saloon, dove il country si mischia con ballate strappalacrime, con influenze tex-mex, con folk-rock vecchio vecchio, Grievous Angel di Gram Parsons è un disco seminale. Il buon Steve Earle è partito da lì, e non solo lui. Lo ascoltavo qualche sera fa, con un freddo porco che bussava fuori dalle finestre e un pò di whisky a scaldare l'atmosfera. E poi c'è la voce di Emmylou Harris che ogni volta mi stringe le budella.
Sto leggendo La coscienza di un liberal del neo premio nobel per l'economia Paul Krugman. Lo consiglio a chi ama la storia economica: è un testo di divulgazione mai banale o qualunquista. Disegna una teoria precisa con la forza di argomentazioni lucide e documentate. Del tipo che, anche quando non sei d'accordo, resti affascinato dalla chiarezza e dalla convinzione. Un esempio, nel marasma di finti economisti e bestie da opinionismi televisivi.
sabato 13 settembre 2008
Fermentazioni, rifermentazioni e levate notturne.
Il Nocenzio 2008, per quanto riguarda Sangiovese e Cabernet Sauvignon, è in cantina e sta già vigorosamente fermentando. L'estrazione del colore appare ottima e gli aromi interessanti, frutto delle nottate fresche di luglio e agosto. Il caldo umido che ha segnato questo inizio settembre ci ha lasciato solo oggi causando un generale abbassamento delle acidità che, però, restano molto buone. Ho anche compiuto una prima raccolta di uve Verdicchio che mi serve per praparare il pied de cuvée coi lieviti indigeni.
Nel frattempo alcuni clienti mi hanno fatto notare che alcune bottiglie di Terre Silvate 2007 mostrano chiare bollicine, segno di rifermentazione. Ho controllato. E in effetti qualcosa deve essere andato storto in fase di filtrazione su un lotto. La cosa buffa è che il 2007 mi ha fatto disperare proprio per problemi di fermentazione. La dura realtà è che con basse solforose e residui zuccherini o si filtra sterile o almeno si dovrebbe aspettare a imbottigliare dopo l'estate. E' l'abc della tecnica enologica. Ho voluto sfidarla e diciamo che ho avuto la dimostrazione della naturalità dei miei vini... Sono un pirla. Meno male che la gran parte del vino è a posto.
Si dorme pochino. Giulia è un angelo, ma come tutti i neonati ha i suoi ritmi inesorabili. La combinazione neonato+vendemmia+grosse spedizioni in partenza ha annullato totalmente ogni possibilità di lettura, riflessione, ascolto o divertimento. Vorrei scrivere di Obama, di una nuova vigna, del libro di Ingrao che ho finito, del disco dei Coldplay, di qualche bottiglia di vino. Invece ho solo voglia di appoggiare la testa sul cuscino e provare a dormire per qualche ora.
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martedì 26 agosto 2008
Ancora sul Brunello

Per sostenere questa soluzione Gaja osserva che il territorio dove è possibile produrre Brunello è oggi troppo ampio e comprende zone dove il solo Sangiovese non è in grado di produrre grandi vini. Non solo, forza ulteriormente il discorso arrivando ad affermare che: "...si è lamentata la mancata zonazione (catalogazione scientifica dei terreni con la delimitazione di quelli vocati e di quelli no): ma la zonazione in nessuna parte del mondo – ad esclusione forse della Borgogna che riconosce però non una, ma oltre cento denominazione d’origine diverse - è diventata il principio ispiratore dei disciplinari di produzione. Meno che mai in Italia ove si è più propensi a coltivare la solidarietà e la compiacenza".
In pratica Gaja auspica un gigantesco compromesso in quella "guerra del vino" che da qualche anno si profila all'orizzonte fra artigiani ed industriali. Un compromesso basato sulla segmentazione dei mercati e sulla consapevolezza, non si sa bene quanto fondata, che le fortune dei "piccoli" passano anche dagli investimenti dei "grandi".
Che dire? Ovviamente non mi è possibile fare a meno che dissentire. Con molta umiltà, visto il livello del personaggio. Per ragioni varie ma tutte riconducibili ad una questione costitutiva. Per Gaja, così come per l'estalishment del vino italiano, Ministri inclusi, le denominazioni di origine sono dei marchi commerciali. Dunque sono manipolabili, privatizzabili, flessibili. Hanno un valore economico prima che storico-culturale. Secondo tale visione il valore aggiunto di un vino avviene nel processo di comunicazione e vendita, e la denominazione di origine è solo uno strumento commerciale. In questo senso Banfi e "gli industriali" di Montalcino sono coloro che hanno creato il fenomeno e, dunque, il vero valore aggiunto. Di conseguenza devono potersi fregiarse del titolo anche se hanno vigneti meno vocati. Anche se non sanno o non possono fare il Brunello col solo Sangiovese. Non fa una grinza.
Il discorso di Gaja è riformista e moderno. E' rivolto al mercato. E' cerchiobottista.
Peccato che. Peccato che le parole sono importanti. E, se anche fosse vero che i disciplinari non hanno mai tenuto conto delle zonazioni, il Barolo è Nebbiolo, Vosne-Romanée è Pinot Nero, Brunello di Montalcino è Sangiovese, Hermitage è Syrah. Non perché lo dica un disciplinare o il sottoscritto o Angelo Gaja. Ma perché lo dice la Storia.
Peccato che se alcuni vigneti non sono in grado di produrre grandi vini perché inadatti al Brunello forse debbano essere declassati. Pratica certamente meno remunerativa, ma ben più etica, rispetto all'inserire vitigni alloctoni e poi fregiarsi della stessa denominazione di chi ha i vigneti vocati o, semplicemente, sa fare meglio il vino; magari perchè in vigneto ci va sul serio a lavorare, anziché star seduto dietro un computer al di là dell'Oceano decidendo quale azienda toscana o francese o californiana acquistare.
Peccato che. Peccato che le denominazioni non siano marchi commerciali ma beni comuni. Beni che non appartengono a nessuno e però a tutti, consumatori inclusi. Beni collettivi che identificano un territorio; uno o più vitigni, secondo la tradizione; pratiche agricole consolidate; una geografia umana e sociale prima ancora che una economia; un concetto qualitativo di natura complessa come il "terroir", che corrisponde a diverse scienze naturali e sociali. Questo apparentemente sfugge a Gaja, sfugge a molti in Toscana e in tutta Italia, sfugge ai molti legislatori italiani ed europei che stanno discutendo di vino e di denominazioni. O forse non sfugge affatto a costoro, anzi. Proprio perché ben a conoscenza di tutto ciò, e dunque spaventati dalla figura del vignaiolo-artigiano, fedele traduttore del terroir, avanguardia di quell'attore "glocal" in grado di rispondere in modo moderno alle sollecitazioni della globalizzazione, proprio per questo i grandi consorzi, i monopoli, i poteri pubblici e privati tentano in ogni modo di portare l'ultimo attacco, definitivo, irreversibile, all'idea di Origine dei prodotti agricoli.
Per tutto ciò non posso che rinnovare l'invito a firmare l'appello in difesa dell'identità del vino a questo indirizzo web.
venerdì 31 agosto 2007
Vendemmia 2007
Nel frattempo non posso che sottolineare la scarsissima produzione di Sangiovese (circa la metà rispetto alla media), un pò a causa della vendemmia effettuata da simpatici stormi di uccelli predatori, un pò per una potatura diciamo "aggressiva" da parte mia, un pò per la stagione secca che ha prodotto grappoli quasi sempre sottopeso, quasi anoressici. Il colore, però sembra molto bello e stabile, così come i tannini che non mi sembrano verdi come temevo. Ma è ancora presto per qualunque valutazione.
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