Nel 2012, in "Non è il vino dell'enologo", scrivevo questo:
"Se vendi vali. E per vendere devi costruire un prodotto
rassicurante, facile, smussato, meglio se divertente, commovente solo a
comando.
Siamo all’estrema rappresentazione della cultura pop, nata
come ribellione all’Arte parruccona ed istituzionale e divenuta, in soli
quarant’anni di cultura consumistica, nuovo paradigma.
Così, non c’è alcuna
differenza fra il disco costruito dal produttore hip-hop di Los Angeles, grazie
a veri e propri algoritmi del successo pop, ed il film Blockbuster pieno di
effetti speciali e dalla sceneggiatura puntellata di espedienti. O fra il libro
best seller appositamente commissionato allo scrittore top di turno ed il vino
costruito da agronomi ed enologi consulenti, già a partire dalla concimazione
del vigneto e perfezionato passaggio dopo passaggio fino all’assemblaggio
finale.
E allora tutto deve essere non troppo acido, molto
profumato, con una morbidezza suadente ed appagante. Senza sbavature, senza
punture. Perchè nel nulla dei wine bars metropolitani colmi di ipocrisie e
conformismi niente deve disturbare o suonare dissonante rispetto all’happyhour
ben confezionato con prodotti del discount a basso costo. Figuriamoci il vino.
Figuriamoci la musica. Nulla deve apparire troppo profondo, magari perché
proveniente da una tradizione o da una ricerca. Che nella vita dell’uomo
economico, scissa fra lavoro e tempo libero, il secondo non può essere faticoso
e complesso. Deve solo scivolare. Scivolare via"
Parlavo di "Gusto" e, nelle quasi quaranta presentazioni in giro per tutta l'Italia, è stato forse il passaggio che più ho letto. Mi è tornato in mente questo passo mentre lavoravo alle bozze del mio prossimo libro e ascoltavo un pezzo dei Thegiornalisti, ovvero la band dell'anno.
Ora, essendo cresciuto negli anni ottanta, pensavo di aver visto tutto. Tutto il peggio del consumismo applicato alla musica. Sia chiaro: amo certa leggerezza. Cantavo Vamos à la playa e ho ascoltato, e ascolto, musica considerata "commerciale". Ma qui siamo davvero oltre. E non mi stupisce il successo di questi ragazzi. Rappresentano esattamente la nostra società attuale, la nostra gioventù, il nostro mondo occidentale.
Il mio nuovo libro, in uscita in autunno per Pequod, parlerà di queste cose. Di musica. Di scelte. Di autenticità. Dopo un saggio economico ed un libro sul vino, un romanzo puro. La fase è quella dell'ultima revisione, forse la più difficoltosa. Stay tuned!