Non so se quello di domenica 20 luglio a Barcellona sia stato davvero l'ultimo concerto di della E Street Band in Europa. Questi sono i rumors. Queste sono le voci. Quello che so con certezza è che c'ero. E che stavo nel Pit. Per capire il clima: al mio amico Daniele poco prima dell'inizio è arrivato un messaggino sul cellulare da un altro fan disperso nell'immenso Nou Camp. Diceva: "The last dance? Almeno che sia memorabile". E memorabile lo è stato.
Si è capito da subito. Bruce aveva dentro il demonio. La faccia di chi pensa "adesso vi sbrano", col sopraciglio inarcato, le vene del collo gonfie e gli occhi della tigre. La band ha tirato a mille, i 75.000 del Nou camp erano impressionanti, la scaletta è scivolata via senza alcun momento di bassa tensione, il volume era finalmente alto ed i suoni molto belli. Livelli stellari. Giusto per smentire quanto avevo scritto dopo Amsterdam, cioé che vedevo Bruce e la band oggigiorno più adatti alle arene che ai grandi stadi, il capo e gli estreeters ci hanno massacrati con un tiro ed una presenza mostruosi. Con tutta la selvaggia potenza di fuoco con cui sono entrati nella storia del rock. Da questo punto di vista Prove it all night, Light of day, Youngstown e Murder Inc. sono state assolutamente incredibili.
L'unico rimpianto, anche se significa davvero non esser mai contenti, è che sulla scaletta originaria scritta a mano c'era proprio l'accoppiata Drive all night/Racin' in the street, ovvero uno dei motivi per cui mi sono imbarcato in questo ennesimo atto della saga. Ma evidentemente in una serata ad alta tensione rock non c'era posto per ballate simili. Dai vari stravolgimenti di setlist è venuta fuori una I'm goin' down, da me mai precedentemente sentita e pezzo che adoro, scatenando un pandemonio come raramente ho visto. Peraltro la scelta del pezzo finirà nell'alveo della interminabile aneddotica springsteeniana e resterà stampata nei miei ricordi avendone vissuto da molto vicino la genesi. Poco altro da aggiungere. Se non che Evan James Springsteen, salito sul palco con tanto di chitarra acustica, è stato presentato dal padre insieme al resto della Band. Ed è l'ennesimo cerchio che si chiude nella saga Growin' up with Bruce. Poi solo un misto di gioia e commozione e stanchezza.
Si è capito da subito. Bruce aveva dentro il demonio. La faccia di chi pensa "adesso vi sbrano", col sopraciglio inarcato, le vene del collo gonfie e gli occhi della tigre. La band ha tirato a mille, i 75.000 del Nou camp erano impressionanti, la scaletta è scivolata via senza alcun momento di bassa tensione, il volume era finalmente alto ed i suoni molto belli. Livelli stellari. Giusto per smentire quanto avevo scritto dopo Amsterdam, cioé che vedevo Bruce e la band oggigiorno più adatti alle arene che ai grandi stadi, il capo e gli estreeters ci hanno massacrati con un tiro ed una presenza mostruosi. Con tutta la selvaggia potenza di fuoco con cui sono entrati nella storia del rock. Da questo punto di vista Prove it all night, Light of day, Youngstown e Murder Inc. sono state assolutamente incredibili.
L'unico rimpianto, anche se significa davvero non esser mai contenti, è che sulla scaletta originaria scritta a mano c'era proprio l'accoppiata Drive all night/Racin' in the street, ovvero uno dei motivi per cui mi sono imbarcato in questo ennesimo atto della saga. Ma evidentemente in una serata ad alta tensione rock non c'era posto per ballate simili. Dai vari stravolgimenti di setlist è venuta fuori una I'm goin' down, da me mai precedentemente sentita e pezzo che adoro, scatenando un pandemonio come raramente ho visto. Peraltro la scelta del pezzo finirà nell'alveo della interminabile aneddotica springsteeniana e resterà stampata nei miei ricordi avendone vissuto da molto vicino la genesi. Poco altro da aggiungere. Se non che Evan James Springsteen, salito sul palco con tanto di chitarra acustica, è stato presentato dal padre insieme al resto della Band. Ed è l'ennesimo cerchio che si chiude nella saga Growin' up with Bruce. Poi solo un misto di gioia e commozione e stanchezza.
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