Eravamo rimasti al Silex di Dagueneau. Si riparte girovagando per vigneti. Il colpo d'occhio è molto bello, specie coi colori d'autunno. Anche qui, come in gran parte della Francia, le zone vinicole con denominazioni importanti sono sfruttate in modo intensivo e totalizzante. E' certamente questo il limite principale del modello viticolo francese.
Modello intensivo fatto anche di chimica invasiva e vigneti meccanizzati. Sarà per questo che proprio in Francia il movimento "naturale", per antitesi, per ribellione, è più avanti che altrove?
Eccoci dunque visitare una azienda biodinamica di Sancerre, Domaine Vacheron. Il Sancerre 2008 è pulitissimo, netto. Ha un'impostazione che rende questo Sauvignon più vicino all'idea che abbiamo in Italia: molta aromaticità, con agrumi, asparago, anice al naso, ed una acidità sempre tagliente ma decisamente di più facile approccio. Molto piacevole. Diverso il Sancerre Les Romains 2007 dove ritroviamo l'impostazione più classica della denominazione con tanta mineralità, salinità diffusa, sentori di buccia di mela. Chiude, però, irrisolto con un finale di pesca sciroppata. Convincenti i rossi di questa azienda: il Sancerre rouge 2007 si presenta subito molto più interessante degli altri Pinot nero assaggiati in zona, con sentori nitidi di noce moscata, crostata di ciliegie, tabacco da pipa, frutti rossi, pepe; all'assaggio è verticale, nervoso, giovanile. Il fratello maggiore, Sancerre rouge Belle dame 2006, un vino più borgognone, fatte tutte le distinzioni del caso. Prugna, marmellata di amarena, noce moscata, frutti rossi, tracce di evoluzione ed un tannino più levigato ne segnano la beva. Un'azienda che, impressione mia del tutto intuitiva, pare a metà del guado fra la scelta biodinamica in vigna e vinificazioni molto "tecniche" in cantina.
Altra azienda gestita secondo criteri biodinamici è La Moussiere di Alphonse Mellot, altro "colosso" della vitivinicultura locale. Chiusa la cantina, ci accontentiamo di una colossale degustazione mattutina nel vicino negozio. Il Sancerre 2008 è un pò bananoso. Esile, molto dritto. Il Sancerre Les Romains 2007 esplode al naso con sentori finissimi di pera e lampi lievemente sciroppati, è elegantissimo, asciutto, salmastro con una chiusura marina ed un malico che fa salivare e "sanguinare". Il 2008 è un bimbo, verdastro al naso con sentori di crauti, sedano e, ancora!, pesca sciroppata; sale, sale, sale in bocca e chiusura tostata. I vini di questa azienda ci lasciano stupefatti, i profumi sono nitidi, scintillanti, stranissimi, al palato sono vibranti, di una freschezza surgiva, estrema, petrosa. La demoiselle 2008 sa di lavanda, di sapone, di fiori essiccati; è molto giovane, acidissimo, scarno. Generation 2008, che già conoscevo, è molto complesso, sa di erbe medicinali, di cavolo, di mare (acciuga, salamoia), mentre in bocca ha una acidità mostruosa, urticante, ma esce lunghissimo con un finale tostato elegantissimo. Sono vini paradigma di questa zona, all'ennesima potenza, in qualche modo estremi ed estremisti, anche nelle tecniche di cantina, immagino. Il manico si sente. Nel Satellite 2008 torna la pera, accanto alla lavanda, a fiori quasi balsamici, alla viola, a petali di rosa: finissimo, elegante, una gran dama da sera. Ci guardiamo e non crediamo ai nostri nasi, forse ci siamo drogati. Edmond 2007 è mielato, più evoluto, tostato. Molto complesso, andrebbe lasciato respirare nel bicchiere ma già siamo al Pouilly Fumé 2008 che si presenta con sentori di lampone (lampone!) o fragolina di bosco, poi affumicato, classico, petroso, verticalissimo in bocca che pare una falesia di calcare. Necessitiamo di un dentista per le nostre gengive ed i nostri denti... Ed ancora non è finita.
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