...Inoltre donne di illustri famiglie escogitavano per sé occupazioni indecorose. Nel bosco, che Augusto aveva piantato intorno al lago della battaglia navale, vennero costruiti dei luoghi di ritrovo e delle bettole dove si metteva in vendita tutto ciò che serve a fomentare la dissipazione. Si distribuivano anche delle monete che ognuno doveva spendere: le persone oneste per necessità, le disoneste per vanità.
S'ebbe un pullulare di scandali e di infamie e nulla ai costumi già da tempo corrotti fornì maggiore incentivo al vizio di quell'accolta di viziosi. A fatica, con occupazioni onorate, si riesce a conservare il senso dell'onore, tanto meno si potevano salvare, in quella gara di vizi, la pudicizia, la modestia o un minimo di virtuoso costume. Per ultimo salì sulla scena egli stesso, con molto impegno accordando la cetra e provando il tono giusto della voce, con i maestri di canto al suo fianco. Erano venuti allo spettacolo una coorte di soldati, centurioni, tribuni e Burro al tempo stesso attristato e plaudente. Allora, per la prima volta, furono arruolati dei cavalieri romani, chiamati Augustiani, tutti giovani e di taglia robusta, spinti alcuni dall'indole sfrontata, altri della speranza di diventare importanti. Questi, giorno e notte, facevano risuonare i loro applausi, lodando la bellezza del principe e la sua voce con appellativi divini: così vivevano in fama e onore come se lo dovessero a qualche loro virtù...
(Tacito - Annali, libro XIV)
Nessun commento:
Posta un commento