Cosa succede quando due vecchi compagni di arrampicata si ritrovano, dopo alcuni anni d'inattività, in montagna, d'inverno, con al seguito le famiglie? Succede che, messi a nanna i bimbi, i due escano in una notte stellatissima, con una temperatura di -11 gradi per raggiungere un passo, parcheggiare l'auto, mettersi in marcia alla luce delle lampade frontali, camminare per un lungo tratto in salita sulla neve ghiacciata di una ripida pista. Succede che, malati di adrenalina come sono, si sdraino sui bob rubati ai propri bimbi e si gettino con la sola luce delle frontali in una folle discesa lungo la pista in questione, uno dei due lasciando a perenne memoria il calco della propria faccia sul ghiaccio. Succede che, non contenti, i due attendano il sorgere di una luna splendida per spegnere le frontali e ripetere l'impresa sostanzialmente al buio, eseguendo le curve a memoria e urlando nella notte per il mix oramai dimenticato di terrore e di divertimento. Dopodiché i due risalgono in macchina, si riscaldano con un vin brulé e vanno a dormire con l'idea che gli anni passano ma la pirlaggine no.
A parte questo simpatico aneddoto, due riflessioni enoiche: ottimo il Marzemino 2006 Bongiovanni bevuto insieme alla classica carne salada trentina. Mi sono sempre piaciuti i marzemino, i teroldego, i vini da uva schiava dell'Alto Adige, i lagrein. Diversi fra loro ma tutti accomunati da una caratteristica importante: la straordinaria bevibilità. Sono rossi che si bevono agilmente, senza impegno, ma con grande piacere, a tavola, con formaggioni e salumi grassi. Sulla stessa linea, ed illuminato da alcune pagine di Mario Soldati in Vino al Vino, Valeria ed io, sulla strada del ritorno dal trentino, abbiamo ordinato in una trattoriaccia romagnola mezzo litro sfuso di Sangiovese di Romagna. Che uno pensa: "chissà che ciofeca" ed invece siamo di nuovo lì, a mettere il naso in un vino semplice ma straordinariamente perfetto coi salumi e coi garganelli al classico ragù. Ignoriamo produttore, annata, vigna. Ma era un ottimo Sangiovese romagnolo, la cui beva mi ha ricordato certi vini francesi a base gamay. Solo che là, oltralpe, questi vini sono ben considerati, soprattutto dalla ristorazione. Mentre da noi per parlare bene di un Sangiovese di Romagna bisogna che sia Superiore, Riserva, Barriccato, Invecchiato, Arricchito... Allora forse viene considerato. Invece aveva ragione Soldati, quarant'anni fa, quando parlava di quei "piccoli vini" che spesso danno soddisfazioni più grandi dei vinoni rinomati.
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