mercoledì 11 aprile 2012

Facile profeta

Non è mai bello sapere di avere ragione quando in ballo c'è la salute pubblica.
In tempi non sospetti avevo scritto alcuni pezzi: la fine di un mondo, fuori dalla crisi? e ancora il default morale. Anche in questo post, Economisti, brutta razza, avevo inserito qualche riferimento alla realtà degli ultimi anni.
Ieri la borsa ha registrato l'ennesimo crollo ed il famigerato spread negli ultimi giorni è risalito. La disoccupazione è a livelli spaventosi, non passa giorno senza che qualche azienda chiuda, la situazione dei giovani è disperata. In questo contesto, tremendo in Italia ma non certo roseo in Spagna e Francia o Stati Uniti d'America, le politiche economiche nazionali in tutto il mondo vanno verso una direzione opposta a quella che sarebbe richiesta dalla ragione ovvero suggerita da un pizzico di verità storica.
L'esempio del tira e molla sul mercato del lavoro è emblematico: tutti i guru dell'economia a blaterare sulla necessità di una maggiore flessibilità. Nessuno che ricordi, anche solo per onestà intellettuale, che la rigidezza del contratto indeterminato era stata pensata esattamente in termini anti-ciclici, per impedire cioé che durante le crisi i licenziamenti "facili" aumentassero la disoccupazione deprimendo ulteriormente la domanda aggregata. Perché ogni lavoratore è anche un consumatore, no?
Ma Keynes è fuori moda dal 1971. Da quando, cioé, i potenti del mondo hanno iniziato la "grande rapina": le politiche neoliberiste che hanno prodotto i guasti della globalizzazione selvaggia della finanza. Quella per cui continuiamo a regalare soldi alle banche e a quel 1% della popolazione mondiale che detiene il monopolio di una oramai fragilissima pseudo-democrazia globale.
Mario Monti è un onesto professore. Credo che lui e la Fornero siano anche profondamente in buona fede. Hanno ereditato macerie da gente come Bossi, e non c'è da aggiungere altro. Il problema è che questo governo è un protettorato della finanza europea. Semplicemente non si può agire con strumenti che fanno riferimento ad un mondo che non c'è più. Pensando alle società del benessere degli anni passati, ad un "mondo occidentale" sviluppato che vive una crisi passeggera...
Cosa aspettano le sinistre globali a prendere posizione? E' davvero tutto finito? Non ci si accorge che è necessaria una gigantesca ristrutturazione dei debiti sovrani? Che dobbiamo cambiare il modo di pensare l'economia stessa? 

2 commenti:

RiccardoFVS ha detto...

Le sinistre ormai non esistono più e soprattutto in Italia.
Ti fideresti di una sinistra che va a braccetto con il centrodestra?
Io, da cittadino e quindi anche da consumatore, no.
E non mi stupisco nemmeno che le sinistre globali non prendano posizione. Hanno troppo da perdere schierandosi apertamente e non sono nemmeno così sicuro che le loro idee siano così distanti da quelle dei centrodestra.
A mio parere servono i cittadini, come te o come me e come tanti altri.
Solo noi, dal basso, possiamo cambiare le cose perchè, in fondo, siamo noi a decidere i nostri capi e qundi, se vogliamo, possiamo anche licenziarli, ristabilendo un po' di parità con quella tanto sventolata "flessibilità" lavorativa di cui gli economisti si riempono la bocca.

Ric.

Urlo ha detto...

Questo modo di vedere e quindi fare le cose, nell'interesse di pochi, cambierà in modo naturale con il cambiamento di cultura.

Il cambiamento di cultura avrà luogo con il soppiantamento di quella vecchia da parte di quella nuova. Ciò a sua volta avverrà per semplice sopraggiunta morte di coloro che sono portatori della vecchia cultura. Siamo in tanti, la maggioranza, e siamo giovani noi portatori della nuova cultura e alla fine soppianteremo naturalmente i vecchi.

E' ciò che sta avvenendo con questa crisi, con i vecchi che cercano di mantenere lo status quo ed i giovani che premono per il cambiamento.

Il nostro modo di vedere e le nostre iniziative sono solo una spinta ulteriore in questo periodo storico di passaggio.