domenica 7 novembre 2010

L'olio d'oliva e l'invenzione dell'economia

Dunque siamo alle olive. Le giornate sono brevi, si alternano giorni di luce e giornate dominate dall'elemento acqua: gialli Van Gogh e nebbie grigio esistenzialista. Ore e ore passate sugli alberi. Si parla. Si scherza. Si riflette. C'è, nel lavoro agricolo, un qualcosa che favorisce immediatamente la socializzazione. E' bello, questo fatto. Storicamente nelle campagne ci si aiutava, fra contadini. Scambio manodopera, cooperazione, mutuo soccorso. Tutto scomparso, o quasi, con l'avvento dei "coltivatori diretti", degli "imprenditori agricoli", delle "aziende". E' la modernità, bellezza.

C'entra forse nulla, ma mi ci ha fatto anche pensare la lettura di un libro che ho trovato illuminante e fondamentale: L'invenzione dell'economia di Serge Latouche. In questo libro c'è una tesi forte: l'assurdità di considerare l'economia una "scienza" che si muove secondo leggi naturali. E' un dibattito vecchio eppure nessuno, nemmeno i marxisti più intransigenti, aveva mai portato una critica così serrata e costitutiva al mondo degli economisti. La scienza economica per Latouche altro non è se una scienza necessaria a un determinato modo di produrre e scambiare merci, quello capitalistico. Modo che non è nato con l'uomo e che non morirà con esso.
Ecco, per l'agricoltura è un pò la stessa cosa. Non è sempre stato che i contadini comprassero il seme sul mercato. Per migliaia di anni i contadini hanno selezionato ed usato i propri semi. E nemmeno è sempre stato che gli agricoltori vendessero i loro prodotti sul mercato. Per quasi tutta la storia dell'umanità le merci dell'agricoltura erano destinate in gran parte all'autoconsumo oppure, spesso, prodotti e venduti "su prenotazione" (a famiglie più abbienti e cittadine). Un altro mondo. E però non è detto che sia meglio oggi, che il prezzo del grano lo fa la borsa di Chicago.

Quel che è certo è che la nostra civiltà mediterranea è caratterizzata dall'olivo forse ancor più che dal vino. L'olio extra-vergine di qualità è davvero uno dei beni agricoli più affascinanti, importanti, basilari. E certamente il "mercato", totem della moderna economia, non è oggi in grado di valorizzarlo adeguatamente.

PS L'extra vergine Pantarei di Arianna Occhipinti è veramente mostruosamente buono.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Questo davvero risolto il mio problema, grazie!