Mi rendo conto sempre più che l'anno sabbatico da fiere e mercati che mi sono concesso era assolutamente necessario. Per respirare. Per disintossicarmi. Per riflettere.
Sento sempre più netta una sensazione di fastidio rispetto al "carrozzone" fatto di degustazioni, chiacchiere, discussioni, punteggi, presentazioni, guide. Tutto quel contesto di professionisti, giornalisti, bloggers, nani e ballerine che pare oramai essere più importante del vino stesso.
Non ci accorgiamo, presi oramai dalla frenetica e sempre più onanistica esaltazione da degustazione - anche di vini naturali - che la gente beve sempre meno vino. Che si è perso il gesto, naturale sulle tavole italiane fino a poco tempo fa, di versare del vino per accompagnare un pasto, semplice o elaborato non importa.
Mi era venuta un pò la nausea di tutto quel chiacchiericchio pseudo-tecnico intorno ad un calice assaggiato in mezzo alla ressa, al casino, alla bolgia delirante di decine di fiere, piccole o grandi che fossero. Che il vino a me è sempre piaciuto berlo a larghe sorsate, a tavola, in compagnia, mangiando e conversando d'altro, e magari solo incidentalmente di vino. Quasi che il vino sia il mezzo e non il fine.
Come se il Verdicchio ci possa far parlare di Luigi Bartolini, anziché di acidità fissa e profumi primari... Che idea stravagante, eh?!
Così, se ti allontani un attimo, ti accorgi di ciò che stavi diventando... Della mutazione stessa del tuo linguaggio. Tipo ripetere cento volte "minerale"? Perché? Che senso ha? E macerazioni, solfiti, tannini, pratiche biodinamiche... Tutto bello, ma il punto è che si finisce inesorabilmente col perdere la verità del vino, dei gesti, delle persone.
E quel che è certo è che non sono tornato a vivere in campagna per ripetere la litania del "minerale" con qualche fighetto esaltato dalla moda dei vini naturali.
Una via ci dovrà pure essere per restare "naturali" fra di noi. Per restare umani. Per aprire una boccia di vino a tavola senza ottocentomila sovrastrutture mentali.
Insomma, buon Vinitaly a tutti.
25 commenti:
"Per restare umani".
Molto bella la tua riflessione.
Non ti nascondo che certe volte i tuoi commenti sui vari blog un po' mi irritano , forse perchè pensiamo due strade diverse per arrivare alla stessa meta.
Però davanti a questo tuo post ..giù il cappello! Bellissimo e Bravissimo veramente .Sereno Vinitaly !Complimenti. Gian Paolo-Podere il Saliceto
anche in questo caso vino e musica sono vicini più che mai. stiamo a farci le seghe sulla scelta dei suoni e sulle modalità di registrazione e ci dimentichiamo sempre più di ciò che deve stare al centro.
pensare che io fino a qualche anno fa il vino lo detestavo. ne avevo un rifiuto per via delle imposizioni prescolari da parte dei nonni lucani. ora che i nonni non ci sono più, è rimasto il vino al centro. tutti i giorni. per quanto riguarda la musica, bisogna stare molto attenti. tuttavia, giuliano, tu mi sembri ancora fuori da quel tipo di contagio.àlia
il complimento più bello "senti che bòn!" ovvero senti che buono, che mi ha fatto Agostino non più di 15 giorni fà nei riguardi del merlot dell'ultima vendemmia.
in 3 parole ha racchiuso quello che mineralità, terroir e menate varie non riescono a dire.
era umano, è un uomo che ha fatto, bevuto (beve tutt'ora) vino per tutta una vita, a parte gli ultimi 20 anni. ne ha 88.
....condivido appieno , è da tempo che cerchiamo di spostare la discussione su questo e non continuare ad incartarsi con le solite seghe mentali
Ciao e a presto
Simone
Sono d'accordo con te, anche se ai vini naturali qui a roma i tuoi bianchi sono mancati un bel po'. Approfitto per segnalarti l'articolo di Carlo Petrini su Repubblica di oggi pag 41: "Il sapere che gode, il piacere che conosce"
Un abbraccio e a presto
Francesco
La cosa più vera e più semplice che ho sentito da un produttore negli ultimi mesi me l'ha detta Eugenio Rosi: chi produce vini naturali non può che essere una persona naturale, spontanea.
Non dimentichiamocelo.
Ho spesso sentito parlare di lei ma confesso di non aver mai assaggiato i suoi vini, che oltretutto mi incuriosiscono molto, non c'è dubbio che le cose che dice sono pienamente condivise, anche noi pensiamo che il vino sia in primis una bevanda da bere in assoluta compagnia e condivisione ma soprattutto da mettere sullo stesso piano della cucina e nel nostro caso soprattutto della musica, il vino va goduto, e se si può godere alla grande ancora meglio, ascoltare musica come Dio comanda brindando con un buon calice questo è il nostro messaggio, semplici emozioni...mi piacerebbe molto poterla invitare a casa nostra per farle capire quello che spesso ho difficolta a tradurre con la scrittura...un saluto Alessandro AUDIO DI VINO
Ho spesso sentito parlare di lei ma confesso di non aver mai assaggiato i suoi vini, che oltretutto mi incuriosiscono molto, non c'è dubbio che le cose che dice sono pienamente condivise, anche noi pensiamo che il vino sia in primis una bevanda da bere in assoluta compagnia e condivisione ma soprattutto da mettere sullo stesso piano della cucina e nel nostro caso soprattutto della musica, il vino va goduto, e se si può godere alla grande ancora meglio, ascoltare musica come Dio comanda brindando con un buon calice questo è il nostro messaggio, semplici emozioni...mi piacerebbe molto poterla invitare a casa nostra per farle capire quello che spesso ho difficolta a tradurre con la scrittura...un saluto Alessandro AUDIO DI VINO
Azz... Commenti in doppia cifra per la prima volta, credo, sul blog... Chissà, forse un post che parla fondamentalmente di autenticità nell'epoca dell'effimero colpisce qualche corda. Grazie a tutti per i vostri contributi!
Belle e puntuali parole Corrado.
Diego, il proprietario di un piccolo alberghetto/ristorante proprio dalle tue parti (con cui ho passato delle giornate piacevoli qualche mese fa), di fronte ai miei commenti sommelieristici era solito aprire una bottiglia di Vernaccia, offrirmene un bicchiere col sorriso e dirmi: "il vino è bono o nun è bono, semplice. Salute!"
…però critica enologica è un conto; declinazione del ruolo del vino in versione nazional popolare un’altra.
Certamente il secondo aspetto è quello più leggero; diventato tanto più leggero, con il passaggio nel tempo dal concetto di vino alimento a quello più edonistico odierno.
Però ritengo che entrambi gli aspetti, quello più tecnico ed elitario e quello più popolare, fieristico, edonistico, di consumo puro e libero da implicazioni intellettuali, abbiano una loro ragione, funzione, importanza. Possono trovare dei punti di convergenza nel momento in cui la critica riesca a coinvolgere la massa, ma possono anche convivere separatamente: facce di una stessa medaglia.
A mio parere è vero che l’enfasi e l’autoreferenzialità della critica, sono elementi presenti e a volte nauseanti. Il mio dubbio a loro giustificazione, è che siano lo scotto da pagare o il male dovuto: un’ipersensibiltà sui temi enoici vissuti sopra le righe, che d’altro canto però consente di approfondire, cogliere le sfumature, non rimanere superficiali, alimentare dibattito, dare impulso ai cambiamenti e giocare in fin dei conti a favore della qualità.
Allo stesso modo rilevantissima soprattutto oggi, proprio alla luce dello stato di crisi dei consumi interni (che non è rifiuto, ma solo interesse sopito e quindi latente), l’importanza delle iniziative nazional popolari che consentano una partecipazione disimpegnata o comunque qualsiasi altra forma di coinvolgimento leggero sia on che off line (alla portata soprattutto delle generazioni ultime), che riescano in qualche modo a tenere in vita l’interesse. Ecco questo punto credo che oggi vada molto sollecitato, praticato, vissuto; in un certo senso è quello più attuale.
…che poi si senta il bisogno di alleggerire di tanto in tanto, mi sembra del tutto fisiologico e direi anche utile.
Non mi sentirei però di gettar troppo la croce sull’eccesso di tecnicismo enoico o para intellettuale, anche perché può accadere che nella gran massa indistinta da sempre disimpegnata, si può trovare qualcuno che abbia il bisogno esattamente opposto ed aspiri ad un salto di qualità suo. In questo caso questo qualcuno avrà la necessità di trovare dei punti di riferimento e di approfondimento.
Benvenuto nel gruppo dei nauseati; personalmente mi ci trovo da qualche annetto (diciamo dalla fine degli anni Novanta). E comunque buon lavoro
Grazie, grazie, grazie. Non pensavo che arrivasse così tanto 'sto post. Credo che davvero, però, dovremmo interrogarci di più tutti quanti sul perché nonostante il pullulare di fiere, guide, corsi di degustazione, DVD e chi-più-ne-ha-più-ne-metta in questo nostro paese si beva sempre meno vino. Non può essere solo colpa del palloncino né della recessione. E 'una dinamica in moto da troppo tempo.
Mi pare del tutto evidente che il calo dei consumi interno, sia il frutto di una serie di concause. Oltre a quelle citate già, io aggiungerei il condizionamento che gli andamenti economici da sempre esercitano sugli stili di vita (capaci di determinare persino il cambiamento delle abitudini alimentari e di conseguenza il cambiamento del ruolo del vino al loro interno).
Inoltre politiche dei prezzi in grado di salvare la qualità; che tengano conto della contingente difficoltà dell’utente consumatore medio ad accedere ad essa incondizionatamente costi quel che costi.
Se il mercato estero rappresenta oggi un’importante via di salvezza per il produttore, un motivo (ben individuabile) ci dovrà pur essere.
Corrado capisco la tua nausea e in parte la condivido.
Da anni sostengo che la causa di tutto questo sia stata la fusione, e di coseguenza la confusione, tra ruoli: quello del consumo consapevole, ovvero dell'appassionato (ruolo fondamentale) e quello della critica.
Dire o lasciar credere all'appassionato di essere un critico porta a conseguenze disastrose non solo sul piano della qualità del giornalismo di settore, che pullula di arrabattati e dopolavoristi, ma anche su quello del consumo. Troppa gente confonde e fonde consumo consapevole (quello di cui hai nostalgia tu) e critica. Ecco il motivo per cui invece di bere durante il pasto per "avvicinare gli uomini" (indimenticabile definizione di Sangiorgi nel suo libro), stanno tutti a parlare di azoto, solforosa totale & C. E' una confusione di ruoli, noi italiani siamo specialisti in questo.
ps: mi sono preso una imbarcata storica per wrecking ball....
ops mi ero perso questo bel post in quanto nauseato dai blog sul vino ...
Quell'insopportabile puzza di feccia si è spostata dal vino prodotto al vino dotto.
Il pensiero enologico si ammanta divino trascurando ilvino. e l'uva e la vite e la terra.
Dal troppo alto si avverte quel senso di vertigine, di nausea che riporta i pensieri a piedi nudi sull'impasto di terra acqua e sole.
Anche da li si può respirare.
un bacio marco
Tornando in topic..ci sarai al Vinitaly?Ciao Gian Paolo
@Gian Paolo: non ci sarò con uno stand. Non so ancora se farò un salto a Verona e Cerea a salutare un pò di amici.
Comunque se passi io sono al Pad 1 C1 se hai voglia di passare a fare due chiacchere, sei il welcome.ciao Gian Paolo-349 1459612-
Questo tipo di nausea arriva comunque, a qualcuno prima, ad altri più tardi. Basta essere forniti di una certa sensibilità ed aver consumato la passione in quello che si è scelto come stile di vita. Poi passa. Ma è bene fermarsi, per ricaricarsi, per guardare con occhi diversi la famiglia e i nostri affetti. Ci vuole tempo per capire quanto e come si è cambiati. Se il vino matura, lo facciamo anche noi. Il chiacchiericcio sul "naturale" è solo un aspetto del malessere. Per me la cura è il silenzio e il distacco. Fai quindi bene a risparmiarti il Vinitaly, spero comunque di vederti, magari a Cerea come visitatore.
Nelle Nuvole
Se decidi di venire a Verona potremo scambiarci un saluto !! ;-)
Caterina e Simone
Pienamente d'accordo, non vedo l'ora di venirti a trovare e scambiare più di 2 chiacchiere tranquille davanti al tuo vino!
Fabrizio
P.S. Ti ho scritto per confermare visita e pernottamento...
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