Inizio con alcuni commenti su questa prima parte di stagione 2008. Consiglio a chi è interessato di visitare questa pagina del centro agro-meteo delle Marche: Meteo Assam. I dati confermano le sensazioni. Una primavera molto piovosa e solo apparentemente "fredda", nel senso che in realtà le medie delle temperature sono più alte rispetto alla media storica, confermando che anche in annate fresche la tendenza è decisamente quella di un riscaldamento globale. Come ho già scritto, si è dovuta mantenere una attenzione massima ai trattamenti a causa delle continue pioggie. I miei vigneti, trattati con basse dosi di rame, sono per ora assolutamente esenti da segni di malattie e la cosa mi riempie di soddisfazione. Le viti hanno una vegetazione impressionante, hanno avuto una fioritura notevole e portano una carico di uva decisamente elevato. Si dovrà avere ora massima cura nella gestione della parete fogliare e, soprattutto, nella gestione dell'inerbimento/sovescio. E' chiaro che se in annate calde come il 2007 l'attività è stata quella di limitare al massimo la competizione idrica, in annate come questa la mia idea è quella di cercare di consentire alle erbe di svilupparsi al meglio per togliere l'acqua in eccesso alle viti. In questo senso sono molto contento di avere iniziato anche una sperimentazione con la semina di erba medica, oltre che di favino, tra le fila.
Detto questo, non posso non dedicare qualche nota all'Heineken jammin festival cui ho assistito nella serata conclusiva. La location, il Parco San Giuliano di Mestre, è davvero molto bella. I concerti sono stati, Baustelle a parte, stupendi, a cominciare dai sempre grandi Countin' Crows, con un Adam Duritz in stato di grazia, ai convincentissimi Stereophonics, alla bravissima Alanis Morisette, accompagnata da una band mostruosa. Poi, dopo la partita di un'Italia evanescente e molle, il feroce arpeggio di Message in a bottle ha introdotto The Police. Non starò a descrivere questo magnifico concerto. Dico solo questo: l'emozione di sentire canzoni memorabili live, canzoni con cui sono cresciuto e che mai avrei pensato di poter sentire dal vivo, ha certamente superato mille volte tutti i dubbi rispetto ad una reunion che giustamente è stata definita "commerciale". Certo, Sting e Summers non si guardano in faccia, la scaletta va via su binari predefiniti e non c'è un grande calore sul palco. Ma io non avevo mai sentito un trio con questa potenza e perfezione stilistica, con una ritmica così stupefacente, con un suono così classico e moderno al tempo stesso. Con la capacità di far rivivere dei classici che hanno segnato un'epoca e che si pongono ancora come modelli di stile in grado di coniugare punk, reggae e melodia pop. Sting, che da solo non mi ha mai entusiasmato, è vocalmente in una forma strepitosa e suona il basso da dio. E Stewart Copeland è uno dei più grandi che abbia mai sentito.
Salterò il concerto di Bruce a San Siro e quello di Neil Young all'Arena di Verona. Ma dopo un festival simile posso anche accontentarmi. Specie dopo un ritorno notturno con dormita in sacco a pelo alla stazione di Mestre e sbattimenti via treno per essere al lavoro lunedì il prima possibile.
Infine, cambio di giudizio sul libro su Pancho Villa di cui avevo già parlato: in effetti è lungo e pesante ma racconta in modo dettagliatissimo le difficoltà di una Rivoluzione, al di là dei luoghi comuni, delle leggende, delle agiografie e dell'ideologia. Consigliato agli amanti del genere.
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