sabato 15 agosto 2009

Il Mediterraneo com'era una volta

Da qualche anno è lo slogan scelto dalla Croazia per il proprio marketing turistico. Bello, non c'è che dire. Vero? Forse non in pieno agosto quando masse di turisti ormai da tutta Europa hanno come meta le coste e le isole croate. Eppure un fondo di verità c'è. Il mare croato, quell'Adriatico che sul nostro lato marchigiano è tutt'altra cosa, è veramente in Dalmazia ancora un ambiente selvaggio e da scoprire, paradiso per velisti e appassionati di barche ma anche per famiglie e vacanzieri di ogni sorta. Poche grandi strutture alberghiere o villaggi e, invece, migliaia di appartamenti privati, piccole pensioni e bed&breakfast famigliari. Una offerta che non manca di nulla ma resta ad un livello sopportabile a chi non ama le grandi masse. Una natura ancora quasi incontaminata. Una varietà di paesaggi e un susseguirsi di cale, spiagge, isole, isolette, rocce e strapiombi da far innamorare chiunque. Una enogastronomia molto interessante. Una generale sensazione di tranquillità e rilassatezza, tipicamente mediterranee. Tutto questo rende la Dalmazia, e le coste croate più in generale, davvero una meta sempre più conosciuta ed apprezzata. 
Dopo Dugi Otok, Isola Lunga, che ci aveva molto affascinato tre anni fa, stavolta siamo stati a Korčula - Curzola una settimana, giusto il tempo di rifiatare e farsi qualche bella nuotata. Più turistica eppure davvero bella anch'essa, col suo mare ed  suoi vigneti. Nella penisola di Pelješac - Sabbioncello e a Korcula, poi, ho visto il futuro della enologia europea. Vigneti abbarbicati su montagne bianche di calcare assolato, ancestrali, con fittezze altissime e condotte ad alberello o, come in Grecia, striscianti sulla pietra, vitigni autoctoni che si specchiano nel mare, profumi e sapori salmastri, minerali, sassosi. Il Posip, il Grk, il Rukatac a Korcula sono vitigni bianchi di assoluto valore,e,  così come il rinomato vitigno rosso Plavac Mali a Peljiesac (da alcuni geneticamente simile allo Zinfandel californiano e, dunque, al Primitivo pugliese), sono un patrimonio su cui lavorare e da cui partire per fare vini affascinanti, diversi, non omologati. Come quella Malvasia Istriana che, qualche centinaio di chilometri più a nord, oramai è in grado di dare vini bianchi fra i migliori d'Europa. Speriamo che qualche enologo-stregone dalle nostre cantine non arrivi a rovinare tutto quanto.
Intanto oggi è il 40° anniversario di Woodstock. Non dico nulla, se non di acquistare il DVD da poco uscito con lo storico documentario nella versione "director's cut". Imperdibile per gli amanti della musica rock.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Korčula - Curzola
Pelješac - Sabbioncello
Isola Lunga in maiuscolo, senza timore, è proprio un nome... proprio :)

però, 100 punti per malvasia e non malvazija ;)
Perché dimenticare questi nomi, è come dire: "Sono stato a Wien e London, passando per Den Haag", anzi, peggio! ok, scusate la puntualizzazione, vi assicuro che è in buona fede...

Mens sana
in malvasia istriana!

(Franci Blašković)



Tanti cari saluti da Fiume!

Corrado Dottori ha detto...

Ho corretto. Grazie mille.