La rappresentazione plastica e definitiva della mia generazione. Siamo nel 1992 e l'ala "migliorista" degli ex PCI sceglie l'anziano leader Napolitano, da sempre vicino alle posizioni cattoliche. Certamente molto di più rispetto al laicissimo e libertario Rodotà. Siamo nel 1992. L'epoca delle bombe e della fine della prima Repubblica.
Sono passati vent'anni e non è cambiato nulla, non solo le idee - vecchie come allora - ma nemmeno i protagonisti. Poveri quei nuovi giovanotti del PD di oggi che si sono illusi di poter cambiare quel partito. Poveri i cinquestelle che non ne hanno imbroccata una, forse per paura di dover governare davvero.
Poveri noi, ex giovani. Che hanno promosso liste civiche e movimenti; che hanno colorato piazze e lavorato per un futuro; che si sono incazzati e hanno preso legnate; che magari avevano anche ragione ma non se lo ricorda nessuno.
Perché stupirsi? In fondo parliamo dello stesso partito che nel mezzo di un epocale cambio di mentalità e strutture di potere, nel drammatico susseguirsi degli eventi degli anni settanta, preferì l'abbraccio mortale con la Democrazia Cristiana. Di una cosa sola sono contento: di non averli mai votati. Nè il PCI, né il PDS, né i DS, né il PD.
Alla fine c'aveva ragione mio padre, che non voleva morire democristiano. Alla fine della fiera, quando in questo paese davvero c'è una possibilità di cambiare le cose, vince sempre la conservazione cattolica.