In attesa della prossima consueta visita in terra francese in novembre, con la solita banda di degustatori-beoni-gaudenti-fintiesperti-enologi-da-strapazzo, posto il racconto dell'uscita dello scorso anno lungo il Rodano.
Raggiungiamo il gite rural da noi prenotato che sono le tre e mezzo di notte. L’aria è calda, considerando che siamo prossimi all’inverno. Svegliamo la proprietaria, che ci mostra le stanze e ci ricorda l’ora della colazione. E’ gentilissima, nonostante il nostro imperdonabile ritardo. L’accoglienza gentile e professionale di tutti gli operatori, nelle chambres d’hotes come nelle cantine e nei ristoranti, sarà una caratteristica piacevole e apprezzata durante tutto il nostro soggiorno.
Il Rodano ci accoglie con il suo immenso alveo, solcato da raffiche di vento che ne increspano la corrente rendendolo ancora più impressionante. La collina dell’Hermitage vista dal ponte che collega Tournon a Tain è uno spettacolo imperdibile anche per chi non è un appassionato di vino. Gli enormi cartelloni “pubblicitari” delle cantine poste sui crus aziendali, più che infastidire lo sguardo, paiono quasi far parte del paesaggio con la loro veste vecchia e decadente.
La denominazione madre, AOC Cotes du Rhone, si estende su una zona molto ampia dal sud di Lione fino ad Avignone. Si tratta di una geografia molto complessa dal punto di vista geologico, climatico, agronomico, enologico. Tanto che i vini che ne risultano sono spesso completamente differenti. La qualità media di questa denominazione appare molto buona e i prezzi sono corretti, per non dire accessibili. Non si può dire che sia una AOC di “ricaduta”; semplicemente vengono orientati a questa denominazione i vini provenienti dai territori più fertili, meno complessi, e con rese un po’ più alte.
La Cote du Rhone settentrionale coi suoi famosi Crus è la patria della sirah. Un vitigno che proprio a questi luoghi deve la sua fama mondiale. Qui la vite, importata dai romani dopo la sottomissione delle fiere tribù galliche, ha trovato un habitat fantastico, dove il duro lavoro dei vignaioli per la coltivazione su pendenze spesso durissime e su suoli aridi, per il mantenimento dei terrazzamenti, per la costruzione e manutenzione dei muretti a secco, è stato ripagato dal raggiungimento di una combinazione fra vitigno, suolo e tradizione riscontrabile davvero in poche altre realtà viticole.
Da subito assaggiamo vini magnifici dove, in generale, risulta preponderante la ricerca della finezza sulla concentrazione. In cui, spesso, il terroir vince sul vitigno, regalando sempre eleganze, armonie e complessità.
Il poco tempo a disposizione ci fa compiere scelte spesso difficili nella selezione dei produttori; altre volte, come nella caso della rinomata Maison Guigal non ci è possibile essere accolti. Ma il quadro risulta comunque chiaro. Ed è il quadro raffigurante una situazione produttiva e commerciale per nulla in crisi, dove le scelte compiute da viticoltori e grandi maison è quella di produrre vini senza grandi compromessi con il mercato e con una fortissima identità. Quando accade che si voglia strizzare l’occhio ad un consumatore globale in cerca di vini “più facili”, ciò avviene su fasce di prezzo elevate, ma per vini in cui la sostanza è sempre davvero importante.
Ciò che ci colpisce subito, in particolare, sono la semplicità delle vinificazioni e la non eccessiva tecnologia presente nelle cantine. Qui appare davvero evidente come buoni contadini con grandi terroirs possano produrre vini importanti senza una chimica invadente o una tecnologia soffocante.
I rossi sono giocati tutti sulla finezza di una sirah che non risulta mai banale, grezza o stancante. La mineralità dei Cote Rotie si alterna al caldo frutto degli Hermitage, la grazia dei Saint Joseph alla potenza delicata dei Cornas. Sono i bianchi a fare più fatica. L’incredibile pulizia olfattiva lascia spesso il posto ad una generale mancanza di acidità che impedisce al palato di uscire rinfrescato. Sono bianchi caldi, morbidi, dominati da toni mielati. Diventano intriganti con l’evoluzione ma sempre senza entusiasmi clamorosi.
Fra la parte settentrionale e quella meridionale della Cotes du Rhone ci sono più di cento chilometri. In mezzo non vi è viticoltura. Questa cesura geografica si rivela tale anche per quanto concerne la tipologia di vino prodotta, e non poteva essere diversamente.
La Cotes du Rhone meridionale è dominata dalla Grenache, sebbene quasi mai usata in purezza. Dominano vini concentrati, potenti, dalla trama tannica fittissima. E’ una zona più eterogenea, fondamentalmente perché la valle del Rodano è in questa parte larga, si apre su una pianura che arriverà in breve fino al mare. Siamo sostanzialmente in Provenza, dunque anche le temperature si fanno molto più elevate.
Scegliamo di iniziare i nostri assaggi dalla zona dei Cotes du Rhone Villages, una zona in grande crescita e con notevoli potenzialità. In particolare i Cairanne e i Rasteau destano in noi un certo interesse, accanto ai più blasonati Gigondas e Vaqueyras.
Sono vini moderni, con concentrazioni importanti, a partire dal colore, frutto di vitigni come la mourvedre, dalla grande potenza tannica, e di una sirah più mascolina che al nord. I suoli vedono argille, sabbie e limo fondersi con residui alluvionali ricchi di pietre e scheletro di roccia madre, principalmente il calcare dominante tutta la Provenza.
Viaggiando sulla strada del vino ci accorgiamo che il territorio è stupendo, con colpi d’occhio maestosi su vigneti, ulivi e cipressi che arriva sino alla piana del Rodano da una parte e fino alle pendici del Mont Ventoux dall’altra. E’ una terra dove la calura estiva è davvero incredibile e costantemente battuta da venti importanti. Proprio il vento e una certa elettricità dell’aria sembrano confermare la tesi di un magnetismo strano proveniente dal Mont Ventoux, il Monte calvo, famoso per alcune mitiche tappe del Tour de France.
Lasciateci alle spalle le falde del Mont Ventoux arriviamo a Chateauneuf du pape. La più famosa delle denominazioni del sud ci accoglie con vigneti che paiono cave per la quantità di sassi e ciotoli presenti. Spesso non esiste proprio terra, se non negli strati inferiori. E allora più che di terra bisogna parlare di strati limosi completamente sciolti. Le basse colline altro non sono, infatti, se non i depositi alluvionali del Rodano che qui inizia la sua ultima corsa cominciando ad allargarsi in quel delta che pochi chilometri più a sud diventerà la Camargue. E’ una viticoltura che deve combattere contro il grande caldo della pianura provenzale circostante e che la pietra non fa altro che rimbalzare sulle viti. Unico aiuto è il Mistral, vento da nord secco e fresco, che asciuga l’umidità del grande fiume e tende a mitigare la canicola estiva. Il mix di queste condizioni regala vini sempre molto potenti ma che non mancano di una certa finezza.
La grande concentrazione tannica dei vitigni del sud viene affrontata cercando di vendemmiare seguendo la maturità fenolica, il che produce inevitabilmente gradazioni alcoliche impetuose. L’arte del taglio si eleva quindi a vera dominate enologica dovendo i produttori confrontarsi con 13 vitigni differenti ammessi, fra bianco e rosso, e differenti scelte vendemmiali.
Prima di un’ottima cena visitiamo le rovine della antica residenza papale, battute da un instancabile vento. Proprio alla presenza della corte papale deve la fama il vino di questi luoghi. E’ l’ennesimo esempio di come la grande Storia umana si svolga nel tempo seguendo strade affascinanti.
Quando ripartiamo per l’Italia c’è ancora lo strano caldo che ci ha accompagnato per tutta la nostra permanenza. Ci segue fino al tunnel del Frejus, insieme al magnetismo del Mont Ventoux e al ricordo della vista sul Rodano dalla cappella dell’Hermitage. Dopo, è tutta un’altra storia.
Per dormire:
CHANOS CURSON
Gite de France: LA FARELLA.
Les Champs Ratiers
Tel. +33 (0)4 75073544
http://www.lafarella.com/
COURTHEZON
Maison d’hotes ANNONCIADE
M.me PASSCHIER
1185 chemin St Dominique
Tel. +33 (0)4 90708722
http://annonciade.chez.tiscali.fr
Per mangiare:
TOURNON SUR RHONE
Restaurant et Hotel LA CHAUMIERE
Quai Farconnet
CHATEAUNEUF DU PAPE
Restaurant et Hotel LA MERE GERMAINE
3 Rue du cdt Lemaitre
Il Rodano ci accoglie con il suo immenso alveo, solcato da raffiche di vento che ne increspano la corrente rendendolo ancora più impressionante. La collina dell’Hermitage vista dal ponte che collega Tournon a Tain è uno spettacolo imperdibile anche per chi non è un appassionato di vino. Gli enormi cartelloni “pubblicitari” delle cantine poste sui crus aziendali, più che infastidire lo sguardo, paiono quasi far parte del paesaggio con la loro veste vecchia e decadente.
La denominazione madre, AOC Cotes du Rhone, si estende su una zona molto ampia dal sud di Lione fino ad Avignone. Si tratta di una geografia molto complessa dal punto di vista geologico, climatico, agronomico, enologico. Tanto che i vini che ne risultano sono spesso completamente differenti. La qualità media di questa denominazione appare molto buona e i prezzi sono corretti, per non dire accessibili. Non si può dire che sia una AOC di “ricaduta”; semplicemente vengono orientati a questa denominazione i vini provenienti dai territori più fertili, meno complessi, e con rese un po’ più alte.
La Cote du Rhone settentrionale coi suoi famosi Crus è la patria della sirah. Un vitigno che proprio a questi luoghi deve la sua fama mondiale. Qui la vite, importata dai romani dopo la sottomissione delle fiere tribù galliche, ha trovato un habitat fantastico, dove il duro lavoro dei vignaioli per la coltivazione su pendenze spesso durissime e su suoli aridi, per il mantenimento dei terrazzamenti, per la costruzione e manutenzione dei muretti a secco, è stato ripagato dal raggiungimento di una combinazione fra vitigno, suolo e tradizione riscontrabile davvero in poche altre realtà viticole.
Da subito assaggiamo vini magnifici dove, in generale, risulta preponderante la ricerca della finezza sulla concentrazione. In cui, spesso, il terroir vince sul vitigno, regalando sempre eleganze, armonie e complessità.
Il poco tempo a disposizione ci fa compiere scelte spesso difficili nella selezione dei produttori; altre volte, come nella caso della rinomata Maison Guigal non ci è possibile essere accolti. Ma il quadro risulta comunque chiaro. Ed è il quadro raffigurante una situazione produttiva e commerciale per nulla in crisi, dove le scelte compiute da viticoltori e grandi maison è quella di produrre vini senza grandi compromessi con il mercato e con una fortissima identità. Quando accade che si voglia strizzare l’occhio ad un consumatore globale in cerca di vini “più facili”, ciò avviene su fasce di prezzo elevate, ma per vini in cui la sostanza è sempre davvero importante.
Ciò che ci colpisce subito, in particolare, sono la semplicità delle vinificazioni e la non eccessiva tecnologia presente nelle cantine. Qui appare davvero evidente come buoni contadini con grandi terroirs possano produrre vini importanti senza una chimica invadente o una tecnologia soffocante.
I rossi sono giocati tutti sulla finezza di una sirah che non risulta mai banale, grezza o stancante. La mineralità dei Cote Rotie si alterna al caldo frutto degli Hermitage, la grazia dei Saint Joseph alla potenza delicata dei Cornas. Sono i bianchi a fare più fatica. L’incredibile pulizia olfattiva lascia spesso il posto ad una generale mancanza di acidità che impedisce al palato di uscire rinfrescato. Sono bianchi caldi, morbidi, dominati da toni mielati. Diventano intriganti con l’evoluzione ma sempre senza entusiasmi clamorosi.
Fra la parte settentrionale e quella meridionale della Cotes du Rhone ci sono più di cento chilometri. In mezzo non vi è viticoltura. Questa cesura geografica si rivela tale anche per quanto concerne la tipologia di vino prodotta, e non poteva essere diversamente.
La Cotes du Rhone meridionale è dominata dalla Grenache, sebbene quasi mai usata in purezza. Dominano vini concentrati, potenti, dalla trama tannica fittissima. E’ una zona più eterogenea, fondamentalmente perché la valle del Rodano è in questa parte larga, si apre su una pianura che arriverà in breve fino al mare. Siamo sostanzialmente in Provenza, dunque anche le temperature si fanno molto più elevate.
Scegliamo di iniziare i nostri assaggi dalla zona dei Cotes du Rhone Villages, una zona in grande crescita e con notevoli potenzialità. In particolare i Cairanne e i Rasteau destano in noi un certo interesse, accanto ai più blasonati Gigondas e Vaqueyras.
Sono vini moderni, con concentrazioni importanti, a partire dal colore, frutto di vitigni come la mourvedre, dalla grande potenza tannica, e di una sirah più mascolina che al nord. I suoli vedono argille, sabbie e limo fondersi con residui alluvionali ricchi di pietre e scheletro di roccia madre, principalmente il calcare dominante tutta la Provenza.
Viaggiando sulla strada del vino ci accorgiamo che il territorio è stupendo, con colpi d’occhio maestosi su vigneti, ulivi e cipressi che arriva sino alla piana del Rodano da una parte e fino alle pendici del Mont Ventoux dall’altra. E’ una terra dove la calura estiva è davvero incredibile e costantemente battuta da venti importanti. Proprio il vento e una certa elettricità dell’aria sembrano confermare la tesi di un magnetismo strano proveniente dal Mont Ventoux, il Monte calvo, famoso per alcune mitiche tappe del Tour de France.
Lasciateci alle spalle le falde del Mont Ventoux arriviamo a Chateauneuf du pape. La più famosa delle denominazioni del sud ci accoglie con vigneti che paiono cave per la quantità di sassi e ciotoli presenti. Spesso non esiste proprio terra, se non negli strati inferiori. E allora più che di terra bisogna parlare di strati limosi completamente sciolti. Le basse colline altro non sono, infatti, se non i depositi alluvionali del Rodano che qui inizia la sua ultima corsa cominciando ad allargarsi in quel delta che pochi chilometri più a sud diventerà la Camargue. E’ una viticoltura che deve combattere contro il grande caldo della pianura provenzale circostante e che la pietra non fa altro che rimbalzare sulle viti. Unico aiuto è il Mistral, vento da nord secco e fresco, che asciuga l’umidità del grande fiume e tende a mitigare la canicola estiva. Il mix di queste condizioni regala vini sempre molto potenti ma che non mancano di una certa finezza.
La grande concentrazione tannica dei vitigni del sud viene affrontata cercando di vendemmiare seguendo la maturità fenolica, il che produce inevitabilmente gradazioni alcoliche impetuose. L’arte del taglio si eleva quindi a vera dominate enologica dovendo i produttori confrontarsi con 13 vitigni differenti ammessi, fra bianco e rosso, e differenti scelte vendemmiali.
Prima di un’ottima cena visitiamo le rovine della antica residenza papale, battute da un instancabile vento. Proprio alla presenza della corte papale deve la fama il vino di questi luoghi. E’ l’ennesimo esempio di come la grande Storia umana si svolga nel tempo seguendo strade affascinanti.
Quando ripartiamo per l’Italia c’è ancora lo strano caldo che ci ha accompagnato per tutta la nostra permanenza. Ci segue fino al tunnel del Frejus, insieme al magnetismo del Mont Ventoux e al ricordo della vista sul Rodano dalla cappella dell’Hermitage. Dopo, è tutta un’altra storia.
Per dormire:
CHANOS CURSON
Gite de France: LA FARELLA.
Les Champs Ratiers
Tel. +33 (0)4 75073544
http://www.lafarella.com/
COURTHEZON
Maison d’hotes ANNONCIADE
M.me PASSCHIER
1185 chemin St Dominique
Tel. +33 (0)4 90708722
http://annonciade.chez.tiscali.fr
Per mangiare:
TOURNON SUR RHONE
Restaurant et Hotel LA CHAUMIERE
Quai Farconnet
CHATEAUNEUF DU PAPE
Restaurant et Hotel LA MERE GERMAINE
3 Rue du cdt Lemaitre
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