sabato 19 dicembre 2015

Della leggerezza perduta

Nel 2012, in Non è il vino dell'enologo, scrivevo: "Scopro che l'autentico vignaiolo è un equilibrista. Ama il rischio. Cammina sul crinale che separa la grandezza dalla perdizione. Sempre in bilico. Sospeso."
Al netto dell'iperbole letteraria, è proprio così.
Me ne rendo conto in questa fase di esaurimento fisico e psichico, in cui viene da chiedersi "per quanto tempo ancora?" e "Ne vale davvero la pena?"... Oppure alla fine è soltanto vino, soltanto un passatempo. E chissenefrega di tutta questa attenzione, questa etica, questo rigore, questa assolutezza. Che se ci devi rimettere in salute forse davvero allora qualcosa non torna in questa tensione irrequieta che fa parte di te e che vuoi sentire nei sorsi del tuo vino e nella terra che cammini.
Dov'è finita quella leggerezza che avevi un tempo?
Quell'ironia un po' nera e un po' no che ti faceva divertire?
Perché questo essere sempre in guerra, questo scontro quotidiano col mondo e con gli altri?
Che poi ti volti e non vedi tutto questo gran plotone di compagni a coprirti le spalle, a marciare con te verso le magnifiche sorti e progressive del vino naturale. Del vino-e-basta, in realtà.
Quindi una pausa.
Perché sono quasi sedici anni che si corre a perdifiato e oramai già tre o quattro le vite vissute, che potrebbe bastare e avanzare. Ma in realtà non basta mai, questo è il problema di fondo.
Staccare la spina, come si dice. Fare un gran respiro e abbandonare ogni connessione.
Al ritorno si vedrà cosa fare, se fare. Con chi fare.
Auguri di buone feste a tutti.


sabato 12 dicembre 2015

Han Solo e la domanda aggregata

Meglio bruciarsi in fretta che spegnersi lentamente.
Che a pensarci bene l’idolo degli anni novanta resterà famoso per una frase scritta da un idolo degli anni settanta.
Buffo no?
La verità è che quel flusso è scomparso e ora in giro ci son solo hipster fighetti con l’unica preoccupazione dell’ iPhone che Steve Jobs lui sì era un vero genio.
Ma la cosa incredibile non ci avevo mai fatto caso l’ho scoperta ora rileggendo certi miei appunti e pezzi di vecchi giornali che avevo tenuto da parte è che il 28 marzo  1994 Silvio Berlusconi si prende l’Italia con tutto quel che ne consegue a livello di immaginario politico e l’8 aprile viene trovato morto Kurt ed è una bella botta e il  primo maggio alle 14.17 alla curva del Tamburello Ayrton Senna se na va dritto l’auto ingovernabile per il piantone spezzato e si spezza l’ultimo grande eroe dell’automobilismo uno che andava sempre oltre il limite uno che per quanto fosse ricco bello e famoso ma banale mai lo era e sempre in cerca di assoluto.
In un mese insomma tre grandissimi casini.
Che c’hai vent’anni e pensi che cazzo sta succedendo al mio mondo?
E alla fine forse è già lì che inizio a entrare in banca in qualche modo.
Da una parte c’è il vuoto di una ragione che è solo moneta di un senso che è solo apparire e consumare e dall’altra c’è il vero c’è l’autentico c’è il pieno insomma.
A un certo punto è come Darth Vader che ti chiama al lato oscuro cazzo.
Tutto intorno a te va in pezzi viene privato del suo senso viene svuotato che un attimo prima ascolti Vitalogy e un attimo dopo c’è solo Britney Spears e allora pensi tanto vale far soldi tanto vale entrare in banca che a spararti in bocca con un fucile a pompa non ci saresti comunque mai riuscito non c’avevi i coglioni.
Se devi spegnerti lentamente almeno non agonizzando.
Ha un suo senso.
Specie se lo spieghi col contesto.
Che tanto non era colpa tua no? Il mondo tutto il mondo andava da un’altra parte.
E così ti ritrovi tra le braccia dell’Imperatore caro il mio Luke Skywalker dei Navigli.
L’apparato tecno-scientifico-finanziario.
Di cui sei fedele servitore quando schiacci l’enter del tuo PC sulla fighissima scrivania del tuo ufficio di private banker spostando un flusso di informazioni da computer a computer che significa vendere un titolo di credito e comprarne un altro senza nessun altro senso che non sia la soddisfazione economica il rendimento del portafoglio della tua clientela.
Questo è quanto.
L’Università in quegli anni sta già cambiando è già cambiata - Scienze Politiche Indirizzo Economico scelta per mantenere le scelte sospese ibernate.
Grandi casini non ce ne sono più a parte le solite occupazioni autunnali di prassi in una Milano sempre più leghistaberlusconiana dove il centro si svuota la finanza si allarga e con essa la moda e con essa una generale patina quasi una crema una lozione un po’ televisiva e un po’ borghesotta e un po’ slavatella a ricoprire tutto e tutti senza che niente e nessuno se ne accorga quasi.
Io attraverso quegli anni studiando un po’ - mai troppo - viaggiando quando ho i soldi per farlo osservando ciò che accade senza comprenderlo appieno suonando e ascoltando tonnellate di musica che col senno del poi andrebbe davvero considerata come l’ultima capace di cambiarti la vita ma non ne sono nemmeno del tutto sicuro.
Aspettando qualcosa.
Che poi arriva Maria.
Qualcuno anziché qualcosa.
E cambia tutto che l’amore è una tempesta quel tipo di amore almeno quel tipo di donna.
E il problema è proprio il senno del poi perché a rileggermi oggi cioé col senno del poi proprio non mi riconosco e le cose che ho fatto tutte quelle scelte del cazzo o non scelte piuttosto mi sembrano del tutto assurde.
E non so se ero un cazzone all’epoca oppure lo sono oggi mentre sto seduto alla mia scrivania a guardare grafici sullo schermo del computer con la panzetta che inizia a farsi strada qualche pelo grigio in giro ed una gran voglia di mollare tutto quanto.
Per far cosa poi.
Per essere chi piuttosto.
Che ormai mi sto spegnendo lentamente appunto.
E di indipendenza punk ce n’è pochina in giro.
A buon guardare non ce nemmeno più del banale buonsenso keynesiano.
L’Italia sta nel pantano e si blatera di crescita e riforme col cambio sopravvalutato i redditi e i consumi in calo e l’impossibilità di investimenti pubblici a causa dei vincoli europei.
Alla faccia della domanda aggregata.
Vent’anni gettati nella merda un paese intero preso per il culo.
Riforme.
Tagli.
Europa.
E noi coglioni a far girotondi a fare appelli a raccogliere firme a far manifestazioni pacifiste a fare liste civiche a dar soldi a Emergency a spostare a sinistra l’asse della coalizione quando invece bisognava forse solo spaccare proprio tutto quanto tanto peggio tanto meglio o al limite fare come Kurt.
Un colpo e ciao ciao a tutta ‘sta merda.
Invece seduto dove sono io adesso bisogna essere contenti se l’Italia affonda.
Che si aprono grandi opportunità di investimento con le borse volatili su e giù di brutto e gli spread che stanno sull’ottovolante niente di meglio per far soldi specie se hai il culo parato da una Grande Banca Tedesca no? La domanda aggregata è roba vecchia è economia reale non conta più un cazzo quel che conta oggi sono io siamo noi - le banche.
La flessibilità la competitività la credibilità.
Teoria dei giochi.
Fino a dove può spingersi Draghi? Fino a quanto è disposta la Germania a tirare il filo? Fino a quando reggerà la Francia? E quanto può trattare la Grecia?
Siamo noi e solo noi a deciderlo.
I mercati cazzo.
Ed io sono un pezzo del Mercato un piccolo ingranaggio della Morte Nera.
Pensare che adoravo Han Solo un dannato fricchettone altro che la Forza altro che gli Jedi altro che la spada laser.
Un eroe beat.
Uno vero.