Negli ultimi anni
il dibattito sull’agricoltura biologica ha portato ad una critica sempre più
serrata della certificazione classica, di parte terza. Troppo onerosa per i
piccoli produttori, spesso incentrata più sugli aspetti burocratici che
produttivi, legata a disciplinari europei che spesso risultano essere ben poco
“biologici” nello spirito e nei contenuti, il classico “bollino” del biologico
è oramai un marchio distintivo degli “industriali” del bio e poco si adatta
alle vere produzioni artigianali delle piccole aziende agricole europee.
Per questi motivi
si è spesso parlato dell’autocertificazione come strumento di comunicazione ai
consumatori delle pratiche agricole e di trasformazione effettuate dagli
agricoltori. Soprattutto nel mondo del “vino naturale”, che spesso rifiuta in
toto la disciplina del biologico, la pratica dell’autocertificazione, lanciata nell’ambito del progetto Critical Wine, è stata recepita
come soluzione libertaria e trasparente al problema.
Oramai da qualche
anno, però, insieme ed accanto ai Gruppi di Acquisto Solidali, sono nate e si
sono sviluppate alcune esperienze che, partendo proprio dal concetto di
autocertificazione, hanno portato una profonda innovazione all’idea stessa di
“certificazione”: nei Sistemi di Garanzia Partecipata (PGS) la partecipazione
diretta dei produttori, consumatori ed altri parti interessate nei processi di
verifica non solo è incoraggiata ma viene richiesta. Questo coinvolgimento è
realistico e praticabile dato che i PGS sono verosimilmente adatti a piccoli
produttori e a mercati locali o vendita diretta. I costi della partecipazione
sono bassi e principalmente prendono la forma di impegno volontario di tempo
piuttosto che di spesa economica. Inoltre la documentazione cartacea è ridotta
al minimo, rendendo il sistema più accessibile ai piccoli operatori.
Gli elementi
chiave della garanzia partecipata sono:
Partecipazione. La credibilità del sistema è una
conseguenza della partecipazione attiva di tutti gli attori.
Progetto
condiviso. Cioè produttori
e consumatori devono condividere consapevolmente i principi ispiratori del PGS.
Trasparenza. Tutti gli attori coinvolti devono avere un
buon livello di consapevolezza delle modalità di funzionamento dl sistema.
Fiducia. Il sistema si basa sulla convinzione,
diffusa tra tutti gli attori, che i produttori agiscono in buona fede e che la
“garanzia resa” sia espressione di tale affidamento.
Apprendimento. La “garanzia” deve tradursi in un processo
di apprendimento collettivo permanente, che irrobustisce tutta la rete
coinvolta.
Orizzontalità. Tutti gli attori coinvolti nel PGS devono
condividere il medesimi livello di responsabilità e competenza nel processo.
Esperienze attive
sono ad esempio quelle di ASCI Toscana o di Campi Aperti. In questi casi
consumatori e produttori visitano le aziende agricole, approfondiscono la
conoscenza dei prodotti e dei metodi agricoli, controllano che tutto sia
corrispondente a quanto dichiarato dall’agricoltore in modo da creare una sorta
di “credibilità sociale” che vale molto di più rispetto al bollino dell’ente
certificatore basato essenzialmente su controlli cartacei.
La domanda è: possono
i PGS essere applicati al movimento del vino naturale? In che modo? Con quali
finalità?