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martedì 24 dicembre 2024

La fine del 2024

 Tutta la comunità distesa augura ad amic*, client* e compagn* un sereno Natale e un 2025 pieno di energia e soddisfazioni. Veniamo da un anno per noi molto faticoso, sulla scia di un 2023 difficilissimo. Abbiamo seguito i vigneti come non mai, con attenzione e ansia. Tutta la squadra si è impegnata al 200% in una stagione complessa e una vendemmia lunghissima. 

L'inverno è stato caldo e secco e ha causato germogliamento e fioritura anticipati. La primavera è stata regolare con la giusta quantità di pioggia segnata da un lavoro enorme di potatura verde. Le viti erano bellissime con una grande spinta e piene di uva. Forse il fatto che l'anno scorso le piante non avessero praticamente prodotto ha fatto sì che accumulassero più riserve per quest'anno. Fino a giugno abbiamo lasciato crescere vigoroso il sovescio: favino, senape, orzo e veccia hanno accompagnato la spinta vegetativa delle viti. Luglio e agosto sono stati estremamente caldi e completamente senza pioggia. Alcune zone dei vigneti hanno sofferto e abbiamo dovuto raccogliere alcune uve molto presto perché scottate. Lo stress idrico ha bloccato la maturazione delle uve: un anno che sembrava molto precoce alla fine è stato uno dei più lenti degli ultimi anni. Poi, con l'inizio di settembre, sono arrivate delle piogge molto belle che hanno gonfiato l'uva.

È stata una vendemmia gioiosa. Abbiamo raccolto molta uva, molto sana e con un'ottima acidità. L'alcol quest'anno è molto più basso del solito. Avremo vini leggeri e freschi, molto facili da bere ma i Cru saranno anche vini complessi grazie alla bella acidità che garantirà un'ottima evoluzione nel tempo. Ora aspettiamo i processi di ossidoriduzione legati alle fecce fini per arricchire i vini durante l'inverno.

Torneremo a imbottigliare tutte le nostre etichette e molto probabilmente usciremo con un paio di nuovi vini: progetti che avevamo in mente da molto tempo e che finalmente vedranno la luce. 

Intorno a noi vediamo un mondo senza pace, lacerato, inquieto e inquietante. Nuvole scure sembrano addensarsi nel mondo del vino, tra crisi generale del settore, evidente reflusso anti-naturale e grande disorientamento degli appassionati.

Il nostro augurio è quello di fare comunità, inseguire una qualche forma di serenità e continuare a stappare qualche buona bottiglia in compagnia, sognando una t/Terra sana ed accogliente.

Corrado e Valeria    

The entire La Distesa community wishes to friends, clients and companions a peaceful Christmas and a 2025 full of energy and achievements. We come from a very challenging year, in the wake of a very difficult 2023. 

We worked on the vineyards like never before, with attention and anxiety. The entire Distesa team committed 200% in a complex season and a very long harvest. 

The winter was hot and dry and caused early budding and flowering. Spring was regular with the right amount of rain and was marked by a huge amount of green pruning work. 

The vines were beautiful with a great push and full of grapes. Perhaps the fact that last year the plants had practically no production caused a storage of reserve for this year. 

Until June we let the green manure grow vigorously: broad beans, mustard, barley and vetch accompanied the vegetative push of the vines. July and August were extremely hot and completely without rain. Some areas of the vineyards suffered and we had to harvest some grapes very early because they were sunburned. 

Water stress blocked the ripening of the grapes: a year that seemed very early, in the end was one of the slowest and longest in recent years. Then, with the beginning of September, some very nice rains arrived that swelled the grapes.

It was a joyful harvest. We harvested a lot of grapes, very healthy and with excellent acidity. The alcohol this year is much lower than usual. We will have light and fresh wines, very easy to drink but the Crus will also be complex wines thanks to the good acidity that will guarantee an excellent evolution over time. Now we await the oxidation-reduction processes linked to the fine lees to enrich the wines during the winter.

We will return to bottle all our labels and we will probably release a couple of new wines: projects that we have had in mind for a long time and that will finally see the light.

Around us we see a world without peace, torn, restless and disturbing. Dark clouds seem to be gathering in the world of wine, between the general crisis of the sector, evident anti-natural reflux and great disorientation of enthusiasts.

Our wish is to create a community, pursue some form of serenity and continue to uncork some good bottles in good company, dreaming of a healthy and welcoming Earth.

Corrado and Valeria

mercoledì 24 novembre 2021

Appunti sparsi. Noi. La vendemmia 2021. I prossimi tempi.

Mentre una fitta nebbia ci impedisce di continuare la raccolta delle olive - ce ne sono tante e belle - alcune riflessioni si rincorrono, sfuggenti, da qualche tempo.

I vini della vendemmia 2021 riposano nelle vasche e nelle botti. A parte qualche residuo zuccherino qua e là, sono buoni. Alcuni sono molto buoni. È stata una vendemmia piuttosto veloce nei tempi di raccolta e molto lenta nelle fermentazioni, come era prevedibile. Una vendemmia molto diversa dalla precedente che era stata disastrosa soprattutto per quanto riguardava il mio approccio. Se infatti ero uscito dalla 2020 con dubbi e insicurezze, con una sorta di incapacità di giudizio e di azione che mi pareva assurda dopo ventidue vendemmie, con questa vendemmia ho riscoperto il piacere della vinificazione. Intendiamoci: è sempre qualcosa di piuttosto masochista, con le notti insonni e tutto quanto... Ma in qualche modo mi pare di aver recuperato il senso più profondo del mio lavoro.

Il microscopio. 

In qualche modo il microscopio è stata la chiave. Non che il microscopio in sé possa risolvere i problemi. Però quel che è successo è che si sono come disciolte molte delle incrostazioni ideologiche sul "naturale" che in questi anni si erano progressivamente stratificate in me, in noi. Da un lato il microscopio mi ha letteralmente riportato proprio dentro alla Natura. Dall'altro mi ha sganciato finalmente dalla retorica del "Naturale". Sembra una contraddizione ma non lo è. Penso ad esempio al bellissimo libro di Christelle Pineau "Cornoletame e microscopio" in cui si fa una approfondita analisi antropologica del movimento del vino naturale.


Osservare l'estremamente piccolo, il microcosmo di lieviti e batteri, mi ha guidato verso riflessioni più macro, su questo nostro mondo incastrato nella pandemia, preda di rancori, paure, muri. È stato un viaggio in qualche modo catartico, e lo è ancora. 

Osservare la vita microscopica e le sue influenze sul nostro lavoro, sulle nostre vite; immaginare il virus come fosse un lievito. E poi pensare alle nostre società. Alle nostre aziende. Alle nostre istituzioni. Al nostro ambiente. Pensare a come tutto sia collegato e a come tutto sia estremamente fragile.

La realtà è che mi sto progressivamente allontanando dal "vino naturale". Da sempre ho criticato certi atteggiamenti e valutato i rischi di alcune operazioni. In tempi non sospetti: sia nei libri, che in vari contributi web (solo una selezione per chi fosse curioso: qui qui e qui). Nonostante questo ci ho creduto e continuo a pensare che quella rivoluzione sia stata foriera di un più ampio rinnovamento del mondo del vino tout court. 

Eppure oggi l'esplosione stile supernova del "naturale" e il suo enorme successo mi sembrano in gran parte una rappresentazione già vista, vecchia. Con tutte le sue narrazioni, i suoi selfie, le sue forzature, le sue bottiglie feticcio, i suoi influencer, il suo circo e i suoi circoli e le sue falsità belle e buone. Proprio nel momento in cui i nodi della catastrofe ecologica che ci circonda vengono definitivamente al pettine, proprio quel mondo, il nostro mondo, balbetta parole come "sostenibilità" e "biodinamica" ma in fondo in fondo è del tutto silente. E politicamente ininfluente.

Peggio. Una parte del movimento si dimostra, rispetto alla pandemia in atto, dubbiosa nei confronti della scienza quando non apertamente negazionista e cospirazionista. Il che fa il paio - devo dire in modo coerente (non me ne ero mai reso pienamente conto) - con una idea di agronomia e di enologia che si allontana sempre di più da una qualsivoglia ragionevole base scientifica. (Che poi il mondo scientifico sia pieno di problemi questo è un altro piano del discorso e qui nessuno si è mai tirato indietro rispetto ad una critica serrata alle sue distorsioni). 

Mi chiedo: cosa fare di fronte a tutto questo disagio? E la risposta è complicata, difficile.

Forse ritirarsi e decrescere. Ri-educarsi. Fare politica attiva. E piantare un sacco di alberi. 

Questo è ciò che abbiamo fatto ed è ciò che continueremo a fare. Che il vino, in fondo, è sempre stato solo una scusa. 

venerdì 5 febbraio 2021

L'annata 2020 e alcuni dubbi radicali

Si dice sempre che ogni vendemmia è una storia a sé. Ed è vero. 

Ma poi ci sono annate che sono davvero dei punti di svolta, di non ritorno. Nel mio caso penso alla 2004: la prima annata in cui iniziai a sperimentare le fermentazioni spontanee. Oppure alla 2013, forse la migliore annata degli anni 2000 qui a Cupramontana: una vendemmia irripetibile che ci ha consegnato il senso del nostro limite qualitativo.

La vendemmia 2020 è stata per me una vendemmia durissima. I vini in vasca stanno mettendo a dura prova ogni mia convinzione, anche quella di continuare questo lavoro. Mi trovo nella condizione di non capire più le cose che sto facendo, la direzione verso cui stiamo andando. Tutta la bellezza del lavoro in campagna, la complessità dell'ecosistema che stiamo costruendo, e che mai come quest'anno pareva meravigliosa, non riesco a ritrovarla per nulla nei vini. O forse c'è, ma a me non piace più.

I miei vini sono sempre stati oggetto di dibattito. A molti non sono mai piaciuti ma non è stato mai un problema. Abbiamo smesso di mandarli alle commissioni assaggio. Abbiamo smesso di mandarli alle guide. Piacevano a noi. E piacevano ai nostri clienti. Tanto bastava.

Gennaio e Febbraio sono due mesi brutti per assaggiare i vini nuovi, specialmente i vini a base Verdicchio. Può essere che fra qualche mese questi brutti anatroccoli rifioriscano. Ma il punto non è questo, non è solo estetico. Fare vino naturale, perlomeno come siamo arrivati a farlo noi, implica l'assunzione di grandi rischi: di fatto tutta l'enologia moderna, quella che si basa sull'utilizzo di coadiuvanti e additivi più che sulla conoscenza dei processi, è basata sul concetto di riduzione del rischio. Ecco, la sensazione è che in questa fase io sia andato davvero troppo oltre, che il sottile confine tra un rischio calcolato e un salto nel vuoto sia stato oltrepassato.



Ancora oggi, dopo più di vent'anni di vinificazioni, mi trovo a non comprendere fino in fondo certe dinamiche. Oppure a comprenderle ma a non riuscire ad affrontarle nel modo in cui vorrei. Il clima non ci aiuta, ma non ci aiuta nemmeno la ricerca scientifica. E nemmeno - spiace dirlo - il nostro "movimento" così compatto quando si tratta di andare a una fiera e così poco interessato a costruire una "educazione alternativa". Così mi ritrovo solo ad assaggiare il frutto di un lavoro duro, approfondito, minuzioso, costoso sia in termini di energie che economie, e a doverlo rifiutare, a sentirlo come distante, come il frutto del lavoro di un neofita, di un principiante alle prime armi.

Forse è anche il momento che stiamo vivendo, forse i micro organismi responsabili delle fermentazioni hanno colto il fraintendimento, la paura (Giovanna, lo so che lo pensi!) e magari ri-assaggiare la 2020 tra dieci o quindici anni ci farà ricordare la pandemia, il lockdown, l'incertezza di questi tempi folli.

Oppure è solo arrivato il momento di lasciar perdere. Lasciare tutto in mano a un bravo enologo e andarmene in giro a fare bird-watching. Minchia, pensate il fallimento.      

domenica 20 agosto 2017

Vendemmia 2017. Un'annata di svolta.

Ieri si è cominciato a raccogliere qualche grappolo. Inutile ricordare che il 19 agosto nei Castelli di Jesi fino a qualche anno fa era impensabile vendemmiare. Nemmeno si facevano le campionature, per la verità. Generalmente si cominciava con le basi spumanti nella prima quindicina di settembre.
La cosa incredibile è che questa annata non verrà ricordata solo per la canicola estiva. L'intera dinamica è stata "storta", con inverno e primavera caldi; con una incredibile gelata tardiva (-2 gradi il 22/23 di aprile); con 2 grandinate il 25 giugno ed il 14 luglio; con una siccità in giugno, luglio e agosto che davvero ha pochi precedenti.
Il singolo evento "sfortunato" in campagna è sempre capitato. Sono gli eventi estremi ciclici e ripetitivi, come quelli cui stiamo assistendo, che ci fanno toccare con mano ciò che le teorie - fisiche e biologiche - già ci avevano predetto: il cambio epocale dei nostri climi, delle nostre stagioni e, dunque, in definitiva, dei nostri terroirs. Non si tratta più di stagioni strane o particolari: si tratta della normalità con cui avremo a che fare nei prossimi anni. Inutile piangere, sbagliato farsi trovare impreparati.
Da questo punto di vista l'annata 2017, a differenza della 2003, della 2007 o della coppia 2011 e 2012, che in qualche modo le sono simili, è l'occasione da una parte per mettere alla prova ciò che abbiamo imparato; dall'altra costituirà una sorta di anno zero per il lavoro che ci aspetterà nel futuro.
Due sono le considerazioni che in questa estate mi sono venute in mente:

1) Il nostro lavoro di vignaioli, di fronte a quello che sta succedendo, sarà sempre più quello di tutori del suolo e custodi della sostanza organica. Più che produrre uva da vino, saremo baluardo contro la desertificazione. Tutto il resto - di fronte a ciò che sta succedendo - mi sembra irrilevante e riduttivo.

2) Mi colpisce sempre più la sostanziale incapacità della "scienza agronomica", quella delle Università, di aiutare i viticoltori di fronte ad eventi cui si era preparati da tempo. In questo senso - ma è solo un esempio - l'effetto nefasto delle selezioni clonali degli ultimi vent'anni mostrano il disastro intellettuale, prima che economico, cui si è andato incontro. Se a ciò si aggiunge la programmazione "politica" che ha portato ad espianti di gran parte del patrimonio di vigne vecchie - le uniche che stanno rispondendo in modo positivo alla siccità ed alla calura - viene da chiedersi cosa sarà di noi fra cinquant'anni...

3) Noi viticoltori "naturali", in virtù del lavoro sul suolo fatto, di una concezione non produttivistica della pianta-vite, di una visione olistica dell'ecosistema vigneto e della fisiologia della pianta, siamo pronti alla sfida. Non sarà annata del secolo e nemmeno del decennio. Sarà un'annata dalla quale imparare, ancora una volta, qualcosa del nostro stare in un terroir.

Portiamola a casa!


domenica 26 ottobre 2014

Harvest 2014

Con i mosti oramai quasi tutti i secchi, tranne il Montepulciano, è possibile tracciare un primo bilancio di quest'annata così stramba.
Dico subito che ai tanti colleghi contadini e vignaioli che non raccoglieranno o raccoglieranno poco o avranno vini difficili, a causa di questa stagione così dura, va tutta la nostra solidarietà. Grandinate, bombe d'acqua, piogge incessanti hanno davvero creato enormi problemi in tutta la nostra penisola.
Al tempo stesso, però, non bisogna né generalizzare né pensare che sia tutto da buttare, anzi. In molte zone d'Italia questa vendemmia potrà regalare vini buoni se non buonissimi ed un accurato lavoro in vigna - specie durante le operazioni di vendemmia - può aver certamente riequilibrato anche situazioni estreme o molto difficili.
Per noi è stata una vendemmia molto dura, iniziata presto e finita tardi, con molti passaggi in vigna e tante tante ore lavoro per cercare di fare il meglio in una situazione resa precaria da malattie fungine, marciumi e gradazioni zuccherine medio-basse.
Detta così sembra tragica.
In realtà a bocce ferme c'è la grande soddisfazione di avere portato a casa una vendemmia così dura con le consuete dosi di rame/zolfo e con gli stessi metodi di vinificazione - senza lieviti selezionati, correzioni dei  mosti, enzimi, tannini, chiarificanti, ecc. - e mantenendo la solforosa dentro livelli molto accettabili vista l'annata (e come facciamo da qualche anno in qua, senza solforosa sui vini macerati bianchi e rossi). Se si può fare quest'anno si può fare sempre, questa è la grande felicità.
Ma i vini come sono?
I vini sono tendenzialmente diluiti, esili, un po' crudi in questa fase e con gradazioni alcoliche più basse rispetto al solito. Di per sé non sarebbe un male se non fosse per una sensazione generale di "centro bocca" davvero sfuggente. Al tempo stesso ci sono note aromatiche interessanti legate al freddo ed alla stagionalità "nordica" che possono dare qualcosa in più in termini di piacevolezza immediata.
Ma è ancora molto presto e per ora prevale la soddisfazione di aver domato la #vendemmiadimmerda. Starà poi ai nostri amici clienti co-produttori capire la particolarità e unicità dei vini di quest'annata.

giovedì 18 settembre 2014

Il mondo dalla nostra parte

E alla fine Giuliano Dottori ci fece anche ballare e cantare. Enjoy it! Colonna sonora qui a La Distesa per rendere la vendemmia 2014 un po' meno #vendemmiadimmerda. :-)

mercoledì 27 agosto 2014

Lieviti, lieviti e ancora lieviti

Ho seguito un po' l'ennesimo dibattito girato in rete sui lieviti selezionati, questa volta proveniente dal giro Slowine: qui l'articolo di Gariglio e qui l'articolo del bravo Fabio Pracchia.
Si tratta di un dibattito ormai stantio dove difficilmente si riuscirà a trovare una quadra fra sostenitori della moderna enologia più spinta ed esaltati provocatori del vino naturale. Sulla questione lieviti ho sempre avuto una visione laica che mi trova d'accordo con alcuni spunti sia di Gariglio che di Pracchia (per chi non avesse voglia di approfondire tutte le loro argomentazioni e i vari thread che si sono da lì dipanati valga questa sintesi brutale: molto peggio del lievito selezionato sono altre cose nell'omologare il vino).
Non riesco, però, a liberarmi dalla sensazione per cui, dato che lo scontro diretto e frontale con il "movimento del vino naturale" non ha pagato e anzi non ha fatto altro che sviluppare maggiormente l'interesse per il movimento stesso, allora si provano metodi più sottili di comunicazione. Diversivi, diciamo.

Nessun problema, se non fosse che poi escono un po' delle forzature.
Tipo che il 98% dei vini bianchi si fa coi lieviti selezionati. Sarebbe il caso di dire il 98% dei vini. Punto. Eppure in Borgogna la quasi totalità dei grandi bianchi è fatta con lieviti indigeni. Vogliamo dire anche questo?
Tipo che non esiste il concetto di lievito autoctono.
Tipo che i soli lieviti dell'uva sono pochi e non farebbero terminare una fermentazione o la farebbero andare in malora (che è una variante dell'ormai famigerato e falso "il vino in natura non esiste perché l'uva diventa naturalmente aceto).
Eccetera.

Ma è quando si scende nel tecnico che poi casca l'asino.
Nel pezzo di Maurizio Gily citato ad esempio (http://www.gily.it/articoli/Vino%20e%20lieviti.pdf) si fa una lunga e gustosa comparazione fra "protocolli" dicendo ciò che già si sa, cioé che non è tanto un problema di lievito selezionato ma piuttosto di "substrati" (es. condizioni di azoto - e dunque bisogna aggiungere composti azotati in fermentazione?) e di "enzimi" (e quindi bisogna aggiungere enzimi esogeni per far esprimere al lievito determinati aromi?) e di "condizioni" (es. le basse temperature di fermentazione oppure l'assenza totale di ossigeno lungo tutte le fasi della vinificazione?).
E allora - scusate! - ma è un po' un girare la frittata, dialetticamente parlando: si dice che non è colpa del lievito selezionato ma poi si scopre che è "tutto il pacchetto" (dell'enologo, si intende).

Quindi certo quel che senti quando senti la banana (o il passion fruit...), per riprendere Gariglio, non sarà forse IL lievito selezionato, ma IL lievito selezionato fatto lavorare in certe condizioni (con i giusti substrati, i giusti enzimi, le giuste temperature, dal giusto enologo).
Cosa cambia?
Di cosa stiamo a parlare?
La domanda provocatoria di Fabio Pracchia "Omologa di più il lievito selezionato o il consulente enologo?" è insomma domanda tautologica, sebbene molto puntuta e intelligente, perché il consulente enologo oltre a fare tutto ciò che Pracchia enumera in vigna e in cantina, generalmente usa anche sempre un certo lievito fatto lavorare dentro a a certi substrati all'interno di certi parametri. E questo non omologa né più né meno di una marca di barriques o di un sesto d'impianto: ne è semplicemente il completamento, la finale pietra di volta.

Sono d'accordo: la questione lieviti non è il solo problema ed è questione tutt'altro che semplice (dissento anche io dai banalizzatori di certo vin naturel) ma ciò non toglie che la questione della fermentazione spontanea (più o meno controllata) sia la fondamentale discriminante (per me!) fra artigianato e industria, fra terroir e varietà, tra vigna e cantina.
Serve coraggio, è vero. Come in tutte le scelte vere della vita.

sabato 16 agosto 2014

L'annata 2014, per ora.

Un'annata veramente difficile, strana, nervosa.
Iniziata con un inverno dimezzato ed un conseguente anticipo di fioritura che lasciava presagire una vendemmia anticipata e proseguita con una primavera calda ma piovosissima (dati ASSAM qui), addirittura la più piovosa primavera (marzo-maggio) dal 1961 ad oggi. Specialmente il mese di maggio con il 130% in più di precipitazioni rispetto alla media 1961-2000 ha portato la pressione della peronospera a livelli molto intensi.
Non solo.
Grandinate e bombe d'acqua si sono date il cambio fino agli ultimi giorni di luglio. In particolare, aspettando i dati ufficiali, luglio è stato un mese veramente pesante: umidità e piogge hanno creato condizioni ideali per le malattie fungine con un'alternarsi di condizioni per oidio e peronospera.
Mai era capitato di avere pareti fogliari così fiorenti e selvagge con una continua produzione di femminelle, apici e polloni. 
Vediamo come evolverà agosto ma ad oggi nei nostri vigneti certamente soffriamo parecchio a San Paolo (il nome contrada Battinebbia è già tutto un programma) mentre si resiste a San Michele che come sempre pare godere di annate fresche e piovose: qua e là uva meravigliosa davvero con gli unici veri problemi sul Montepulciano nuovo della vigna ad alberello.
Ora il problema della maturazione. Caldo non ce n'è e il sottosuolo è gonfio d'acqua. C'è da capire come si muoverà l'accumulo degli zuccheri e come matureranno le bucce e i vinaccioli in un'annata che si preannuncia decisamente "verde".     
  

giovedì 10 luglio 2014

Sulla riva del fiume

Sapete cosa?
Alla fine, dopo tutto 'sto gran correre, questo gran parlare, questo viaggiare in giro e in tondo, questa continua, reiterata, ripetuta voglia di fare e inventare, di essere - senza volerlo assolutamente - in qualche modo al centro di una scena, sebbene piccola e un po' nascosta... Alla fine...
Alla fine uno si trova spossato. Vuoto. Con la consapevolezza, magari sbagliata o forse solo lì appesa ad una intuizione, che si stia dando più di quanto si riceva.
E allora, poi, viene la voglia di sedersi sulla riva del fiume.
Come ad aspettare.
Per riposarsi un po' e vedere quel che succede, se succede. Perché il più delle volte non succede un bel niente. Il mondo continua a girare, l'acqua a scorrere e il vino a versarsi nei bicchieri. I movimenti prima avanzano e poi si fermano e le stelle son lì ferme da millenni.
Tra poco una nuova vendemmia.
E speriamo che la smetta di piovere e grandinare.

lunedì 8 luglio 2013

Stagione controcorrente

Un inizio di luglio così fresco non lo ricordavo da tempo. Sarà che è ancora vivo il ricordo di due annate come la 2011 e, soprattutto, la 2012 caratterizzate da ondate di caldo africano e scarsità di pioggia, ma questa estate sembra davvero una classica estate cuprense. Brezze piacevoli di giorno con temperature sotto i 30° e maglioncino alla sera come dovrebbe essere la norma in collina. Vedremo come andranno la fine di luglio ed il mese di agosto. Ma alcuni dati del centro meteo regionale sulla primavera e sui mesi di maggio e giugno sono indicativi di una stagione decisamente controcorrente rispetto agli ultimi anni.

In particolare per ciò che riguarda maggio:
"Le sovrabbondanti precipitazioni sono corrisposte ad un incremento dei giorni piovosi[3] che, a livello regionale, hanno fatto registrare una media di 16 giorni, con un incremento del 114%, il secondo valore più alto dal 1961 (preceduto dai 17 giorni di maggio 1980). Piogge che si sono andate a cumulare a quelle già cospicue di questa prima parte dell'anno: nel periodo gennaio-maggio 2013 infatti, la precipitazione totale è stata di 464mm, che supera del 46% la norma del quarantennio, con un numero di giorni pioggia pari a 57 giorni, +47% rispetto al 1961-2000 (secondo valore più alto dal 1961, preceduto solo dal 1978). La stagione primaverile (marzo-maggio) si è conclusa invece, con un totale di 284mm, +42% l'anomalia, la quinta più piovosa dal 1961."

Meteo ASSAM Regione Marche - precipitazioni mese gennaio-maggio 2013


Mentre per ciò che riguarda giugno così si esprime l'ASSAM:
"Ne sono successe di cose a giugno. Cercheremo di descriverle, provando ad essere chiari e non troppo tediosi.
Partiamo dal dato della temperatura media regionale: 20°C[3] che poco si discosta dalla media 1961-2000[4], appena di +0,4°C, ma che nasconde un rilevante significato. Quello del 2013 infatti è stato il più freddo giugno da 18 anni a questa parte; bisogna risalire al 1995 per trovare un mese "peggiore", quando la temperatura mensile si scostò di -1,2°C dalla media. Quella differenza di mezzo grado circa nasconde anche un andamento spiccatamente dinamico, con la prima e la terza decade del mese più fredde rispetto alla media (-0,8°C e -1,5°C le anomalie), contrapposte alla seconda decade decisamente più calda, +4,3°C rispetto alla media, frutto di una ondata di calore piuttosto intensa per nostra fortuna non così duratura come quelle del 2012. Il periodo di freddo invece, della durata massima di circa 8-10 giorni va cercato tra la fine di maggio e la prima parte di giugno, anche se molte delle temperature diurne più basse si sono verificate nel freddo di fine mese:
Notizie molto interessanti anche sul fronte delle precipitazioni, con un totale medio regionale di 87mm, superiore di 19mm alla media 1961-2000. Dal 2000, in giugno, solo in 3 anni la precipitazione si è mantenuta al di sopra della media: 2009, 2010 e nel 2013. E' continuato quindi a piovere, più della norma, come testimoniano i 551mm caduti da inizio anno (primo semestre 2013), con un surplus di +165mm rispetto al 1961-2000, terzo valore più alto per il periodo gennaio-giugno dal 1961. Ad oggi abbiamo raggiunto il 66% del totale di pioggia annua che di norma cade sulla nostra regione. Ancora più sensazionale è il totale degli ultimi dodici mesi, da luglio 2012 a giugno 2013, pari a ben 1111mm, con un incremento di +274mm, record per lo stesso periodo dal 1961; tra l’altro la quantità si è distribuita lungo 107 giorni di pioggia[5], fatto molto rilevante considerato che di mezzo c'è stata l'estate più arida dell'ultimo cinquantennio.

Dunque, ricapitolando: moltissima pioggia che ha ri-equilibrato i terreni dopo la siccità dello scorso anno e clima fresco/freddo che ha frenato fioritura e allegagione. La combinazione di queste caratteristiche ha portato a
- un'altissima pressione della peronospera ma anche una bellissima spinta vegetativa dei vigneti con pareti fogliari che non vedevo da tempo.
- un probabile "ritardo" nella maturazione, perlomeno rispetto alle ultime due annate. Dipende da come andranno i prossimi due mesi ma mi sento di escludere vendemmie agostane come negli ultimi due anni. Il che non è un male.

mercoledì 5 settembre 2012

Sette su dieci

Sette su dieci fra le estati più calde dal 1961 a oggi nelle Marche sono negli anni 2000. La 2012 è la seconda più calda di sempre dopo la 2003 ma in termini di precipitazioni è andata anche peggio.
Così l'ASSAM:

"La prolungata permanenza sul bacino del Mediterraneo del promontorio anticiclonico nord-africano e, in seno ad esso, dell'aria calda sahariana che troppo spesso ha interessato anche il territorio regionale marchigiano, ha reso l'estate 2012 molto calda, paragonabile a quella, terribile, del 2003. Numerose sono state le ondate di calore, la più intensa e duratura può essere individuata nel periodo che dal 16 giugno si è protratta fino al 15 luglio. 
La temperatura media stagionale è stata di 24,9°C, con un incremento di 3,2°C rispetto al quarantennio di riferimento 1961-2000. Più calda fu l'estate del 2003, in cui la temperatura media regionale raggiunse i 25,4°C (+3,7 rispetto al 1961-2000). Quelle del 2003 e del 2012 sono risultate essere rispettivamente, la prima e la seconda stagione estiva più calde per le Marche dal 1961. Preoccupante osservare che, sempre dal 1961, tra le prime dieci estati più calde, ben 7 sono a partire dall'anno 2000. 
Elevate, naturalmente, anche le temperature medie mensili, ben al di sopra ai valori di norma. Se 
confrontate con il 2003, si scopre che mentre giugno e agosto 2012 sono stati più "freschi", il mese di luglio è stato addirittura più caldo (record mensile per luglio dal 1961)
Fra tutte le stazione della rete regionale di rilevamento dell'ASSAM, il valore massimo è stato di 43,1°C in località di Corinaldo il giorno 20 luglio; seguono i 41,7°C rilevati a Barbara il giorno 2 luglio quindi, il 28 luglio, i 41,6°C di Treia. La soglia dei 40°C è stata comunque superata in parecchie località. 
Pessime le notizie anche sul fronte delle precipitazioni, decisamente più scarse rispetto a quelle del 2003. Con un totale medio regionale di 74mm ed una riduzione del -59% rispetto al 1961-2000, quella del 2012 è stata la terza estate più arida dal 1961. Nell'ambito mensile, da segnalare il record negativo delle piogge di giugno, con una pioggia media caduta di circa 16mm. Dunque, mettendo insieme temperature e precipitazioni, tramite l'indice di aridità calcolato come il rapporto fra le precipitazioni e l'evapotraspirazione potenziale, si arriva alla conclusione che le sofferenze agronomiche, colturali dell'estate 2012 sono state maggiori rispetto a quelle dell'estate 2003 con un valore dell'indice pari a 0,15 (classe di aridità) contro i 0,21 del 2003 (classe di semi-aridità). 
Disastroso infine l'andamento dell'indice SPI a 12 mesi, sceso nel bimestre luglio-agosto nella classe di estrema siccità, a segnalare un'allarmante siccità idrologica, a causa anche delle poche precipitazioni dal mese di agosto dello scorso anno. Meglio, ma non troppo, l'indice stagionale SPI-3, anch'esso comunque sceso nella classe di siccità (severa)."

L'articolo completo qui: http://meteo.regione.marche.it/news/estate2012vs2003.pdf 
Il risultato di questa dinamica è che abbiamo cominciato la vendemmia del Verdicchio il 24 agosto (e non si tratta di basi spumanti). Mai successo.



venerdì 7 ottobre 2011

Fine vendemmia


Anche la 2011 è andata. Calda, bollente. Abbiamo iniziato il 29 di agosto con temperature africane, cercando di portare l'uva in cantina solo al mattino presto e la sera tardi. Abbiamo finito il 5 ottobre con l'ultima carro di Montepulciano che "alzava" 22,5 babo (quasi 16 gradi potenziali in alcool).
La totale mancanza di acqua fra il 26 luglio ed il 14 settembre ha, però, fatto tenere le acidità.
Annata strana, dunque, tutta da verificare. Più squilibrati i rossi, apparentemente molto interessanti i bianchi. Vedremo in inverno il risultato del solito maniacale lavoro. Quel che è certo è il calo del 30/35% della produzione.
Ora si riposa un pò (si fa per dire), prima della trasferta americana.



giovedì 8 settembre 2011

Impressioni di settembre

E poi c'è questo tramonto che incendia il cielo di arancione e rosso e viola che nemmeno in Patagonia alla fine del mondo. E c'è Pietro che dice che in settantacinque vendemmie mai aveva raccolto il trebbiano il 31 di agosto. E le mani appiccicose. E un caldo che non se ne può più. E le cassette che ogni volta le ricordavi più leggere. E zuccheri, pH, acidità, solforose totali e solforose volatili, macerazioni, fermentazioni, anidride carbonica, temperature e nuovi vigneti. E non piove dal 26 di luglio, nemmeno una goccia d'acqua una.
Tutto che frulla e rifrulla in testa alla sera, quando appoggi la testa sul cuscino, esausto.

sabato 27 agosto 2011

Vendemmia precox

Con circa tre settimane di anticipo rispetto al solito, fra uno o due giorni si inizierà a vendemmiare a La Distesa. L'altro ieri viaggiavo in macchina in zona coperta da alberi e il cruscotto segnava 41°. così, tanto per intendersi. Le campionature danno dati strani, con zuccheri alti ma anche acidità notevoli. E con grosse variabilità fra zone in sofferenza da caldo e siccità e zone più a loro agio.
Vedremo. Certo, non ero granché pronto mentalmente.

martedì 5 ottobre 2010

La squadra 2010



Daniele, Pietro, Giovanni, Io, Brooke e Bruce. Siamo in dirittura d'arrivo.

sabato 25 settembre 2010

Una vendemmia attendista

Ci sono vendemmie muscolari e vendemmie cerebrali. Vendemmie in cui bisogna correre ed altre in cui si deve aspettare. Questa 2010 pare decisamente del secondo tipo. E' un settembre con notti fredde, una certa umidità e ondate di maltempo seguite da finestre di bel tempo. Il tutto dopo un agosto non particolarmente caldo. In un contesto simile il terroir conta il doppio: a San Michele l'uva vendemmiata ieri faceva 20° babo con 8,3 di acidità totale. A San Paolo siamo a 18° con un'acidità di poco inferiore. Stesso carico d'uva e 2 km in linea d'aria fra le due vigne.
Quel che si dice in giro a cupra è che gli zuccheri siano bassi. In effetti quel che ho visto finora sono gran basi spumanti, uva verde e grandi diluizioni.
Per quanto riguarda noi, siamo solo a un terzo di uva raccolta. Presto per dare un giudizio. Certamente dopo tre annate stracotte è quasi un piacere vedere un pò di muffe. Fatte le selezioni, ora è il tempo di attendere un pò.

venerdì 17 settembre 2010

2010

Qualcosa si è già cominciato a raccogliere. Siamo indietro, come previsto. Acidità alte, zuccheri ancora bassini, sul Verdicchio la media è intorno ai 17,5° babo. Una annata più stile 2005 che 2004. Per ora. Ma c'è ancora tempo. Ondate di sole e pioggia previste da qui fino ai primi di ottobre. Sono le annate che mi piacciono di più, basta non innervosirsi e fare le scelte giuste.
La settimana prossima via col Sangiovese. E poi si vedrà.

giovedì 2 settembre 2010

Aspettando la vendemmia 2010

Qualche millimetro di pioggia lo scorso fine settimana. Poi crollo delle temperature: ora di notte fa molto fresco (intorno ai 12 gradi) con escursioni giorno/notte molto interessanti per il profilo aromatico dei vini. Si sta delineando, insomma, il profilo di una bella annata.
In questo video è possibile avere un'idea dei vigneti in questo preciso momento:


giovedì 26 agosto 2010

L'estate sta finendo...

...Un anno se ne va... Nel senso che il ciclo annuale della vite inizia la sua fase finale. Fatto già qualche campionamento. Apparentemente siamo un pò più indietro con le maturazioni rispetto agli ultimi 3 anni, complice una prima metà di agosto piuttosto fredda. In compenso ora fa molto molto caldo e non piove seriamente dal 21 di giugno. Il che non è mai una bella cosa, specie per l'aromaticità dei vini bianchi. Intanto si lava e si prepara la cantina. Incredibile come ogni anno questo momento arrivi così in fretta.

lunedì 28 dicembre 2009

Fine decennio

Non ho ancora capito a quale decina appartenga lo "zero". Fatto sta che dieci anni fa ero nella Grande Mela a festeggiare la fine del millennio. E poi ci dissero che secondo alcuni matematici si sarebbe dovuto aspettare l'anno seguente... 
Allora il prossimo capodanno finiscono gli anni "zero" del duemila oppure no? Tutti pensano di sì. E via con le classifiche ed i riconoscimenti ai migliori ed ai peggiori del decennio.

A proposito, sono già passati dieci anni. Dieci anni. Dieci anni, a marzo, che Valeria ed io viviamo a Cupra. Ci siamo arrivati da figli che lasciavano la famiglia. Ed ora siamo genitori. Ci siamo arrivati con le nostre valigie cariche di sogni. Ed ora siamo qui, con qualche sogno avverato e qualcuno invece no. Fermi da un pò a stilare bilanci. (Brutta roba, i bilanci. O bella. A seconda che davanti ci sia un segno "-" o un segno "+").
E comunque siamo qui, ancora in piedi, in qualche modo indecisi sul senso da dare ai prossimi dieci. Che presumibilmente passeranno più rapidamente degli zero - che sono stati molto più veloci dei novanta - che erano più sprint degli ottanta - vere tartarughe al confronto, con tutte quelle interminabili ore sui banchi di scuola... I settanta non so, non me li ricordo.
C'è da bersi su, come sempre. Un brindisi con chi c'è, un brindisi per chi non c'è più. E via così, verso un'altra decina, verso altri sogni, chissà... 
Ben consapevole della assurdità della stupidità di queste elaborazioni da rotocalco, ecco le mie preferenze decennali: 
La vendemmia del decennio è stata la 2004
Il mio libro del decennio La Strada di McCarthy. 
E questi i miei dischi, senza alcun ordine preciso: American IV - Johnny Cash, 2002. Kid A - Radiohead, 2000. A rush of Blood to the Head - Coldplay, 2002. We Shall Overcome: The Seeger Sessions - Bruce Springsteen, 2006. Back to Black - Amy Winehouse, 2006. Sky Blue Sky - Wilco, 2007. Because of the times - Kings of leon, 2007. Pearl jam - Pearl jam, 2006. Neon Bible - Arcade Fire, 2007. Come away with me - Norah Jones, 2002.
Il film: Into the wild.
L'evento: il crollo dell'economia a fine 2008. 
Il personaggio: sì, sì, proprio lui, George W. Bush.
Anche questa è fatta. Ci vediamo nel nuovo decennio. (Ma il numero "zero" a quale decina appartiene?)