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sabato 27 gennaio 2024

The Docks: rock a Milano trent'anni fa

I Docks nascono al Liceo Classico Manzoni di Milano più o meno tra la fine del 1988 e l'inizio del 1989. C'è questa rassegna di giovani rock-bands nella palestra del liceo - che è in autogestione - e mi viene da pensare che i ragazzi che stanno suonando (per lo più cover dei Clash, degli U2, dei Police) sono davvero davvero molto fighi. E così la pensano pure quasi tutte le ragazze. Quindi perché non provare a mettere su una band? 

Mio fratello Giuliano è piccolissimo, dodici anni, ma già studia chitarra classica. Ed io, che di anni ne ho sedici, da poco ho una piccola tastiera Casio con cui provo a strimpellare qualcosa. L'immaginario ovviamente è quello del pop anni ottanta.

I fratelli Dottori nel 1988

Ma per mettere su un gruppo serve una voce: io sono davvero stonato e Giuli ha ancora una voce bianca. Il mio compagno di classe e grande amico Paolo Ricotti è abbastanza intonato. Lo sento cantare in gita scolastica, quando a un certo punto salta fuori una chitarra. Così gli propongo di fare una prova. L'idea è quella di un repertorio di rock-blues classico, con qualche incursione nel cantautorato italiano. Fatico a ricordare chi partecipa alle prime prove ma nell'autunno del 1989 la prima line-up dei Docs (senza la k) è certamente questa: Paolo Ricotti (voce), Corrado Dottori (tastiere), Giuliano Dottori (chitarra), Carlo Ferrari (basso), Paolo Peroni (batteria), Paola Maraone (cori). In questa formazione esordiamo live il 2 dicembre 1989. Affittiamo una sala in via dei Missaglia (zona Grattosoglio) e vendiamo i biglietti ad amici, compagni di classe e conoscenti vari. (Diciassette anni e la mia prima giacca di pelle, un chiodo prestatomi dalla mia amica Paola La Rosa).

Siamo scarsi. Ma in quei primi momenti siamo veramente scarsi. Eppure la sola idea di far parte di una rock-band ci pare la cosa più importante e figa del mondo. Una questione di identità personale, di visione delle cose. La musica per noi è questa roba qui: poca tecnica e grande passione. E poi ore e ore passate ad ascoltare i pezzi da suonare per trovare gli accordi giusti e le note degli assoli. Tutto ad orecchio, spesso suonando sui dischi. Ma i dischi che puoi permetterti sono pochi e spesso ti devi arrangiare "scaricando" i pezzi sulle musicassette direttamente dalla radio, sperando che lo speaker non parli troppo e nel momento sbagliato.

Paolo, Corrado, Giuliano (con la sua prima chitarra elettrica)

Fin dall'inizio alterniamo cover e pezzi nostri. Rock delle origini, Dire Straits, Police, Beatles, Jimi Hendrix, Zeppelin e Floyd; ma anche Zucchero e Vasco: tutto parecchio mainstream ma in un calderone in cui i primi pezzi originali provano a mettere insieme blues e funky con testi spesso venati di satira. Tra le "influenze" di questa fase ci sono gli ancora inediti Elio e Le Storie Tese - che ascoltiamo grazie a mitologiche cassette piratate che girano nei licei milanesi - e poi lo ska dei primissimi Casino Royale (qui ospiti nella mitica trasmissione "Doc") e il soul emiliano dei Ladri di Biciclette. In un certo senso siamo totalmente fuori moda: il 90% delle band di adolescenti in quel periodo suona metal: Megadeth e Manowar a manetta! 

La seconda line-up della band vede l'ingresso di Matteo Maraone al basso e, per un breve periodo, di Filippo Casoni come chitarrista ritmico. Il gruppo cambia il nome in The Docks (a volte con l'articolo a volte senza). Si suona in diversi contesti: in feste private più o meno assurde, al Teatro Gnomo - dietro il Liceo Manzoni - in una rassegna di gruppi giovanili, e poi in oratori, in spazi appositamente affittati,  in circoli ACLI e in locali come lo storico Magia Music Meeting di via Salutati 2 (qui qualche info). La "base operativa" è la sala prove "Malibù" che poi diventa anche studio di registrazione.

Magia Music Meeting 22/05/1992 - scaletta

Nel frattempo esplode il grunge e su Videomusic inizia a circolare quella che sarà la musica degli anni novanta: oltre a tutte le band di Seattle ecco Red Hot Chili Peppers, The Black Crowes, Spin Doctors, Countin' Crowes, Radiohead ma anche Litfiba, il primo Ligabue, Timoria, Frankie Hi-Nrg Mc, Rats, Negrita, Almamegretta, Ritmo Tribale, Africa Unite, ecc. Per noi sono anni di ascolti e di grande fermento musicale. E non solo per noi: sembra che finalmente il rock, in tutte le sue varie sfaccettature, riesca a far breccia in un paese da sempre legato musicalmente solo alle canzoni sanremesi. Ecco le chitarre e le batterie! Ecco testi differenti dal solito. Il fermento che si respira è quello che di lì a poco genererà la prima "vera" scena alternativa italiana (CSI, Marlene Kuntz, La Crus, Afterhours, Massimo Volume, Bluvertigo, Subsonica, Estra, Scisma, ecc.) che vede in Milano uno dei centri nevralgici.

In quel periodo il Malibù Studio è la casa dei Quartiere Latino di Paolo Martella che usciranno di lì a poco per Wea con l'album "Prima di subito" ottenendo un certo riscontro (apriranno anche alcune date del tour di Vasco Rossi Gli Spari Sopra): si tratta di progetto molto anni novanta, un crossover piuttosto chitarristico di funky, rock, rap e simil grunge. Niente di che, ma con loro inevitabilmente si cazzeggia e ci si confronta. 

I Docks respirano tutta quest'aria che li circonda e la scrittura cambia prendendo la direzione di un rock italiano con radici americane, psichedeliche, folk, sporcato da ovvie influenze grunge, specie nelle lunghe code strumentali. Le canzoni sono tutte scritte da noi fratelli Dottori: io mi occupo dei testi e Giuliano della musica. Nel 1993 la band trova la line-up definitiva: Paolo "Probus" Ricotti (voce), Giuliano Dottori (chitarre) Corrado Dottori (tastiere), Matteo Maraone (basso) e Paolo Fabrizio (Batteria). 

The Docks nella formazione definitiva

Siamo ancora davvero scarsi ma crediamo nei pezzi che abbiamo. E con questa formazione iniziamo le registrazioni della demo "Cadere nell'asfalto". Undici pezzi di cui due cover: un rock tirato del disco solista di Mick Jagger ("Wandering spirit" uscito nel 1993 e prodotto da Rick Rubin) e una rivisitazione di "Shelter from the storm" di Bob Dylan. Le canzoni originali sono un mix di pezzi con qualche anno sulle spalle e composizioni più recenti. I testi descrivono una città dura, decadente e competitiva, ci sono riferimenti alla droga e alla depressione e c'è ben poco sentimentalismo. D'altronde la "Milano da bere" è diventata Tangentopoli e la Lega Nord di Umberto Bossi ha appena vinto le elezioni.

E correre più forte
la città ti taglia fuori
correre più forte 
la città non ha pietà 
(Le mille luci dei navigli)

Questa città ci oscura la mente
è figlia di una nebbia volgare
sentiamo il suo velenoso respiro
non credere all'oro lucente che vedi
(Cadere nell'asfalto

E poi resti lì
senza parole
per sopravvivere
oppure ridere
e troppe stelle
in un cielo nero
rincorrono il sole
senza toccarsi
(E se perdo)

Gli arrangiamenti lasciano spazi sempre più importanti alla Stratocaster distorta di Giuliano e al basso aggressivo di Matteo Maraone, pienamente in stile anni novanta. Accanto a episodi naïf e piuttosto banali alcuni pezzi sono comunque degni di nota: la psichedelica e scarna "Notte Nera", il funkettone hard-rock "Nuoce alla salute", la classica ballad "E se perdo" e il mid-tempo grunge "La strada che ci porta in fondo", forse il pezzo migliore scritto dai fratelli Dottori, specie per il suo essere assolutamente "anni novanta".

Nasci s'una sera che non hai scelto
lastricata di mattoni dorati
fiancheggiata da alti alberi in fiore
costruiscono muri lungo la strada
scuri e possenti, pieni di mistero
e ti senti forte, bello e sicuro
Ma quella strada poi 
non ti basta più 
senti voci e rumori intorno a te
Dobbiamo andare in fondo
sulla strada che ci porta in fondo

Le registrazioni coprono l'arco di un anno, più o meno tutto il 1994, e avvengono sia al Malibù Studio che al New Hammil Recording Studio, su bobine analogiche. I costi sono elevati e si registra in gran parte in presa diretta, poche take e pochissime sovra-incisioni. Un altro mondo rispetto alle possibilità offerte dalla tecnologia digitale che verrà. Da notare che i pezzi incisi al Malibù vengono registrati e mixati da un giovane Marco Trentacoste che suona nei V.M.18 e diventerà poi un importante producer, oltre che il chitarrista dei Deasonika.

La demo viene distribuita in musicassetta in poche centinaia di esemplari. La band farà un'ultima apparizione al mitico Rock Planet di Milano il 13/01/1995 per poi sciogliersi definitivamente. 

In occasione dei trent'anni da quelle registrazioni è divertente riascoltare su cassetta alcune di quelle canzoni. E devo ammettere che è ancora più divertente sfruttare i progressi della tecnologia per provare a giocare un po': portandole in digitale e ri-lavorandole grazie all'Intelligenza Artificiale e ai moderni software audio. Per sorridere su chi eravamo e su quanto, alla fine, ci siamo divertiti.             

giovedì 18 febbraio 2010

Con le mani pulite

Diciotto anni fa partiva l'inchiesta "mani pulite". Avevo vent'anni e già avevo fatto un pò di politica al liceo, seppure come sempre da bastian contrario ed indipendente. Quel periodo, il primo di mani pulite, fu centrale per la mia formazione e per quella di una generazione che non poteva avere più gli stessi riferimenti di quella immediatamente precedente, non fosse altro perché era caduto il muro di Berlino. I Borrelli, i Davigo, i Di Pietro a Milano, così come i Falcone ed i Borsellino a Palermo, divennero allora delle importanti figure cui aggrapparsi in un periodo di crisi dei partiti, dell'intero sistema della Prima Repubblica e di un'economia in forte recessione per la prima volta dopo i gloriosi anni ottanta.
Ricordo alcune giornate passate fuori dal palazzo di giustizia a manifestare. Compagni di viaggio tra i più diversi: missini, leghisti della prima ora, vetero comunisti, tutti insieme a certificare il crollo di un sistema diffuso e sopportato fin tanto che l'economia poteva reggere la "tassa implicita" che era prevista secondo gli usi del tempo.
Poi, crollato in modo nemmeno molto elegante il Palazzo, vennero le stragi di mafia, venne l'epoca del tutti contro tutti e del fuggi fuggi generale, l'inchiesta "mani pulite" subì una ovvia involuzione, ci fu l'avvento di Berlusconi, alla famigerata "soluzione politica" si mise, volontariamente, una bella pietra sopra. E tutto ricominciò lentamente come prima. Diversi gli attori. Medesima l'attitudine degli imprenditori e della politica a colludere a danno dei cittadini.
Dopo quasi vent'anni, e nel pieno di una nuova recessione, evidentemente il peso della "tassa" chiamata tangente si fa nuovamente sentire se è vero, come è vero, che ricominciano le denunce da parte degli imprenditori. A Milano così come altrove amministratori pubblici vengono beccati in flagranza di reato come se nulla fosse cambiato rispetto a vent'anni fa.
L'inchiesta di Firenze, quella sul sistema della Protezione civile, mostra il lato più orrendo e decadente di questo nostro paese senza futuro. Fatto di donne oggetto prestate agli uomini in cambio di favori, di appalti pilotati, di cricche politico-affaristiche in grado di fare il bello ed il cattivo tempo su ogni "grande evento", di una informazione sempre più al servizio del potere. Il quotidiano voltastomaco di un cittadino normale che lavora con le mani pulite, sporcate nel mio caso dalla terra e dai tannini del vino, si trasforma in cinismo, in nichilismo di fronte alla impossibilità di qualsiasi riforma, di qualunque cambiamento. Il quadro che emerge è quello della solita italietta dei furbi. L'Italia del favore, della clientela, della raccomandazione. Dove ciò che soccombe sono il mercato, il merito e la fiducia dei cittadini onesti in un futuro migliore. Nel frattempo gli stipendi arrancano, i disoccupati aumentano, il debito pubblico sale e dal vocabolario della sinistra è sparita una parola che per tanto tempo ha dato un senso all'agire politico: rivoluzione.

giovedì 20 novembre 2008

La terra trema ancora

Con grande piacere sarò ancora presente al Leoncavallo per quella che è una delle tante fertili strade che ha preso nel tempo il progetto Critical Wine. Invito tutti a partecipare a questi tre giorni pieni di incontri, discussioni, grandi vini e belle persone.
Vini e vignaioli autentici, agricoltori periurbani, gastronomie autonome 28, 29 e 30 Novembre 2008 - MILANO
Il 27 novembre 2008 il Leoncavallo subirà l'ennesima ordinanza di sfratto del tribunale di Milano. Il 28, 29 e 30 Novembre 2008 ci sarà La terra trema al Leoncavallo. Hanno aderito e saranno presenti più di cento piccole aziende agricole - tra vignaioli provenienti da tutta Italia, coltivatori e allevatori (in special modo dal Parco Agricolo Sud Milano e Parco del Ticino) che offriranno in degustazione e in vendita a prezzo sorgente i propri prodotti.
Nel corso dell’evento sono previsti assaggi confidenziali, acquisti diretti, momenti pubblici di confronto, interventi di produttori, degustazioni guidate da assaggiatori esperti e appassionati (tra questi, Gigi Brozzoni e Antonio Rollo. Quest'ultimo condurrà una degustazione dal titolo Io, la barrique e Berlusconi).
Ma non si assaggerà e si parlerà solo di vino. Ci saranno momenti dedicati al miele e alle api con l'apicoltore catanese Antonio Coco, definito 'il pastore delle api': con lui approfondiremo l'allarmante fenomeno della moria delle api intutto il mondo. L’inquinamento unito a un uso dissennato di fitofarmaci mettono in serio pericolo la sopravvivenza di insetti fondamentali per l’ agricoltura e per il pianeta. Incontreremo gli agricoltori allevatori del Parco del Ticino: Luca Sala della Cascina Selva ci racconterà e ci farà assaggiare i suoi formaggi e Pietro Passerini della Cirenaica con i suoi salumi ci farà una lezione speciale.
Presenteremo le Carte della Terra, particolari carte dei vini adottate in spazi sociali e ristoranti (disponibili su www.laterratrema.org/carta-dei-vini). Strumenti di valorizzazione unici per i vini poichè sono gli stessi produttori a raccontare approfonditamente vita e storia dei propri vini. Ecco allora che in queste carte dei vini prendono forma concreta concetti quali il territorio e le pratiche di coltivazione e cantina. Inoltre sono chiaramente espressi i valori qualitativi ed economici delle produzioni: vi sono infatti indicati i prezzi sorgenti e i prezzi finali. Parteciperà Gabriele Corti della Cascina Caremma di Besate, che nel punto ristoro del suo rinomato agriturismo adotta una Carta della Terra.
Nella storica cucina del Leoncavallo ci saranno delle cene a filiera zero curate da uno staff di cuochi particolari che utilizzeranno le materie prime degli agricoltori presenti.
A chiudere le tre giornate ci saranno i concerti (Cozzi Velluto Quartet, Enfance Rouge, Sean Burke Quartet).
Numerose e interessanti anche le proiezioni video come i documentari Our daily Bread di Nikolaus Geyrhalter, Fratelli di TAV di Manolo Luppichini e Claudio Metallo, Biutiful Cauntri di E. Calabria, A. D'Ambrosio, G. Ruggiero e il film La Terra Trema di Luchino Visconti.
Momento di particolare attenzione sarà la Discussione pubblica su Territorio, Agricolture e Cemento nell'anno dell'elezione di Milano a luogo deputato per l'EXPO2015 a cui parteciperanno Cristina Bianchetti (Politecnico To), Roberto Brambilla (Impronta ecologica-Rete Lilliput), Valentina Cancelli (Comitati NO TAV), Carlo Casti (Governatore di Slow Food Italia), Domenico Finiguerra (Sindaco di Cassinetta di Lugagnano), Leoncavallo (Spazio Pubblico Autogestito), Sandro Passerini (Agricoltore), Paola Santeramo (Presidente CIA Lombardia Milano Lodi), Andrea Savi (s.o.s Fornace). Coordina Paul B (La Terra Trema).Milano e l’Expo del 2015, un discorso che impone approfondimenti.Molto si parla di agricoltura, sostenibilità e produzione nella città metropolitana nell’anno della sua elezione a luogo deputato per l’Expo, ma poco veritiere e sincere sono le politiche e le economie mossesi finora in tal senso. Nutriamo forti preoccupazioni per il futuro del territorio agricolo che si estende intorno a Milano, per il futuro degli agricoltori che qui lavorano (che continuano a chiudere e/o vendere). Quegli stessi agricoltori che, certo, oggi si trovano lusingati da promesse di gloria, pubblicità e futuri di vacche grasse.
“NUTRIRE IL PIANETA ENERGIA PER LA VITA. Il diritto ad un’alimentazione sana, sicura e sufficiente per tutto il pianeta”. Possibile dare credito? Possibile credere che Milano voglia nutrire il pianeta quando, incattivita, nell’odio uccide per pochi biscotti? Ci preoccupa che sia stato svenduto mezzo Parco Agricolo Sud Milano. Ci preoccupa che velati dal vessillo di un’agricoltura valorizzata si lavori con cemento, bugie, speculazioni immobiliari. Ci preoccupa che a dare aura ecologica a tutto questo siano state chiamate associazioni come Legambiente e Slow Food. Ci preoccupa che a nascondere tonnellate di cemento, infrastrutture gigantesche, affari, soldi e speculazioni siano stati chiamati i contadini: uomini e donne che con l’amore per il proprio lavoro custodiscono il nostro territorio.
Per questo riteniamo ancora più importante riproporre LA TERRA TREMA al Leoncavallo s.p.a di Milano dal 28 al 30 Novembre 2008.Parteciperanno centinaia di agricoltori con l’intenzione di discuterne e parlarne. Qui continueremo ad immaginare, realizzare, a supportare progetti concreti che nascono da anni di relazioni, discussioni e confronti. LA TERRA TREMA porta a Milano ancora una volta le tracce di un rapporto conflittuale e vivo tra città e agricoltura periurbana; la condivisione di un patrimonio culturale collettivo quale è il sapere enogastronomico; la discussione delle problematiche attinenti il settore agricolo e alimentare. Sotto il nome de LA TERRA TREMA, si riunisce l’agricoltura critica di qualità. Oltre le mode e il marketing del prodotto tipico studiato ad hoc.Vignaioli, contadini, allevatori, piccoli produttori resistono quotidianamente.
LA TERRA TREMA vuole ricordare ancora una volta che agroindustria e grande distribuzione, ipermercati, grandi centri commerciali, ristorazione prefabbricata, sono luoghi della negazione dei diritti, dello sfruttamento, dell’infima qualità del lavoro, della distruzione dei territori, della omologazione di merci e sapori, l’alienazione dei bisogni e del vivere sociale. LA TERRA TREMA, come poche altre esperienze in Italia e in Europa, mette insieme la gente della campagna e i centri sociali metropolitani in una provocazione corale che va addosso all’appiattimento dei sapori, dei sensi, del futuro.
Gli stands dei produttori saranno aperti dalle 15 alle 23.La loro costruzione è il risultato della collaborazione con la Comunità Cascina Contina, che con il suo laboratorio di falegnameria, l’orto, l’allevamento di animali e altre attività persegue la sfida di una casa d’accoglienza per decine di donne, uomini, minori e bambini.

mercoledì 10 ottobre 2007

Domanda banale

La domanda più banale cui mi tocca di rispondere da sette anni a questa parte, e cioé da quando Valeria ed io ci siamo trasferiti a Cupra, è se mi manca Milano. Poiché ottobre era per me il mese più bello a Milano, ci provo a sentire una specie di nostalgia per quella che tuttora considero la "mia città". Mi ci metto di impegno.
E allora posso dire che mi mancano le zingarate a qualche festa fighetta insieme agli amici di sempre, le birre al Nidaba con Massi, magari ascoltando Joe Valeriano, mi manca pisciare sotto il ponte della Darsena alle tre del mattino, sedermi sul letto di camera mia a improvvisare per ore schifosi pedaloni psichedelici con mio fratello, mi manca il sabato pomeriggio al Jungle col Tenca e magari fedrone, l'alba di certe domeniche insieme a Ivano e Claudio quando si andava ad arrampicare, mi mancano le gite a Piacenza a mangiare lo gnocco fritto col Bianco e Izio e JointVanni, che se poi ci facevano il palloncino altro che patente a punti, mi mancano il rubare vestiti alla Rinascente con Paola o il parlare di politica con Riquiz nel bar dietro il Manzoni, le peregrinazioni notturne al Leonkavallo, quello vecchio, mi mancano le corse alla cavallina in Piazza Sraffa col Mala, Daniele, Pedro e Fede, scavalcare la vecchia recinzione del Meazza per vedere concerti o partite del Milan, le prime degustazioni di vino nei primi wine bar della prima rivoluzione enoica milanese, e potrei continuare per ore con un noiosissimo elenco. E alla fine dell'elenco scoprirei che non è Milano a mancarmi, ma certe persone e forse anche un pò i miei vent'anni.
Dunque si fa molto più presto, per rispondere alla domanda banale, a dire che no, Milano non mi manca per niente. E poi perché dovrebbe?