L'altro giorno girovagando per il web in modo del tutto casuale mi sono imbattuto in un post di Ermanno Labianca, figura storica dello springteenianesimo italiano ed internazionale (fondatore della storica fanzine Follow that dream) oltre che giornalista e discografico, evidentemente di ritorno dallo spettacolo teatrale di Bruce.
Ti passano davanti la sua e la tua vita. Con lui, torni anche tu tra le altalene, davanti all’albero che ti ha visto crescere e che non puoi più abbracciare perche’ li e’ rimasta solo l’aria che lo faceva respirare e rivivi i punti alti e i più bassi del tuo cammino. È stata un’emozione che per ora posso descrivere solo così. Credevo di avere visto tutto: non avevo mai visto Bruce Springsteen asciugarsi dagli occhi qualcosa che non fosse sudore.
Non e’ soltanto uno storytelling, non e’ un rock’n’roll show e non e’ l’esposizione acustica di canzoni nate in altro modo.
È una resa dei conti.
Mi sono reso conto che a giugno saranno trent'anni dalla mia prima volta con Bruce sul palco (era a Torino l'11 giugno del 1988) e che da allora fondamentalmente ho visto tutte le sue versioni live, con e senza e-street band, in elettrico ed in acustico, in grandi stadi o piccoli teatri, in Italia oppure all'estero. L'ho incontrato, aspettato, ascoltato, toccato e ammirato per 32 volte.
Questa volta no.
Il Bruce teatrale non riuscirò a vederlo. Per varie ragioni. Economiche, lavorative, familiari.
E però ha ragione Ermanno Labianca, ho come l'impressione che questa a Broadway sia davvero una resa dei conti: con la propria vita, coi propri fantasmi, con il tempo che passa inesorabilmente. Emergeva chiaramente tra le pagine dell'autobiografia Born to run e si è palesata, forse per la prima volta con grande nettezza, a Roma, al Circo Massimo, nel luglio del 2016. Un concerto meraviglioso, forse uno dei più belli, anche per quell'emozione sottopelle che sembrava non passare mai, fin dall'inizio con un Bruce commosso come non lo avevo visto mai, alla fine di NYC Serenade, guardando un pubblico oceanico come dovesse essere l'ultima volta.
E così, all'improvviso, ho capito che non sono pronto.
Non sono pronto per questa resa dei conti.
Non sono ancora pronto per la fine del sogno.