martedì 14 dicembre 2010

Roma brucia

...Inoltre donne di illustri famiglie escogitavano per sé occupazioni indecorose. Nel bosco, che Augusto aveva piantato intorno al lago della battaglia navale, vennero costruiti dei luoghi di ritrovo e delle bettole dove si metteva in vendita tutto ciò che serve a fomentare la dissipazione. Si distribuivano anche delle monete che ognuno doveva spendere: le persone oneste per necessità, le disoneste per vanità.
S'ebbe un pullulare di scandali e di infamie e nulla ai costumi già da tempo corrotti fornì maggiore incentivo al vizio di quell'accolta di viziosi. A fatica, con occupazioni onorate, si riesce a conservare il senso dell'onore, tanto meno si potevano salvare, in quella gara di vizi, la pudicizia, la modestia o un minimo di virtuoso costume. Per ultimo salì sulla scena egli stesso, con molto impegno accordando la cetra e provando il tono giusto della voce, con i maestri di canto al suo fianco. Erano venuti allo spettacolo una coorte di soldati, centurioni, tribuni e Burro al tempo stesso attristato e plaudente. Allora, per la prima volta, furono arruolati dei cavalieri romani, chiamati Augustiani, tutti giovani e di taglia robusta, spinti alcuni dall'indole sfrontata, altri della speranza di diventare importanti. Questi, giorno e notte, facevano risuonare i loro applausi, lodando la bellezza del principe e la sua voce con appellativi divini: così vivevano in fama e onore come se lo dovessero a qualche loro virtù...
(Tacito - Annali, libro XIV)

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