I Docks nascono al Liceo Classico Manzoni di Milano più o meno tra la fine del 1988 e l'inizio del 1989. C'è questa rassegna di giovani rock-bands nella palestra del liceo - che è in autogestione - e mi viene da pensare che i ragazzi che stanno suonando (per lo più cover dei Clash, degli U2, dei Police) sono davvero davvero molto fighi. E così la pensano pure quasi tutte le ragazze. Quindi perché non provare a mettere su una band?
Mio fratello Giuliano è piccolissimo, dodici anni, ma già studia chitarra classica. Ed io, che di anni ne ho sedici, da poco ho una piccola tastiera Casio con cui provo a strimpellare qualcosa. L'immaginario ovviamente è quello del pop anni ottanta.
I fratelli Dottori nel 1988 |
Fin dall'inizio alterniamo cover e pezzi nostri. Rock delle origini, Dire Straits, Police, Beatles, Jimi Hendrix, Zeppelin e Floyd; ma anche Zucchero e Vasco: tutto parecchio mainstream ma in un calderone in cui i primi pezzi originali provano a mettere insieme blues e funky con testi spesso venati di satira. Tra le "influenze" di questa fase ci sono gli ancora inediti Elio e Le Storie Tese - che ascoltiamo grazie a mitologiche cassette piratate che girano nei licei milanesi - e poi lo ska dei primissimi Casino Royale (qui ospiti nella mitica trasmissione "Doc") e il soul emiliano dei Ladri di Biciclette. In un certo senso siamo totalmente fuori moda: il 90% delle band di adolescenti in quel periodo suona metal: Megadeth e Manowar a manetta!
La seconda line-up della band vede l'ingresso di Matteo Maraone al basso e, per un breve periodo, di Filippo Casoni come chitarrista ritmico. Il gruppo cambia il nome in The Docks (a volte con l'articolo a volte senza). Si suona in diversi contesti: in feste private più o meno assurde, al Teatro Gnomo - dietro il Liceo Manzoni - in una rassegna di gruppi giovanili, e poi in oratori, in spazi appositamente affittati, in circoli ACLI e in locali come lo storico Magia Music Meeting di via Salutati 2 (qui qualche info). La "base operativa" è la sala prove "Malibù" che poi diventa anche studio di registrazione.
Magia Music Meeting 22/05/1992 - scaletta |
Nel frattempo esplode il grunge e su Videomusic inizia a circolare quella che sarà la musica degli anni novanta: oltre a tutte le band di Seattle ecco Red Hot Chili Peppers, The Black Crowes, Spin Doctors, Countin' Crowes, Radiohead ma anche Litfiba, il primo Ligabue, Timoria, Frankie Hi-Nrg Mc, Rats, Negrita, Almamegretta, Ritmo Tribale, Africa Unite, ecc. Per noi sono anni di ascolti e di grande fermento musicale. E non solo per noi: sembra che finalmente il rock, in tutte le sue varie sfaccettature, riesca a far breccia in un paese da sempre legato musicalmente solo alle canzoni sanremesi. Ecco le chitarre e le batterie! Ecco testi differenti dal solito. Il fermento che si respira è quello che di lì a poco genererà la prima "vera" scena alternativa italiana (CSI, Marlene Kuntz, La Crus, Afterhours, Massimo Volume, Bluvertigo, Subsonica, Estra, Scisma, ecc.) che vede in Milano uno dei centri nevralgici.
In quel periodo il Malibù Studio è la casa dei Quartiere Latino di Paolo Martella che usciranno di lì a poco per Wea con l'album "Prima di subito" ottenendo un certo riscontro (apriranno anche alcune date del tour di Vasco Rossi Gli Spari Sopra): si tratta di progetto molto anni novanta, un crossover piuttosto chitarristico di funky, rock, rap e simil grunge. Niente di che, ma con loro inevitabilmente si cazzeggia e ci si confronta.
I Docks respirano tutta quest'aria che li circonda e la scrittura cambia prendendo la direzione di un rock italiano con radici americane, psichedeliche, folk, sporcato da ovvie influenze grunge, specie nelle lunghe code strumentali. Le canzoni sono tutte scritte da noi fratelli Dottori: io mi occupo dei testi e Giuliano della musica. Nel 1993 la band trova la line-up definitiva: Paolo "Probus" Ricotti (voce), Giuliano Dottori (chitarre) Corrado Dottori (tastiere), Matteo Maraone (basso) e Paolo Fabrizio (Batteria).
The Docks nella formazione definitiva |
Siamo ancora davvero scarsi ma crediamo nei pezzi che abbiamo. E con questa formazione iniziamo le registrazioni della demo "Cadere nell'asfalto". Undici pezzi di cui due cover: un rock tirato del disco solista di Mick Jagger ("Wandering spirit" uscito nel 1993 e prodotto da Rick Rubin) e una rivisitazione di "Shelter from the storm" di Bob Dylan. Le canzoni originali sono un mix di pezzi con qualche anno sulle spalle e composizioni più recenti. I testi descrivono una città dura, decadente e competitiva, ci sono riferimenti alla droga e alla depressione e c'è ben poco sentimentalismo. D'altronde la "Milano da bere" è diventata Tangentopoli e la Lega Nord di Umberto Bossi ha appena vinto le elezioni.
Le registrazioni coprono l'arco di un anno, più o meno tutto il 1994, e avvengono sia al Malibù Studio che al New Hammil Recording Studio, su bobine analogiche. I costi sono elevati e si registra in gran parte in presa diretta, poche take e pochissime sovra-incisioni. Un altro mondo rispetto alle possibilità offerte dalla tecnologia digitale che verrà. Da notare che i pezzi incisi al Malibù vengono registrati e mixati da un giovane Marco Trentacoste che suona nei V.M.18 e diventerà poi un importante producer, oltre che il chitarrista dei Deasonika.
La demo viene distribuita in musicassetta in poche centinaia di esemplari. La band farà un'ultima apparizione al mitico Rock Planet di Milano il 13/01/1995 per poi sciogliersi definitivamente.
In occasione dei trent'anni da quelle registrazioni è divertente riascoltare su cassetta alcune di quelle canzoni. E devo ammettere che è ancora più divertente sfruttare i progressi della tecnologia per provare a giocare un po': portandole in digitale e ri-lavorandole grazie all'Intelligenza Artificiale e ai moderni software audio. Per sorridere su chi eravamo e su quanto, alla fine, ci siamo divertiti.
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