martedì 27 dicembre 2011

Un anno dopo

Ricordate la polemica dell'anno scorso fra La Terra Trema, l'ormai classico appuntamento del Leonkavallo, e Semplicemente Uva, quella che doveva essere la "nuova" fiera dei vini naturali a Milano? Ne scrissi qui. Se ne parlò a lungo e "noi" produttori CriticalWine lavorammo ad un documento che spiegava la nostra posizione sulla faccenda. Nel polemicone finì anche Porthos che, di fatto, venne chiamata a riempire di contenuti una fiera altrimenti triste ed inutile.
Ad un anno di distanza La Terra Trema ha avuto il successo di sempre (purtroppo non ho partecipato causa mio "anno sabbatico"), mentre la seconda edizione di Semplicemente Uva sembra rinviata (queste le ragioni addotte: Si informa che per motivi indipendenti dalla volontà degli organizzatori e relativi ad opere di ristrutturazione della location prescelta, la manifestazione SEMPLICEMENTEUVA è rimandata a febbraio 2012 in data da definire). 
Nel frattempo Maurizio Silvestri ha pubblicato un pezzo su Porthos.it che mi è molto piaciuto e che vi invito a leggere qui. Non so se è un ripensamento rispetto alla polemica dell'anno scorso e non mi interessa. E' un bel pezzo. Che fotografa ciò che l'appuntamento di Milano rappresenta: un atto di resistenza creativa; un rito liberatorio; una grande festa. Alla faccia dei sempre più tristi appuntamenti "cosiddetti" naturali.

venerdì 16 dicembre 2011

Il default morale

Devo alcune risposte a Giampaolo Paglia che ha subito commentato il mio ultimo post con un paio di interventi sferzanti che riporto qui sotto:

“diritto a fare default? E il diritto dei risparmiatori, pensionati, famiglie, un po in tutto il mondo, di non perdere i soldi investiti nel debito pubblico italiano?
Questo vuol dire essere di sinistra? Scaricare sugli altri i propri problemi, non assumersi le proprie responsabilita' collettive e private?”

“ah, mi sono dimenticato, le liberalizzazioni. Gia', perche' in questo paese sciagurato purtroppo e' la sinistra che deve chiedere le liberalizzazioni, mentre la destra liberale non esiste proprio. Mentre il popolo della sinistra e' tutto li' invece ad applaudire alle lobbies del farmaceutico, dei tassisti, degli ordini professionali, ecc. Ecco la radiografia di un paese nello sprofondo”.

Nel mio post “La sinistra non c’è più” ho condensato in poche righe alcune considerazioni molto generali sul clima economico-sociale che si respira nel nostro paese. Un blog – per definizione – non è il luogo ideale per discussioni sui massimi sistemi. La sollecitazione di Paglia, però, mi costringe a chiarire meglio alcuni concetti su cui già mi ero soffermato qui, qui e soprattutto qui.
La crisi è crisi di sistema. La crisi è la crisi del capitalismo su scale globale. La finanza di rapina sta semplicemente svelando il fallimento di un modello “nato” nel 1971 con la fine di Bretton Woods e che ha avuto nella globalizzazione dei mercati finanziari negli anni novanta la sua spinta finale (definitivamente con lo sciagurato Gramm-Leach-Billey Act della amministrazione Clinton del 1999, vera causa "ultima" della crisi dei mutui sub-prime).
Ma non voglio farla lunga. Entro nel merito.

1) Il diritto dei risparmiatori di tutto il mondo. Ciò che l’economia del debito non ha mai raccontato in modo chiaro è che qualunque titolo di credtio una persona comperi presenta un “rischio”. Tale rischio è – per farla molto breve – ripagato dal tasso di interesse. Che l’Italia di per sé fosse a rischio lo racconta la storia del suo debito. Che avesse la tripla AAA fino a poco fa è un problema degli scandalosi istituti di rating e delle banche compiacenti.
2) Non assumersi le proprie responsabilità. E’ dal 1992, megafinanziaria Amato, che i cittadini italiani onesti si assumono le proprie responsabilità. Abbiamo avuto in questi anni decine di manovre e manovrine a senso unico: precarizzazioni, privatizzazioni, tagli a scuola e sanità, tre riforme delle pensioni, aumento di ogni tipo di tassa. Il risultato è che il nostro debito è rimasto sostanzialmente invariato (a parte un certo calo a cavallo fra gli anni novanta e duemila).
3) Il risultato di questa “assunzione di responsabilità”, che ha aumentato la diseguaglianza e devastato la classe media, è che siamo in avanzo primario di bilancio. Cioé al netto degli interessi sul debito il nostro budget è a posto. A parte la sciagurata gestione Berlusconi questo accadeva già coi governi di centrosinistra degli anni novanta (motivo per cui il debito è per un certo periodo sceso). Era la strategia “Ciampi”: ridurre il debito con l’accumularsi negli anni di molti avanzi primari.
4) C’è un “ma” grande come una casa: tale strategia dipende fortemente dalla crescita del PIL. Se non c’è crescita è quasi impossibile realizzare duraturi avanzi primari. Ora, da che mondo è mondo, la strategia per crescere necessita di interventi pubblici. Se non in termini di interventi diretti perlomeno in termini di incentivi, fiscali o meno. Oggi – come è evidente a chiunque – non abbiamo spazi di bilancio per veri interventi di crescita.
5) Siamo in recessione. Cioé scende il PIL. La revisione 2012 parla di un ulteriore -1,6%. Cioé cala l’occupazione. Cioé cala il potere d’acquisto (la domanda aggregata). La manovra è obiettivamente recessiva (ogni manovra lo è, questa di più). Ciò significa che  stabilizziamo il deficit ma riducendosi il denominatore del rapporto deficit/PIL a breve avremo bisogno di una nuova manovra. E’ un circolo vizioso che non è possibile spezzare stante questa situazione globale. Non solo: è una situazione oggettivamente mai capitata dal dopoguerra; siamo stati in recessione nel 2008, nel 2009 e ci siamo ora. Non è mai capitata una serie storica simile.
6) Arrivo al “dunque”: non esiste in storia economica un esempio di paese che è uscito da livelli elevatissimi di debito pubblico quale quello italiano senza una di queste due opzioni: iperinflazione oppure ristrutturazione del debito. Noi non possiamo stampare moneta stando nell’area euro, dunque la prima alternativa (che in ogni caso è a mio avviso peggiore ancora) non è percorribile.
7) Liberalizzazioni: è presto detto che sono favorevole a liberalizzare i taxi e le farmacie. Mi fa incazzare che una grande forza di “sinistra” le proponga come soluzione ad una situazione macroeconomica totalmente compromessa. L’impatto sulla crescita ci sarebbe ma molto limitato e molto spostato in avanti nel tempo. Non è una panacea ai mali italiani semmai uno specchio per le allodole. Peraltro stiamo ancora aspettando le riduzioni nelle assicurazioni RCauto promesse dalla “lenzuolata” di Bersani – governo Prodi – nel 2007.

In conclusione: pensare che questa manovra lacrime e sangue “salvi l’Italia” è illusorio. Stimo Monti e so che lo sa. Poteva osare ma l’avrebbero fatto cadere. Ha preferito impaludarsi ed ora purtroppo è ostaggio non solo di lobbies ma di partiti ridotti a bande di peones. La situazione è drammatica perché non manca solo una destra liberale ma anche una sinistra socialista. Manca tutto, insomma. Il default italiano è un fallimento morale e culturale prima che economico. E’ il default di una intera classe dirigente. E’ il default della politica e della sua rappresentazione. Non c’è via di uscita se non ce ne liberiamo. Se non ripartiamo da zero. Dalle fondamenta.
- La ristrutturazione del debito si può fare in mille modi. Non chiamiamola default, chiamiamola ristrutturazione controllata (si allungano i tempi di rimborso su ogni scadenza o si decurta di una percentuale il valore dei titoli), magari escludendo i piccolissimi risparmiatori e/o i fondi pensione.
- L'alternativa è fare una patrimoniale seria chiedendo un ultimo enorme sforzo ai cittadini –in modo progressivo – con una tassa di scopo una tantum (circa 10.000 euro a cittadino in media), destinata alla riduzione del debito (proposta Amato di qualche mese fa).
Nel primo caso le perdite graverebbero principalmente sui paesi esteri che hanno acquistato il nostro debito e ci sarebbero ripercussioni serie in Europa. Ma se fosse una via "concertata" potrebbe dare il via ad una nuova stagione. Nel secondo caso il peso ricadrebbe principalmente sui cittadini italiani. Ma se è vero come è vero che l'intero stock di ricchezza italiana vale molte volte il suo PIL le risorse potrebbero esserci.
In ogni caso la strada è solo una: ridure ORA il debito ben al di sotto del 100% del PIL (Roubini suggerisce di stabilizzare al 90% il rapporto): significa trovare o consolidare 450 miliardi di euro.
Questo è essere responsabili per me: raccontare per la prima volta la verità ai cittadini, cioé che la situazione economica italiana non è più sostenibile. Ripartire, liberando miliardi di euro di interessi che pagheremmo sul debito per fare investimenti, ricerca, incentivi alle aziende, riduzione mirata del carico fiscale, stabilizzazione dell’occupazione.
Questo io mi aspetto dalla sinistra. Che, però, non esiste più.

mercoledì 14 dicembre 2011

La sinistra non c'è più.

Io - che sono rimasto nel novecento - leggo i giornali e penso che sì, è vero, i nuovi ministri sono meglio di quelli vecchi. E sì, perlomeno il vecchio Monti non ci fa fare figure di merda quando va all'estero. Non è molto, ma è qualcosa.
Poi penso che sto invecchiando. E che una situazione tipo quella che stiamo vivendo è paradossale. Che si dovrebbe circondare il Parlamento coi forconi per quello che sta succedendo. E invece no, a parte quattro leghisti che sfogano gli istinti repressi da anni di rospi ingoiati, tutto fila in modo relativamente tranquillo. Che grande popolo che siamo... Quasi orgogliosi dei debiti accumulati dagli Andreotti e dai Craxi ci accingiamo all'ennesima manovra correttiva. Che io mi ricordi, è vent'anni che facciamo manovre correttive per tagliare il debito.
Rendersi conto che forse così non si può più andare avanti? Che i giovani non possono essere costretti a pagare un debito che hanno fatto i loro padri ed i loro nonni, spesso evadendo le tasse o intascando pensioni immeritate quando non fraudolente? Che se il paese sta fallendo la prima cosa da fare sarebbe chiudere tutte le missioni "di pace" ed azzerare le spese per la difesa, tanto nessuno invade un paese in bancarotta? Che esiste un diritto al default? Che bisognerebbe ristrutturare ORA il nostro debito con una riduzione concordata del 25% (450 miliardi circa di manovra) come dice Nouriel Roubini?
Ecco l'unico modo per ripartire (se non si vuole fare una patrimoniale feroce da 10.000 euro pro capite in media).
Dove cazzo sta la sinistra?
Ah, sì chiede le liberalizzazioni. Me l'ero quasi dimenticato.

venerdì 2 dicembre 2011

Padri e figli

Oggi è una di quelle giornate in cui mio padre mi manca di brutto.
Così, per caso, ho messo su l'ultimo CD del cofanetto live 75-85 del boss ed ecco che parte l'ormai leggendaria introduzione.

... Quando stavo crescendo io e mio padre litigavamo sempre, quasi su tutti gli argomenti. Ma... io avevo dei capelli davvero lunghi, scendevano oltre le spalle. Quando avevo 17 o 18 anni il mio vecchio li odiava veramente; quando ci mettevamo, litigavamo tanto che io finivo per passare molto tempo fuori di casa. E d'estate non era tanto male, perche' faceva caldo, e gli amici erano tutti fuori; ma d'inverno, mi ricordo quando stavo giu' in paese e prendevo un sacco di freddo ... e quando il vento soffiava avevo una cabina telefonica nella quale mi riparavo. E chiamavo la mia ragazza, qualsiasi ora fosse, solo per parlarle, anche tutta la notte... fin quando, finalmente, trovavo il coraggio di tornare in casa ... mi fermavo un momento nel viale, e lui era la' ad aspettarmi, in cucina. Io mi mettevo i capelli dentro il collo della camicia ,entravo... lui mi chiamava perche' tornassi a seder con lui. La prima cosa che mi chiedeva era cosa pensavo di fare di me stesso. E la peggiore cosa e' che non riuscivo mai a spiegarglielo. Mi ricordo che una volta ebbi un incidente in moto; mi ritrovai disteso nel letto, e lui fece entrare un barbiere che mi taglio' i capelli, e, ragazzi... mi ricordo che gli dissi che lo odiavo,e che non me ne sarei mai dimenticato. Lui mi diceva:"ragazzo, non vedo l'ora che ti prendano nell'esercito. Quando ti prenderanno nell'esercito faranno di te un uomo. Ti taglieranno i tuoi lunghi capelli e faranno di te un uomo". Questo successe, credo, nel '69. E c'erano molti ragazzi del vicinato che partivano per il Vietnam... Mi ricordo il batterista della mia prima band che veniva verso casa mia con indosso l'uniforme da marine dicendo che andava, e non sapeva dove... molti ragazzi partirono, e molti non tornarono; e molti di quelli che tornavano non erano piu' gli stessi. Mi ricordo, il giorno in cui arrivo' la cartolina di leva, la nascosi ai miei, e tre giorni prima della chiamata militare io e i miei amici uscimmo, restammo svegli tutta la notte.... e la mattina della partenza, tutti sull'autobus, eravamo cosi' spaventati... E andai... e mi scartarono! Tornai a casa... Non c'era niente che desiderassi tanto... mi ricordo il ritorno a casa dopo essere stato via tre giorni... entrai in cucina, mio padre e mia madre erano seduti li' dentro. lui mi dissa:"dove sei stato", io risposi che ero andato alla visita militare Mi chiese:" cosa ti hanno detto?" io risposi:"non mi hanno preso", e lui disse:" questa e' un'ottima cosa". 

Che poi parte quell'armonica che ti squarcia il petto e pensi che quella roba lì è la cosa più vicina all'idea di rock che ci sia mai stata. Lacrimuccia inclusa.