lunedì 15 febbraio 2010

Istinti

Ancora neve e freddo. Ieri ho corso due ore e dieci minuti, in preparazione della maratona di Milano. Sono arrivato fino alla gola della Rossa e poi oltre. Guardavo le pareti di calcare, a picco sull'Esino, e ripensavo a tutte le giornate passate a scalare pareti, alle sveglie all'alba, ai viaggi in cerca di pietra ed emozioni, alle attese su scomode soste, alle infinite ripetizioni di passaggi duri.
Correvo e pensavo che la vita è proprio strana. Che da quando abito a dieci minuti scarsi da ottime falesie ho smesso di arrampicare... In realtà ho smesso parecchie altre cose, ma ho come l'impressione che l'appuntamento con l'arrampicata, così come lo è stato per la corsa, sia solo rimandato. Correre e arrampicare: istinti primitivi cui è difficile resistere, basta guardare un bambino per rendersene conto. Istinti che divengono forme, movimenti, posture. Attimi in cui si è davvero soli con se stessi, in cui è possibile estraniarsi da tutto, in cui la solitudine è anche libertà, di azione e pensiero.

Nessun commento: