In un ristorante con uno chef sulla bocca di tutti. Con una ristorazione di alto livello. In compagnia di una prestigiosa firma del panorama enogastronomico.
Adocchiamo la lista vini e cosa ordiniamo? Lo sfuso della casa. Ecco la rivoluzione prossima ventura, per me. Convincere i consumatori, privati o ristoranti che siano, che c'è ancora la possibilità di fare vini buoni a prezzi accessibilissimi per un consumo quotidiano. Avete presente frizzantini in fusto, tavernelli e bottiglioni da poco? Ecco, per forza, poi, cala il consumo del vino in Italia...
Il vino in questione, tra l'altro, era straordinario: il Trebbiano d'Abruzzo di Valentini 2009, imbottigliato dal ristoratore medesimo. Croccante, gustoso, rinfrescante. (Per quanto anche il cerasuolo...)
3 commenti:
vedi che pian piano vieni dalla mia
Mettiamola così: me la sono cercata.
Nel senso che ho scelto un'osteria del povero diavolo in un paese che si è chiamato a lungo Scorticata; ci sono andato con un milanese quando già lo chef si chiama Parini (però abbiamo pagato alla romana); ci ho incontrato un amico italiano che si chiama Massa e ora vive in Brasile, ma non aveva con sè una Ferrari, bensì una tipa con un corpo da sirena (e una faccia da allarme).
E abbiamo cominciato a rievocare i vecchi: il vecchio Antonio Baldini che scrisse parole ispirate sull'uscio di quella stessa osteria; il vecchio Mario Soldati che preconizzava una controrivoluzione da innaffiare con lo sfuso della casa, per mettere in fuorigioco il vino industriale; i nostri due vecchi da poco passati a miglior vita, che ci hanno lasciato in dote quote di tenerezza inevase.
Due domande tra il serio e il faceto: non saremo un po' "vecchi dentro" anche noi?
E poi: prestigiosa firma a chi?
il mio consumo non cala! ^^
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