venerdì 27 marzo 2009

Appuntamenti fieristici

Da domani e fino al 31 sarò a Dusseldorf per Pro-Wein. Mi troverete allo stand dei "Piccoli Produttori - Grandi Vini", Halle 3 stand D145. Sarà un momento importante per verificare la reazione dei mercati del nord-europa alla crisi.
Poi sarò a Verona, ma solo nella giornata di venerdì 3 aprile, ospite dello stand dell'amico Filippo Antonelli a Vinitaly. Lo stand si trova in Regione Umbria. A verona, invece, misurerò lo stato del mercato italiano e di quello americano e giapponese. Dopodiché vedremo che 2009 ci attende.
Consiglio a chi dovesse transitare per Verona le consuete fiere "alternative", a Villa Boschi e a Villa Favorita. In particolare la prima, Vino Vino Vino, che riunirà quest'anno diverse anime del mondo bio-naturale. Mi sarebbe piaciuto partecipare ma purtroppo le spese e gli impegni sono molti e scarse invece le risorse. Specialmente in fatto di tempo e di energie nervose.  

mercoledì 18 marzo 2009

Progetto κοινη: un nuovo vigneto, un nuovo aiutante

Ieri abbiamo finito di impiantare un vigneto nuovo. Con questo impianto parte ufficialmente il progetto κοινη, dal greco "comune". Di cosa si tratta? Si tratta del nuovo percorso, appunto comune, di un gruppo di amici con una lunga storia alle spalle. Si tratta della messa in comune di risorse, passioni, energie per arrivare alla produzione di un grande vino rosso, sotto la guida ed il marchio La Distesa. Si tratta per il sottoscritto di una nuova sfida agronomica ed enologica, anche per la tipologia di impianto, da condividere con gli amici di sempre.  
Ho pensato a un impianto con fittezze molto elevate (circa 6500 piante ad ettaro) e ad una conduzione ad alberello. Due novità assolute per il territorio di Cupramontana. I vitigni prescelti sono il Sangiovese, il Montepulciano e la Vernaccia nera. Sono stati scelti molti cloni differenti per ogni vitigno così come differenti portainnesto, in modo da creare la massima bio-diversità. 
L'emozione è grande. Da una parte c'è la gioia di condividere questa avventura con persone che vedo sempre meno ma che hanno segnato una parte importante della mia vita e con cui vi sono ancora sintonie e concordanze. Dall'altra c'è la sensazione tutta particolare che ci accompagna quando si fa qualcosa destinato a durare nel tempo: tutto ha un peso specifico differente perché c'è la consapevolezza di iniziare un percorso che non ha una data di scadenza. Ci sono vigneti con 50 o 60 anni di età, e ciò significa che molto probabilmente le barbatelle piantate in questi giorni ci sopravviveranno.
Infine mi fa piacere condividere questa situazione con Giovanni Loberto, giovane enologo milanese appena diplomatosi. Da gennaio lavora in azienda, affiancandomi in tutte le attività principali, dalla campagna alla cantina. In una fase di crisi come quella attuale in cui tutti sembrano ridimensionare la forza lavoro, la collaborazione di Giovanni è un investimento che ho pensato di compiere per far crescere ancora l'azienda dal punto di vista della qualità. Molti sono i progetti in cantiere, oltre a questo nuovo vigneto. C'è tanto da fare: per migliorare sempre, per inseguire ancora nuove sfide, per realizzare almeno qualcuno dei sogni che ci riempiono la testa.
 
  

domenica 15 marzo 2009

Mauro Pagani a Moie

Che gran concerto ieri sera alla Fornace di Moie! Mauro Pagani, accompagnato da Eros Cristiani alle tastiere e Joe Damiani alla batteria, ci ha condotti lungo un percorso che ha riunito il progressive con cui è cresciuto e che ha segnato gli inizi della sua carriera (brani di King Crimson, Genesis, Jethro Tull, PFM, Area), il sodalizio con De André (Brani da Creuza de ma) e i brani del nuovo disco (Domani).
Recentemente avevo visto la PFM di Mussida e Di Cioccio rifare De André ed loro i cavalli di battaglia. Grande concerto anche quello, certamente più elettrico e rock nell'intenzione. Ieri sera c'era un approccio diverso, forse più jazzistico e cantautorale, ma certamente il livello è stato altissimo ed è risultato molto stimolante vedere come alcuni pezzi italianissimi reggano il confronto con il meglio del rock internazionale anni settanta. Quel tipo di musica italiana era davvero avanti, sia che si parlasse il linguaggio della musica "progressiva", sia che si parlasse secondo la poetica "etnica" e cantautorale del grande Faber.  In questo senso la figura di Pagani si configura davvero come uno straordinario collettore di tendenze, esperienze, percorsi musicali diversi e coerenti al contempo. Una sorta di Ry Cooder italiano, con il valore aggiunto di una cultura umanistica tipica dello spirito europeo.
Per la cronaca: il concerto, inserito nella rassegna Controcanto, era gratuito. Complimenti ad Arci e Provincia di Ancona che l'hanno reso possibile.  

venerdì 6 marzo 2009

La mia Bruce crisi

Non è la prima volta. E non sarà l'ultima. Ma certamente sono in piena Bruce crisi. Lo capisci quando la voglia di ascoltare l'ultimo disco non c'è; lo senti quando ti scorrono di fronte le date del nuovo tour e non riesci a deciderti; ti è chiaro mentre Massi ti lancia l'idea di andare a Dublino e tu tergiversi; ti è lampante quando ricominci ad ascoltare il bootleg di Genova '96.
Dunque, andiamo con ordine. Workin' on a dream non ha aiutato, questo è certo. Ma non è la causa. Il disco in sé contiene un paio di canzoni davvero brutte, ha un paio di canzoni inutili, ha dei suoni a volte discutibili. Ma ha anche un pugno di canzoni meravigliose, è suonato divinamente dalla prima all'ultima nota ed è pieno di idee e melodie. Non voglio entrare nel merito. E' uno Springsteen ancora diverso e, per certi versi, coraggioso. 
Il problema è un altro.
Il problema è che sono cresciuto che per avere un disco di Springsteen bisognava aspettare anche 4 anni. Sono cresciuto che per avere del materiale video bisognava scambiarsi loscamente VHS scoloriti in qualche fiera di settore. Sono cresciuto senza Greatest hits o Essentials o altre operazioni commerciali. Sono cresciuto che Springsteen non rilasciava interviste o, comunque, aveva un rapporto davvero minimale con la stampa. Alla fine degli anni ottanta sono cresciuto, cioé, con l'idea che Springsteen non fosse come tutti gli altri. Che fosse un alieno. Una cosa strana: assolutamente dentro al mainstream discografico ma al tempo stesso lontano anni luce da esso nelle scelte artistiche. 
Questa presenza/assenza significava una moltiplicazione assurda e fanatica del desiderio, che esplodeva nei concerti dal vivo (fino al 1996 davvero pochi in Italia) e nella isterica ricerca del bootleg definitivo. Ma significava anche, dall'altra parte, che ognuna delle parole scritte o delle note suonate aveva un peso semantico devastante. La leggenda di Bruce si è dipanata negli anni settanta e ottanta tramite i meccanismi potenti della creazione mitologica, per quanto concerne la densità di testi e musiche, e del passaparola per quanto concerne la comunicazione.
Negli ultimi anni, invece, è stato pubblicato di tutto. Raccolte, inediti, DVD, anniversari, progetti solisti, dischi tributo e chi più ne ha più ne metta. Articoli di giornale, retrospettive, interviste, apparizioni televisive, speciali radio e tivvù sono venuti di conseguenza. Si aggiunga a questo il fatto che dal 1999 in avanti, salvo rari momenti, il nostro è venuto in tour continuativamente in Europa ed Italia. A volte con risultati altalenanti (vedi tour 2003 e 2005). Tutta questa sovraesposizione se, da una parte, ha fatto riesplodere interesse per quella che a metà degli anni novanta era ormai solo una vecchia icona rock in fase decadente, dall'altra parte ha, a mio avviso, pesantemente modificato l'idea di uno Springsteen "indipendente" dalla discografia o dal sistema dei media.
La realtà è, quindi, che dopo il picco assoluto raggiunto con l'ultimo tour, uno dei migliori da 25 anni a questa parte, c'era bisogno di una fase di decompressione. Di una assenza. Di una riflessione. Di una sedimentazione. Specie in un momento di grande crisi in tutto il mondo. 
La dimostrazione di ciò sono i testi di Workin' on a dream: grande mestiere ma ben poche emozioni. Senza un senso, una direzione. Cosa vuol dire Springsteen con questo disco? Boh. Di fronte a una crisi senza precedenti, il più "sociale" di tutti i cantanti rock se ne esce con canzoni in gran parte allegre e spensierate, o comunque in gran parte intimiste... Proprio quando la carriera di un musicista è così "leggendaria" serve grande attenzione nel muovere qualunque passo. Poiché i gesti e le parole hanno un peso specifico differente. 
Si dice: Bruce voleva solo divertirsi e divertire con un disco leggero (mi vien da pensare: chissà allora il tour...). Bene. Ma ciò non toglie che poi il disco sia stato dato in mano a Wal-Mart per la distribuzione, con grande sorpresa dell'entourage Obama e dei tanti attivisti liberal per cui Springsteen è punto di riferimento; che sia stata fatta la mega-marchetta del Superbowl; che sia stato costruito un tour ben attento a creare sold-out facili, per esempio attraverso la scelta di località balneari o festival molto conosciuti (da sempre evitati da Springsteen); fino all'ultima pugnalata che riguarda Max Weimberg, il colpo di grazia: pare che Max possa saltare alcune date europee perché occupato col suo progetto MW7 in televisione. E pare che verrà sostituito. Ora, a parte il fatto che non esiste nessuno che possa sostituire Max Weimberg nella ESB... Il punto è: ok la scomparsa di Danny e la sua pronta sostituzione, ma la ESB non era la sacra famiglia? Non era "tutti per uno uno per tutti"? Non poggiava proprio sulla irriducibilità della band alle dinamiche classiche dei marchi discografici buona parte del mito Springsteen? 
Ed allora vien da chiedersi: che succede? Che cosa è successo in questi anni? Dove stiamo andando?
Le prime risposte verranno dall'impostazione delle scalette del tour americano che parte in aprile: di tutto abbiamo bisogno tranne che dei soliti pezzi triti e ritriti. Serve un'idea. Serve una impostazione chiara nella scelta di brani che abbiano una coerenza ed un filo conduttore. Serve uno Springsteen che abbia ancora qualcosa da dire. Dell'ennesimo artigiano non sentiamo grande necessità.

mercoledì 4 marzo 2009

Vigneto Spescia

Dal mio letto dove giaccio con 40 di febbre posto questa foto di sabato scorso del vigneto Spescia. Stiamo ultimando le potature, se il tempo ci darà manforte.