Di ritorno da Cerea. Varie domande in testa. Sul vino, sull'agricoltura, sul giornalismo. Sulla maratona. Sul futuro. Innanzitutto: dove va il movimento dei vini naturali (veri, bio, ecc.)?
C'è chi parla di implosione , dopo averne stimolato ed illuminato il percorso. E chi ci si butta a capofitto , dopo averne snobbato molti protagonisti.
E c'è chi, invece, con molta buona volontà ed ottimi risultati cerca di tracciarne un profilo. E' il caso di Giovanni Bietti che ha presentato, proprio a Cerea, il suo manuale. Non una guida ma una "cassetta degli attrezzi" ad uso di consumatori ed appassionati, per fare un pò di chiarezza sulla spinosa questione.
L'importanza del volume è innanzitutto teorica. Il fatto che ora esista un manuale sui vini naturali (qualche volume in francese già c'era, per la verità) sgombera il campo dal primo grande equivoco, quello cavalcato da chi sostiene che "i vini naturali non esistono" (esisterebbe solo l'aceto). No, il vino naturale esiste. Ed è definito secondo alcuni criteri molto bene esposti.
In secondo luogo questo primo volume, dedicato al centro Italia, oltre a presentare alcuni dei protagonisti di questo mondo, è importante perché affronta di petto alcune questioni essenziali: gli additivi enologici, la questione della solforosa, l'aspetto centrale della digeribilità e bevibilità dei vini naturali.
Ma allora dove va il movimento dei vini naturali? C'è chi dice dentro a Vinitaly. Non so. La voce girava già lo scorso anno. Ne avevo anche scritto. Non sarei contrario a priori, a patto di riuscire prima a trovare un terreno comune, una identità condivisa, un percorso unitario (pur con tutte le legittime diversità di vedute).
A parte le divisioni in gruppi ed associazioni, si assiste ad una fastidiosa reclusione autoreferenziale dentro un recinto. C'è indubbiamente la corsa ad auto-proclamarsi "quelli bravi". C'è anche sicuramente qualche spinta un pò fighetta verso una dorata, e pericolosa, torre d'avorio. Non credo, però, che partecipare a Vinitaly sia "La" soluzione. Anzi. La sistemazione di quest'anno mi è parsa molto bella, funzionale, attraente. Ed anche con notevoli potenzialità di espansione, se questa fosse la volontà.
Quello che so è che i vini presenti a queste fiere sono sempre più buoni. Di VinoVinoVino2010 faccio solo alcuni nomi: il veracissimo Chianti Le trame 2007 di Giovanna Morganti; i vini finissimi di Cascina delle Rose, in particolare mi ha colpito il Barbaresco Tre Stelle 2007; lo stupendo Le vieux clos 2006 di Nicolas Joly, salino, dominato da sentori elegantissimi di frutti di mare; il bevibilissimo Morgon 2007 di Foillard; tutti i borgogna bianchi di Pierre Morey; tutti i vini di Beppe Rinaldi.
Il futuro non si sa. Non so se correrò un'altra maratona, ad esempio. Bene a Milano, tutto sommato. Considerando l'allenamento risicato, i tre giorni di fiera, il freddo al via ed il vento contrario per buona parte della gara. Ho chiuso in 3h54m51s cioé un minuto sotto il mio personale. La sensazione era, ed è, che avrei potuto fare decisamente meglio se non mi fosse venuto un dolore al ginocchio sinistro già intorno al 13 km. Ho cercato di gestire al meglio la corsa e il dolore. Ovviamente, però, l'azione e la postura ne hanno risentito. Poi, al 39°, si è spenta la luce ed arrivare è stato veramente molto difficile.
Lasciar perdere sapendo di potersi migliorare ancora è dura. Ma l'impegno di una corsa del genere è davvero davvero molto grande.
1 commento:
caro corrado, condivido tutto quanto scritto in questo post. Un abbraccio.
Giovanni
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