Reduce da una due giorni romana all'insegna del grande cinema (a proposito: L'emploi du temp di Cantet e Sunday di Nossiter sono due film eccezionali) e del vino naturale, resta una riflessione di fondo sul valore di queste commistioni: come vignaioli artigiani stiamo sfruttando ancora poco il gigantesco potenziale insito nei nostri vini e nel nostro lavoro.
Sta emergendo chiaramente negli ultimi anni come il nostro atto creativo sia un atto eminentemente culturale - forse non artistico come mi ha fatto notare Giovanni Bietti - ma certamente culturale (nell'accezione più moderna del termine "cultura"). Ma se è così, il confronto nell'ambito della cultura e dei suoi circuiti, deve divenire sempre di più il nostro obiettivo, la nostra missione. Come scrivevo recentemente (qui), dovremmo davvero rivoluzionare il modo con cui organizziamo i nostri saloni e cercare quanto più possibile la contaminazione con altre forme di cultura: il cinema, come sta facendo benissimo Jonathan Nossiter, ma anche la musica, la letteratura, la poesia. Immaginando laboratori innovativi e coinvolgenti che possano creare circuiti virtuosi, anche commercialmente, e che possano svecchiare definitivamente il mondo dell'agricoltura, rendendolo sempre più protagonista di una vera e propria rinascita.
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